Tematiche etico-sociali

Guerra e Pace

Winston ChurchillRoma, 19 gennaio – Passata la sbornia mediatica seguita alla passerella di Parigi dell’undici gennaio, utilissima e provvidenziale per i destini (auspicabilmente segnati) della fatua e spocchiosa unione europea, pare utile qualche considerazione a mente fredda.
Qualcuno, da alti pulpiti (anzi, il più alto), ha detto che siamo entrati nella terza guerra mondiale. Può essere, ma di quale guerra si tratterebbe, non si è poi tanto sicuri, elastici apparendo i suoi contorni.
Andiamo con ordine.

Di sicuro non è (fortunatamente) militare. Se il titubante occidente avesse voluto (o volesse ancora) mostrare i muscoli, non avrebbe soverchie difficoltà  a sbaraccare, in qualche giorno, con le  armi micidiali di cui dispone, il fantomatico I.S. (o ISIS che dir si voglia), stato nato per partenogenesi musulmana in poco più  di tre (!) mesi, che si pone come il padre spirituale e materiale di tutti i terrorismi.  Israele impiegò  sei giorni per avere ragione di tutti (diconsi tutti) i suoi nemici limitrofi.
Guerra, allora, religiosa? Anche qui, direbbe il mio contadino, qualcosa non porta paro. Premesso che personalmente, ho sempre avuto una sana diffidenza verso tutte le guerre basate  esclusivamente  su una volontà  di imposizione di una determinata confessione religiosa a danno di un ‘altra, i recenti fatti di Parigi ci debbono indurre, quanto meno, a coltivare il sano esercizio del dubbio.  La domanda è questa: vista la levata di scudi dell’opinione pubblica e l’unanime esecrazione che ne è seguita, che guadagno è derivato alla causa islamica? Quale forza di penetrazione conserva in Europa dopo l’immagine sanguinaria che è stata offerta da quei cadaveri uccisi in  nome di Allah? Può ancora apparire come religione di pace e di accoglienza? Può contare sull’ offerta di principi accettabili anche da un punto di vista razionale (come disse qualcuno in quel di Ratisbona)? Se non possiamo  avere risposte immediate, è lecito, però, supporre che la strada, per  qualsiasi musulmano pacifico e moderato sarà, d’ora in poi,  senz’altro in salita. Es: la concessione  per la costruzione di una moschea sarà, ora,  più  agevole? Non pare che,  se lo scopo dei signori con la barba  sia l’islamizzazione dell’occidente, i mezzi impiegati possano dirsi  i più idonei.
Se, quindi, di  guerra si deve parlare, ci sembra opportuno riflettere su altri fatti. 

Fin che è esistito l’ Impero  Ottomano, l’Europa, per tale intendendosi la gloriosa Repubblica  Veneta, la Spagna e pochi altri, ha  sempre intrattenuto con il medio oriente (interamente islamizzato) ottimi rapporti commerciali.  I vari soggetti economici  si sono sempre confrontati con rispetto  e reciproca soddisfazione, avendo tratto dagli scambi  sicuri vantaggi. Il teatro più  fertile di arricchimento reciproco  è stato sicuramente il Mare Adriatico che,  pur macchiato  di sangue, ha visto fiorire un commercio intensissimo tra mondo occidentale e medio orientale. In particolare, Venezia e Bisanzio si confrontarono sempre, anche duramente, ma capirono che avevano bisogno l’uno dell’altro, perché  entrambi erano portatori,  a loro modo, non solo di civiltà, ma anche di beni e di ricchezza. Questo stato di cose durò fin quando  i due imperi videro decrescere il loro ruolo di competitors commerciali, a seguito della lenta decadenza della città lagunare e del penoso disfacimento dell’impero col turbante, a causa dello spostamento dell’asse politico, militare ed economico verso l’impero austro-ungarico. In tal modo, l’Adriatico vide tramontare la sua epoca d’oro e il medio oriente si avviò  verso un progressivo e desolante  inaridimento politico, economico e sociale. L’impoverimento di quelle zone, in particolare l’ Egitto e le zone rivierasche, ancora non definite politicamente come sarebbe poi avvenuto dopo la seconda guerra mondiale (Churchill che disegna i confini con il sigaro e il bicchiere di  whisky), provocò danni incalcolabili. Quella pace che prima era assicurata dal sano commercio venne meno e, in quelle zone, la povertà, brodo di coltura ideale per chi semina odio e fomenta guerre, si diffuse a macchia d’olio. A quel punto, il ricco occidente cessò  irrimediabilmente di dialogare con quel mondo musulmano con cui, ancora qualche secolo prima, aveva rapporti di scambio e, perciò, di rispetto. Le ragioni e i torti stanno da ambo le parti. Il mondo arabo era e, purtroppo, continua ad essere, di per sé,  basato su di un organizzazione  sociale primitiva e tribale, e, perciò,  assolutamente inadeguata ai mutati tempi. Dal canto suo, l’ Europa si è sempre più staccata dalle sue radici culturali greco-giudaico-cristiane per inseguire il sogno finanziario, allontanandosi dall’ economia reale, basata sulla produzione di beni ed il loro scambio. È, quindi, ovvio che  i due mondi non poterono e non possono più  dialogare.  Il mondo arabo (con esclusione degli stati filoamericani, ricchi e petrolizzati) appare sempre  più in balia dei vari imam e capozzielli che armano i più  poveri tra i poveri con l’ illusione delle quaranta vergini, mentre, dall’altro, gli stati europei, abbandonata la loro storia e la loro spiritualità, si sono suicidati votandosi alla fetida unione (in minuscolo) che ha fatto  della finanza il suo unico totem.  E così  i due mondi, già  di per sé lontani per quanto  ora detto,  si sono trovati nemici , ma  non in nome del profeta, questo è il punto, ma solo della pagnotta. L’economia, la sana economia reale, fatta di lavoro e di etica, sia cattolica che protestante,  non costituisce più il terreno d’incontro delle civiltà, perchè  ha ceduto il posto ai salotti ovattati delle ricche banche d’affari che non possono avere interlocutori umani (musulmani o cristiani che siano) ma solo computer. Questo è il vero dramma dell’Europa, ammesso che ancora esista, e del mondo medio orientale.
In conclusione, a nostro modesto avviso, la religione, da sola, non aiuta a capire fino in fondo la vera ragione delle bombe. La pagliacciata dei peripatetici di Parigi è una vergogna per ogni stato europeo, che dovrebbe far riflettere chiunque abbia  ancora  a cuore le  sorti del vecchio continente. Essa ci appare come uno sterile tentativo di difendere la satanica unione con tutti i suoi corollari germanocentrici ed euro (nel senso di moneta) centrici, quando sarebbe stato molto meglio per tutti (intendendosi tutti i popoli del mondo, sempre più  globalizzato) che si fosse riservata ai paesi rivieraschi ( Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, i pigs, per intenderci……) la possibilità di interagire col mondo arabo musulmano come, per secoli, era avvenuto, se non sempre in pace, almeno con rispetto.

Back to top button
SKIN:
STICKY