Fuori dai confini. La ‘Ndrangheta nel mondo. Di Nicola Gratteri e Antonino Nicaso,

Fuori dai confini. La 'Ndrangheta nel mondo. Di Nicola Gratteri e Antonino Nicaso,

Roma, 19 dicembre 2022 – La ‘Ndrangheta sfrutta la guerra per fare affari? “Direi proprio di si”. Così il grande Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, annunciando l’uscita del suo nuovo libro ‘Fuori dai confini. La ‘Ndrangheta nel mondo’, scritto assieme al professore Antonino Nicaso, per Mondadori (204 pagine, 18 euro).
“In passato, ho seguito per motivi di indagine, subito dopo la guerra nell’ex Jugoslavia, la mafia pugliese e albanese che andavano a comprare armi in Bosnia e Montenegro e hanno rivenduto le armi alla ‘Ndrangheta barattandole con la cocaina, molte di queste armi le abbiamo ritrovate in Calabria”, ha aggiunto il Magistrato. “Abbiamo trovato anche esplosivo al plastico C3-C4, che è potentissimo – ha detto – Mezzo chilo di plastico corrisponde a un quintale di tritolo ed è facilmente malleabile e si può trasportare facilmente, è come la plastilina, anche un po’ più fluido della plastilina. Mi è capitato di vedere in tv delle armi molto più potenti rispetto a un bazooka e di fronte a tale visione mi sono chiesto ‘ma perché quando sono state inviate queste armi in Ucraina non è stato installato anche un GPS all’interno per tracciarle?’ Non certo per motivi di denaro perché tanto anzi troppo ne è stato speso. La conseguenza però è che oggi purtroppo non sappiamo, e non sapremo mai, se tutte queste armi sono state utilizzate nella guerra o se alcune sono state messe da parte per altri fini. Perché, purtroppo, la storia ci insegna che durante le guerre, come c’è un mercato nero sui generi alimentari, c’è anche un mercato nero delle armi. Nella storia è sempre accaduto questo. Le armi finiscono anche alle mafie”. Altro tema toccato da Gratteri è stato quello delle carceri: “La mia aspirazione non è quella di riempire le carceri. Tutti mi attribuiscono, non so perché, questo obiettivo, questa volontà, ma non è questo quello che voglio e quello che penso, del resto chi di noi non vorrebbe vivere in un paese dove nessuno commette crimini? Però se così non è penso che solo con nuovi spazi i detenuti possono vivere in condizioni più dignitose”. “Tra l’altro – prosegue – nelle carceri ci sono le sezioni comuni’ dove sono reclusi, ci sono tanti che hanno commesso reati minori, reati da strada, ci sono centinaia di tossico-dipendenti che hanno commesso reati a causa della loro tossico-dipendenza. Io credo si debba lavorare molto su di loro. C’è la possibilità di recupero, io nel mio piccolo cerco di farlo.”

Iniziamo a leggere parti del libro molto interessante.

– da pag.60.“”L’Africa è, insomma, sempre più terreno di caccia, come dimostrano le tante indagini condotte dalle Direzioni distrettuali antimafia di varie regioni italiane. L’esistenza di un locale di ‘ndrangheta a Johannesburg, per esempio, era già stata segnalata negli anni ‘Ottanta ai Magistrati della Procura di Locri da un collaboratore di giustizia, mentre nel 1995 erano emersi alcuni traffici di missili e mitragliette organizzati dalla ‘ndrangheta con la collaborazione dei Lupi Grigi, i terroristi turchi responsabili dell’ attentato a Giovanni Paolo II. Altre inchieste hanno rivelato gli interessi del clan De Stefano in Tanzania e i rapporti dei Mancuso di Limbadi e dei Pesce di Rosarno in Togo. Nel 2007 i clan di Africo hanno cercato di importare 250 chili di cocaina con camper in partenza dal porto di Dakar e diretti a Parigi, in concomitanza con il rally più famoso del mondo. Venti persone sono finite in manette, tutte a vario titolo legate al clan Morabito-Bruzzaniti-Palamara. Più recentemente, la presenza di broker calabresi è stata notata a Harare, la capitale dello Zimbabwe, dove solitamente partono gli aerei che trasportano diamanti grezzi fuori dal continente africano. Ma c’è molto di più. In una conversazione intercettata qualche anno fa in Italia si è fatto riferimento ma un presunto diplomatico della Repubblica democratica del Congo in servizio a Roma, sospettato di aver intrattenuto contatti con esponenti della ‘ndrangheta per operazioni di riciclaggio. Un’altra inchiesta, invece, ha scoperto investimenti del clan Grande Aracri per centinaia di migliaia di euro in Ghana. Sotto i riflettori sono finiti anche la Costa d’Avorio, la Guinea Bissau, il Senegal, Nigeria e, soprattutto, Capo Verde, indicato da un collaboratore di giustizia come la meta privilegiata per le spedizioni di cocaina provenienti dal Brasile e dirette in Europa. In Costa d’Avorio, l’operazione “Tutto il mondo è paese”, del maggio 2021, ha dimostrato ancora una volta la capacità della ‘ndrangheta di ottenere autorizzazioni indebite per svolgere attività estrattive. E di Africa si parla anche nella sentenza del processo Aemilia. “Allora noi abbiamo Ghana, Costa d’Avorio” dice il nipote di Rosario Grande Aracri, fratello di Nicolino, il boss dell’omonima famiglia mafiosa; incautamente, rivela anche le cifre dell’operazione su cui sta lavorando in Africa. “Noi in Ghana con l’ingegnere che è su… ci sono 200 o 150… 200 milioni di euro” dice. “Siamo andati a parlare con il Presidente… omissis…, sì, stiamo parlando, noi stiamo parlando… omissis… con il Re, con il Re, con tutti… ci sono tutti.”…””

– da pag.66. “” Oggi, i clan nigeriani sono particolarmente forti e dominano le piazze di spaccio in molte città del Nord. A Torino, per esempio, è stato trovato uno dei codici utilizzati da queste organizzazioni criminali, noto come “Bibbia verde”; i clan nigeriani sono anche quelli che più di altri trasferiscono somme di denaro tramite strutture finanziarie quali Western Union e Money Gram. In un rapporto del 2019, lo SCICO (il Servizio Centrale di investigazione sulla criminalità organizzata) della Guardia di Finanza così ne spiega le ragioni: “L’uso di queste strutture, spesso legate a phone center, è dovuto non solo alla celerità della transazione, ma anche alle notevoli possibilità di trasferire i fiumi di denaro all’estero, soprattutto attraverso la pratica del frazionamento artificioso di importi sotto la soglia delle somme illecite da esportare, oppure attraverso prestanome.”””

– da pag.81. “”Roma e i centri di potere… Negli ultimi anni Roma è diventata “città aperta”, una zona libera, teatro criminale di diverse attività mafiose, che non rivendicano il controllo militare esclusivo sul territorio, ma che cercano di evitare lo scatenarsi di conflitti, guerre tra cosche, che potrebbero attirare l’attenzione della Polizia e ostacolare gli affari. Fin dai tempi della Banda della Magliana, la prima organizzazione criminale romana che è riuscita a unificare l’articolata realtà della malavita locale (allora riunita in piccoli gruppi delinquenziali chiamati “batterie”), la Capitale ha ospitato un mosaico di organizzazioni criminali diverse, ognuna con il proprio business e la propria piazza di spaccio, ma nessuna con in testa l’idea di creare steccati per scontrarsi con le altre. Tutte le mafie si sono limitate, infatti, ad avere rapporti con la malavita locale e a gestire i propri affari nell’ombra. La banda di Romanzo Criminale, per esempio, è arrivata a collaborare con Cosa nostra e con alcuni clan della camorra, senza mai rivendicare il completo controllo sul territorio romano. C’era la convinzione che la città eterna non potesse essere dominata da nessuno, che Roma fosse solo di Roma. Nel 2022 un’operazione della DIA ha demolito questa certezza, facendo crollare anche l’ultimo riguardo della capitale. I tempi di “Roma città aperta” e di “a Roma c’è posto per tutti” sembrano finiti. O, almeno, così si teme. La ‘ndrangheta ancora una volta ha rimescolato le carte, ma questo non significa che la mafia calabrese sia diventata egemone su tutto il territorio capitolino. Ha solo voluto mettere un puntello: “Roma è anche nostra. E qui siamo venuti per restarci.”””

– da pag.87. “”Il grumo di potere, insomma, si è insediato anche a Roma, tessuto anno dopo anno, come la tela di un ragno, secondo una politica di espansione graduale che si è infiltrata nel contesto sociale della città solo per servirla, con droga e soldi sporchi, ma soprattutto per controllarla. D’altra parte, come raccontava uno ‘ndranghetista in una nota intercettazione telefonica, “Il mondo diviso in due, quello che è ‘ndrangheta e quello che lo diventerà”. Nelle fauci della ‘ndrangheta è finita anche Roma, preceduta da altri importanti città come Genova, Torino, Milano, Verona, Trento. Sono cadute una dopo l’altra, come tanti birilli. In Liguria la ‘ndrangheta è arrivata negli anni Quaranta, in tempi non sospetti. A Ventimiglia venne costituita una camera di passaggio per tutelare gli investimenti nella Costa Azzurra, ma anche per garantire la continuità operativa e strategica con le analoghe strutture presenti in Francia. Paolo De Stefano, il boss ucciso nella seconda guerra di ‘ndrangheta ad Archi il 13 ottobre 1985, aveva una villa a Cap d’Antibes, una delle più belle località della Costa Azzurra. E non è stato l’unico investimento in Francia.La Lombardia è la regione italiana dove la presenza della ‘ndrangheta è più massiccia (il suo primo radicamento risale alla metà degli anni Cinquanta). Quasi tutti i provvedimenti interdittivi emessi dalle Prefetture sono riconducibili a contesti di ‘ndrangheta. Anche sul fronte dei beni confiscati, la Lombardia si attesta al quarto posto, dopo Sicilia, Campania e Calabria. Anche in questa regione esiste una sovrastruttura ordinata, denominata “Lombardia”, a cui fanno riferimento venticinque locali scoperti nelle province di Milano, Como, Monza-Brianza, Lecco, Pavia e Varese. I settori in cui la mafia calabrese ha maggiormente investito sono quelli dell’edilizia, dello smaltimento dei rifiuti speciali, della ristorazione e della sanità. In Piemonte, la regione dove è stato sciolto il primo Consiglio comunale del centro nord, la ‘ndrangheta ha ucciso il Procuratore della Repubblica Bruno Caccia (mio articolo su www.attualità.it Direttore Salvatore Veltri https://www.attualita.it/notizie/tematiche-etico-sociali/luccisione-del-procuratore-bruno-caccia-di-torino-con-recenti-novithttps://www.attualita.it/notizie/tematiche-etico-sociali/luccisione-del-procuratore-bruno-caccia-di-torino-con-recenti-novita-39566/) Qui esistono almeno 16 locali di ‘ndrangheta. Se Torino è considerata una delle piazze più importanti di consumo, Vercelli è ritenuta una zona di transito della droga proveniente dai porti liguri. In Veneto dove è stato scoperto un altro locale, la ‘ndrangheta è attiva dagli anni Settanta. Oltre a strizzare l’occhio alla politica, traffica in droga e ne investe i proventi in svariate attività economiche, sfruttando per mimetizzarsi la ricchezza del territorio… In Valle d’Aosta, dove è stato sciolto un consiglio comunale perché condizionato dalla ‘ndrangheta, si è scoperto che almeno dagli anni Settanta i clan calabresi sono presenti sul territorio, dove hanno cercato di riciclare il denaro attraverso il casinò di Saint Vincent. Recentemente è stato scoperto un locale di ‘ndranghetisti ad Aosta. Diversa la situazione in Emilia-Romagna, dove ancora non si è trovata traccia dei locali costituitisi allora secondo alcuni collaboratori di giustizia già negli anni Ottanta. La presenza di ‘ndranghetisti, comunque, è stata processualmente accertata in molte zone della regione. A Brescello, il paese di don Camillo e Peppone, il Consiglio comunale è stato sciolto per infiltrazioni mafiose, mentre a Reggio Emilia è stato celebrato il più grande processo alla ‘ndrangheta del Nord Italia…
Scrive ancora la DIA: “… Senza abbandonare il ruolo di leader nel traffico internazionale di cocaina, [lamafia calabrese] potrebbe tentare una ulteriore espansione dei propri traffici illeciti anche attraverso possibili mutamenti degli equilibri criminali con sodalizi di diversa matrice. Le cosche calabresi, in una sorta di modello criminale fluido, si presentano sempre più capaci di allacciare relazioni sia con le organizzazioni leader nel narcotraffico, sia con funzionari e i rappresentanti degli enti locali, gli imprenditori e i liberi professionisti, la cui collaborazione appare strumentale alla realizzazione degli affari illeciti connessi con l’infiltrazione nell’economia.”””

– da pag.92. Denaro sporco e riciclaggio. Con la caduta della città eterna la ‘ndrangheta è ormai penetrata nei gangli del tessuto socio-economico dell’intero territorio nazionale; la sua espansione era iniziata negli Stati Uniti sul finire dell’Ottocento, seguendo le rotte delle emigrazioni calabresi. Agli albori del Novecento, era stata la volta di Canada e Australia. Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica e la fine della guerra fredda, a cadere nelle mani dei boss calabresi sono stati i mercati dell’Est. Molti ricordano ancora le indagini sugli investimenti in Russia e in altri paesi dell’ex blocco sovietico di Salvatore Filippone, originario di Canolo e anello di congiunzione tra le famiglie della ‘ndrangheta e il mondo dell’imprenditoria e della finanza… Se comunque, all’inizio,soprattutto nella sua proiezione oltreoceano, la mafia calabrese ha dovuto ricorrere alla violenza per farsi largo, in Europa la strategia è stata quella del basso profilo. Solo in un’occasione la ‘ndrangheta ha messo veramente a rischio i propri investimenti. È successo, come molti ricorderanno, nel 2007, quando la faida di San Luca tra i Nirta-Strangio e i Pelle-Vottari si è spinta nel cuore della ricca Germania. La mattina di Ferragosto di quella memorabile estate, Duisburg, principale polo siderurgico per la produzione di acciaio, si è svegliata con la notizia di una strage consumata davanti a uno dei suoi tanti ristoranti. Quei sei morti hanno fatto conoscere al mondo la ‘ndrangheta, i suoi traffici internazionali di cocaina, ma anche la sua ferina violenza, tipica nelle faide che uccidono anche la pietà. I vertici della mafia calabrese, in quella circostanza, non hanno perso tempo, costringendo i due schieramenti a deporre le armi. Una decisione captata dagli investigatori nelle intercettazioni delle telefonate e degli sms attivate dalla polizia all’indomani della strage compiuta in Germania ma concepita e organizzata in Calabria… Del tutto impreparata è apparsa, invece, l’ Europa. Tante parole, pochi fatti, per sanare quelle organizzazioni che, nel frattempo, sono riuscite nuovamente a mimetizzarsi, cucendo relazioni con avvocati e faccendieri per investire i proventi delle tante attività illecite nell’economia legale dell’algida Europa, anche in piena pandemia… Oggi gli investimenti delle mafie avvengono sempre più lontano dall’Italia in quei Paesi dove non esiste l’equivalente del 416 bis, la legge che consente il sequestro e la confisca dei beni illegalmente conseguiti. E seppure da un po’ di tempo si sta tentando di allargare il raggio d’azione anche all’Europa, finora i risultati sono stati scarsi. Sono pochissimi, infatti, i sequestri o le confische avviati da altri Paesi europei o extraeuropei.””

Sin qui parti del libro.

A gennaio del 2018 il grande Procuratore Nicola Gratteri, in TV, commentando l’“Operazione Stige” disse: “Questa di oggi è la più grande operazione per numero di arresti degli ultimi 23 anni. È un’indagine da portare nelle scuole di Magistratura per spiegare come si fa un’indagine per il 416 bis del C.P. Ben 169 arresti, che vede al centro dell’inchiesta le attività criminali della cosca Farao – Marincola, una delle più potenti della Calabria con ramificazioni anche nel Nord e Centro Italia (in particolare Emilia Romagna, Veneto, Lazio, Lombardia) e in Germania ,dove nel 2007 ci fu la strage di Duisburg, che fa capo a Giuseppe Farao, 71enne di Cirò (Kr). Uno scenario già evidenziato dalle indagini della Procura Antimafia nei primi anni Novanta poi sfociate nell’ operazione “Galassia””. Si, l’“Operazione Galassia“, da me ben conosciuta e diretta in quanto in quegli anni ero Comandante Provinciale di Catanzaro, con la Provincia Madre non ancora tripartita con Crotone e Vibo Valentia. Se in tempi molto molto lontani i suoi affiliati andavano a dorso di mulo, rubavano bovini ed equini e l’unica risorsa di cui disponevano era la violenza, oggi la ‘Ndrangheta è l’organizzazione criminale più ricca e più potente al mondo, con un fatturato annuo di diverse decine di miliardi di euro, in gran parte provenienti dal traffico internazionale di cocaina. Grazie alla sua enorme capacità di stringere relazioni con il potere, si è infatti radicata in quasi tutti i continenti e ha assunto una dimensione «globale», in un singolare connubio di tradizione e adattabilità, forza d’urto e mediazione, logiche tribali e cointeressenze politico-finanziarie. In tale quadro di situazione, vi sono collaboratori che raccontano della possibilità di entrare a far parte delle logge deviate della Massoneria. Al riguardo, lo ‘ndranghetista Filippo Barreca riferisce dell’esistenza in Calabria, sin dagli anni Settanta, di una “loggia massonica coperta, con strettissimi legami con la mafia siciliana, cui appartengono professionisti, rappresentanti delle istituzioni, politici e ‘ndranghetisti”. In carcere finisce Domenico Belfiore, il boss di uno dei clan di Gioiosa Ionica. Abbiamo trattato dell’omicidio del Magistrato Salvatore Caccia, il primo è unico Magistrato ucciso al Nord nel lontano 1983 da un’organizzazione mafiosa calabrese( sull’argomento due miei articoli su www.attualita.it Direttore Salvatore Veltri (https://www.attualita.it/notizie/tematiche-etico-sociali/luccisione-del-procuratore-bruno-caccia-di-torino-con-recenti-novita-39566/.. https://www.attualita.it/notizie/tematiche-etico-sociali/caccia-errore-procedurale-9874/). Oggi la Calabria è presidiata da 160 cosche che contano almeno 4389 affiliati, pari allo 0,24% della popolazione regionale. Di questi, 2086 sono presenti in provincia di Reggio Calabria (0,38%) e 2303 nel resto della regione (0,16%). Quanti siano gli ‘ndranghetisti nel resto d’Italia e nel mondo è difficile dirlo. Comunque parecchie migliaia, soprattutto se si tiene conto degli insediamenti di più lunga data come quelli in Australia, Stati Uniti e Canada.

Nel buio di una regione dimenticata dall’agenda di governo, la ‘ndrangheta è ormai diventata un potere pervasivo e invasivo. È, insomma, una ‘Ndrangheta proiettata verso ambiti criminali sempre più raffinati. Con sempre maggior frequenza durante le indagini emergono elementi riconducibili a logge massoniche più o meno deviate, a Ordini cavallereschi, a relazioni sociali e para-istituzionali. Nel 2012, ignaro di essere intercettato, Nicolino Grande Aracri ammette di far parte dei Cavalieri di Malta. Secondo alcuni collaboratori di giustizia, ci sono anche logge massoniche che consentirebbero l’affiliazione di boss senza che il loro nome risulti negli elenchi condivisi. Li chiamano “sacrati sulla spada”, nomi destinati a rimanere confidenziali, appena sussurrati nell’orecchio del Maestro Venerabile. È una ‘ndrangheta che tende a muoversi sempre più sottotraccia. È meno visibile, più sommersa.

Ma è la politica l’aspetto più inquietante. Dapprima in Calabria e oggi anche nel resto del Paese, è sempre più difficile distinguere tra potere istituzionale e potere criminale, tra lecito e illecito, tra economia pulita e economia sporca. Un tempo si faceva distinzione tra ‘Ndrangheta e politica. Erano due mondi separati, anche se comunicanti. Oggi quella congiunzione rischia di diventare una forma verbale.

Ci rendiamo conto di cosa è accaduto ai danni della società civile? Di quanti hanno operato contro mafia e colletti bianchi in Calabria? Che aggiungere? Proprio nulla… se non invitare da questa testata che si ispira ai valori di civiltà democratica a trarre le debite necessarie conclusioni.

È l’Italia che lo chiede magari al di fuori dei soliti vacui proclami delle pirotecniche e inutili perpetue campagne elettorali…

Sia chiaro: con la sicurezza dei Cittadini onesti, non si deve giocare più! Molto interessante sul tema Calabria il recente libro del grande giornalista calabrese Filippo Veltri, carissimo Amico ( https://www.attualita.it/notizie/tematiche-etico-sociali/quando-cera-la-politica-57249/ ) che ho letto con grande interesse e commentato.

Ho finito.

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