Fiumi d’oro della ‘Ndrangheta, si riversano nell’economia legale…

Dove finiscono i soldi del traffico di cocaina e di tutte le altre attività gestite dalla 'ndrangheta?

Roma, 23 aprile 2020 – La ‘Ndrangheta investe nell’edilizia, nel settore immobiliare, nel terziario, nell’eolico, nel turismo, e lo fa grazie a una miriade di alleanze strategiche con bancari, avvocati, commercialisti, broker senza scrupoli. Nell’era della globalizzazione e delle nuove tecnologie, i boss utilizzano anche il “deep web” (il cosiddetto “web invisibile”) e i paradisi fiscali. Comunicano attraverso codici cifrati e si spostano nel mondo con estrema facilità. Ma lo strumento che maggiormente utilizzano per espandersi è ancora la corruzione, l’ossatura del potere mafioso. Fermarli in ambito internazionale si fa ogni giorno più faticoso. La differenza di sistemi giuridici, la mancanza di reati associativi e la difficoltà di globalizzare l’azione di contrasto, favoriscono tutte le mafie che oggi riescono sempre più a trovare momenti di collaborazione a livello internazionale. Dopo «Acquasantissima» (‘ndrangheta e Chiesa) e «Padrini e padroni» (‘ndrangheta e Stato), il nuovo libroFiumi d’oro” di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso (Mondadori-Strade blu) ci svela i legami fra ‘ndrangheta e potere economico.

Iniziamo l’esame del libro…
-da pag.9…””Solo nel 2016 la Corte di Cassazione riconosce l’assetto unitario della ‘Ndrangheta, a lungo ritenuta un insieme inorganico e scoordinato di clan, così come nel 1992 era stata confermata l’esistenza di Cosa Nostra, in seguito al maxiprocesso istruito da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Nel 2016, viene anche ribadita la sostanziale autonomia operativa dei “locali”, che, sebbene sovrani sui loro territori, si riconoscono in un organismo di garanzia, chiamato”provincia”, che “ha come punto primario la prevenzione e la risoluzione dei conflitti”, in un modernissimo e difficile equilibrio tra centralismo delle regole e dei rituali e decentramento delle ordinarie attività illecite…””

da pag.11…””Le alleanze strategiche con le altre mafie, invece, cominciano a saldarsi negli anni Sessanta, al tempo del contrabbando di sigarette. Quando le spiagge siciliane diventano impraticabili per la stretta sorveglianza delle Forze dell’Ordine, insieme a ‘Ndrangheta e Camorra, Cosa Nostra inizia ad organizzare i primi sbarchi in Calabria e in Campania. La Calabria rappresenta un luogo ideale per la vicinanza con la Sicilia e per il comodo utilizzo delle coste, soprattutto nel tratto compreso tra Crotone e Saline Joniche…””

-da pag.15…””La Ndrangheta invisibile…Le mafie, insomma, cambiano. Anche i mafiosi sono soggetti all’evoluzione della specie, una sorta di “darwinismo criminale” che in Calabria disegna scenari sempre più inquietanti. Se si leggono le inchieste degli ultimi anni della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, oggi la ‘Ndrangheta sembra perseguire “strategie affaristiche (sempre più) complesse, grazie a una componente apicale, segreta e riservata”. Si tratta di un “nuovo organismo direttivo, al quale aderisce solo un gruppo ristretto di persone, definite invisibili”…. Nonostante tutto, la lotta alle mafie si riaccende solo quando si spara e a terra si contano i morti… La stagione dei sequestri: quando i fiumi di denaro cominciarono a scorrere… Sono i sequestri di persona a scopo estorsivo a cambiare la prospettiva della Ndrangheta…””

-da pag.18…””Un business miliardario…Quella dei sequestri diventa presto una sorta di industria. In meno di 30 anni finisce per fruttare riscatti per oltre 800 miliardi di lire, di cui 480.849.680 nel periodo compreso tra il 1969 e il 1990 e 381.650.000 tra il 1900 e il 1997.Nelle casse della ‘Ndrangheta ne finiscono più della metà: oltre 400 miliardi.Le vittime dell’Anonima sequestri, alla fine, saranno complessivamente 694, di cui 564 uomini e 130 donne… Secondo Enzo Fantò, autore di un libro sulle imprese a partecipazione mafiosa, in una certa fase, si verifica una sorta di rapporto complementare tra spesa pubblica e sequestri di persona, nel senso che per un investimento pubblico annunciato in un determinato territorio rispondevano quasi simultaneamente uno o più sequestri di persona compiuti dalla ‘Ndrangheta in Calabria e in altre regioni. Tra il 1970 e il 1977, gli anni cruciali della formazione delle imprese mafiose nel comparto edile e dei lavori pubblici in Campania, si registrano 21 sequestri nella zona di Palmi, 7 in quella di Reggio e 8 nel comprensorio di Locri…””

da pag.23…””Il narcotraffico…Quando entra in vigore la legge sul blocco dei beni, che di fatto, impedisce ai familiari degli ostaggi di pagare il riscatto, la Ndrangheta comincia a riflettere sull’opportunità di continuare con quell’odiosa pratica che aveva finito per militarizzare la Calabria, richiamando continuamente l’attenzione dei media nazionali sull’Aspromonte e sulla cosiddetta “emergenza sequestri”. Sfruttando i contatti che hanno stretto con i produttori colombiani e boliviani, negli anni Ottanta, i boss della ‘Ndrangheta decidono allora di investire i soldi dei sequestri nell’acquisto di cocaina…
Quando la ‘Ndrangheta diventa internazionale e i paradisi fiscali così vicini…
Negli anni 90, la ‘Ndrangheta comincia a soppiantare Cosa Nostra, “rafforzandosi nel silenzio, insinuandosi nelle logge massoniche deviate, nel sistema economico e corrompendo la politica come neanche la mafia siciliana era riuscita a fare”…La black list… Nella storia della ‘Ndrangheta, la strage di Duisburg il 15 agosto 2007 costituisce uno spartiacque. Sei morti, in Germania, in piena estate, non passano certo inosservati. La ‘Ndrangheta torna prepotentemente sulle prime pagine del mondo, come ai tempi del sequestro Getty. E si comincia a parlare della mafia di cui si sa poco, cresciuta nell’ombra e diventata la regina del traffico internazionale di droga.
Nel 2008 il governo di Washington la inserisce nella lista nera delle principali organizzazioni dedite al narcotraffico, un provvedimento che consente di congelare i beni statunitensi degli appartenenti alla mafia calabrese. Nella lista figurano anche Al Qaeda, il PKK il partito indipendentista curdo. Sono nuovamente le banche a prestare il fianco e a riciclare gli enormi profitti della cocaina, durante gli anni della grande recessione che inizia nel 2006 con lo scoppio della bolla immobiliare negli Stati Uniti (crisi dei subprime) e la susseguente crisi finanziaria mondiale. A lanciare l’allarme è Antonio Maria Costa, ex Direttore dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro il narcotraffico, il quale rivela come i profitti della droga siano stati l’unico pilastro fondamentale a disposizione di alcune banche contro la crisi. “I prestiti interbancari”,spiega, “sono stati finanziati dai redditi della vendita di droga e altre attività illegali. Alcune banche si sono salvate con i soldi provenienti dal narcotraffico”. In quegli anni, i gruppi finanziari internazionali gestiscono con coperture insospettabili il traffico di armi e di droga…””

-da pag.41…””Le sofisticate tecniche del riciclaggio…I soldi non stanno sepolti in qualche mitico caveau nascosto fra le palme, i soldi si muovono, o meglio si muove il loro spettro fatto di byte, continuamente, da un server all’altro, da un angolo all’altro del pianeta…Nel Granducato di Lussemburgo operano più di 200 istituti bancari. In questo piccolissimo Paese vengono tradizionalmente nascosti ingenti capitali europei in nero dietro il rigido anonimato delle banche locali. Ottenere informazioni è difficilissimo, come fa notare la Guardia di Finanza, che nel 2010 indaga su alcune presunte operazioni di riciclaggio… I “paradisi bancari” spuntano anche nell’inchiesta sul riciclaggio di denaro da 2 miliardi di euro, definita dal GIP del Tribunale di Roma, Aldo Morgigni, “una delle frodi più colossali mai posta in essere nella storia nazionale”. L’inchiesta che nel 2010 coinvolge Fastweb e Telecom Sparkle, porta, tra gli altri, all’arresto e alla successiva condanna il senatore Nicola Di Girolamo, eletto con i voti della ‘Ndrangheta in Germania. Secondo l’accusa “la provenienza illecita delle somme riciclate era stata occultata mediante una continua attività di trasferimento di somme a soggetti giuridici appositamente creati in paradisi fiscali con il sistematico utilizzo di fiduciari svizzeri.Saltano fuori anche intermediazioni finanziarie con personaggi di Hong-Kong, Istituti bancari di mezzo mondo (Cipro, Singapore, Panama, Nuova Zelanda, Bahamas, Svizzera, Spagna, Austria) e conti e società a Dubai, Isola di Man, Cayman e Seychelles…””

-da pag. 56… Investire ovunque…Italia, i principali ambiti di interesse della ‘Ndrangheta sono la gestione di centri commerciali, la ristorazione, le strutture turistico ricettive, i supermercati, la grande e piccola distribuzione, l’edilizia privata e pubblica, i trasporti, lo smaltimento dei rifiuti, i mercati ortofrutticoli, i distributori di carburante, la logistica (facchinaggio e pulizie), le società immobiliari, la gestione di impianti per la produzione di energie alternative (eolico e fotovoltaico), il gioco d’azzardo, anche on-line e l’usura. Nel business della grande distribuzione sono entrati un po’ tutti, in particolare in Calabria, convinti di poter riciclare denaro e guadagnare consensi sul territorio, assunzione di manodopera funzionale a logiche elettorali e di prestigio personale.
Ci entra soprattutto il clan De Stefano che, come scrivono i Magistrati che hanno coordinato la colossale operazione Olimpia, negli anni 90 (condotta dalla DIA diretta dal grande investigatore e Collega Angiolo Pellegrini), “configura l’espressione più tipica dei nuovi manager dell’impresa criminale calabrese”. Sono Infatti i De Stefano “i primi a intuire e realizzare il salto di qualità da una superata impostazione di parassitaria cointeressenza provinciale verso la nuova frontiera della gestione diretta di ogni affare produttivo di reddito”. Dopo aver investito nella droga, nella ristorazione e nel settore immobiliare, annusano anche l’affare della grande distribuzione…””

da pa.62…””La Lombardia è la regione dove, dopo la Calabria, la ‘Ndrangheta è più radicata… In Lombardia, uno dei settori in cui i clan calabresi investono di più è quello delle costruzioni, che comprende anche scavi e movimento terra. È un comparto che non richiede particolari specializzazioni e che, ormai, è quasi interamente sotto il controllo della ‘Ndrangheta. A far saltare la concorrenza come birilli è la competizione sleale di chi può permettersi di pagare in nero gli operai, abbassando i prezzi. Hanno più interesse a riciclare il denaro della cocaina che a guadagnare. È una sorta di gioco dell’oca in cui vince chi riesce a giustificare di più la ricchezza… Anche in Piemonte, la ‘Ndrangheta è il gruppo criminale più presente. Qui, dove nel 1983 è stato ucciso il Procuratore della Repubblica di Torino Bruno Caccia, il denaro sporco di sangue e di droga si insinua in molti settori dell’economia, come quello dell’edilizia, della ristorazione, della vendita di autovetture; che qui, a parte l’usura e i luoghi in cui si fa largo uso di contante, il riciclaggio passa attraverso operazioni finanziarie curate da professionisti che portano colletti di un bianco sparato. Non c’è inchiesta in cui accanto al boss e ai suoi sodali non siano spuntati, come funghi, imprenditori e professionisti. Ogni tanto, saltano fuori anche società che passano di mano in mano, conti cifrati e tracce di paradisi fiscali… In Liguria, come in altre regioni, per riciclare denaro si ricorre prevalentemente alla gestione di attività commerciali, all’acquisto di immobili e alle case da gioco. I boss della ‘Ndrangheta fanno riciclaggio anche con appalti e subappalti. Con i soldi della cocaina non alimentano solo il fiorente racket dell’usura, ma pagano i salari degli operai nei cantieri, comprano macchinari e materiali…In Emilia Romagna, i campi di intervento sono quelli storici dell’edilizia (movimento terra e ditte di autotrasporti), ma anche gioco d’azzardo, appalti pubblici, agenzie immobiliari, hotel, bar e ristoranti. Qui sono arrivati i clan del crotonese, ma anche del reggino e del vibonese… A Roma, la ‘Ndrangheta investe nell’edilizia e nelle società finanziarie e immobiliari, ma anche nel commercio e in modo particolare nell’abbigliamento, nelle concessionarie di auto e nella ristorazione. Bar, ristoranti e caffè vengono acquistati da società di nuova costituzione, spesso con capitali sociali esigui che fungono da schermo per i clan mafiosi. Ma ogni opportunità è buona per trarne profitto…””

da pag.90…””Pubblici funzionari, professionisti e politici collusi e compiacenti… L’economia criminale si regge sul riciclaggio. Lo riconosce anche l’Unodc, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, secondo il quale i flussi di denaro riciclato ogni anno oscillano tra il 2 e il 5 per cento del Pil globale, ossia 1000-2000 miliardi di dollari.Secondo uno studio della Guardia di Finanza, in Italia il denaro riciclato supera abbondantemente Il 10% del PIL ed è stimabile in 170 miliardi di euro l’anno (75 dei quali sottratti al Fisco). In cima all’istogramma della redditività ci sarebbe il narcotraffico, seguito dalle estorsioni, dallo sfruttamento della prostituzione e dalla contraffazione. Cifre da capogiro, sottratte all’erario e di conseguenza agli investimenti a sostegno dello sviluppo, al contenimento del debito pubblico e al sostenimento dei servizi essenziali… Molti la definiscono “zona grigia”, altri, semplicemente “zona di mezzo”. Si tratta di un’area di contatto tra il mondo mafioso e quello legale, in cui i clan stringono rapporti di conveniente reciprocità con individui estranei all’organizzazione. I cosiddetti “uomini di mezzo” servono per favorire le operazioni di riciclaggio e di investimento e per sfuggire all’attività repressiva sul fronte patrimoniale che rappresenta il male peggiore per boss e affini. I mafiosi, com’è noto, temono più le confische che la galera…””

da pag.155…””La dura lotta al riciclaggio…“Per loro il problema principale e come si sciacquano i soldi, come reintrodurli in circolo”, dice un uomo originario di San Calogero legato ai Mancuso di Limbadi. Nella conversazione intercettata, si fa riferimento a un Golf Club in cui investire i proventi delle attività illecite e si ricorda come al capo spetti “sempre la fetta più grossa”. Le vie del denaro sono infinite, ma la necessità di “pulirlo” presuppone l’esistenza di gente in grado di saperlo fare. Quelli che lo fanno sembrano essere molto bravi, se si considera che nel mondo si riesce a confiscare solo l’uno per cento del denaro riciclato. Fra prestanome e faccendieri, oggi è sempre più difficile risalire i tanti “fiumi d’oro” che prendono la via dei paradisi normativi, si nascondono dietro lo schermo di società anonime di comodo e rientrano in circolo, quasi sempre attraverso il sistema bancario. Soprattutto all’estero, dove è quasi impossibile ottenere l’autorizzazione per intercettare boss e affiliati, scoprire dove siano finiti i soldi delle mafie è una sfida titanica, come ammettono gli stessi investigatori…””

Sin qui’ l interessante libro. Ora, come d’abitudine, integrazioni e commenti…

A gennaio scorso, il grande Procuratore Nicola Gratteri, in TV, commentando l’ “Operazione Stige”, disse: “Questa di oggi è la più grande operazione per numero di arresti degli ultimi 23 anni. È un’indagine da portare nelle scuole di Magistratura per spiegare come si fa un’indagine per 416 bis del C.P. Ben 169 arresti, che vede al centro dell’inchiesta le attività criminali della cosca Farao–Marincola, una delle più potenti della Calabria con ramificazioni anche nel Nord e Centro Italia (in particolare Emilia Romagna, Veneto, Lazio, Lombardia) e in Germania (dove nel 2007 ci fu la strage di Duisburg.), che fa capo a Giuseppe Farao, 71enne di Cirò (kr). Uno scenario già evidenziato dalle indagini della Procura Antimafia nei primi anni Novanta poi sfociate nell’ operazione “Galassia”.
Si, l’ “Operazione Galassia“, da me ben conosciuta in quanto in quegli anni ero Comandante Provinciale di Catanzaro, con la Provincia Madre non ancora tripartita con Crotone e Vibo Valentia, i cui reparti condussero l’importante l’indagine…
Riguardo alla strage di Duisburg, in Germania, del 15 agosto 2007, inquadrabile nella faida di San Luca cominciata 16 anni prima tra i Pelle/Vottari e i Nirta/Strangio, va detto che ha segnato una svolta; è il giorno in cui la Nazione leader dell’Europa si trova di fronte a qualcosa di inimmaginabile prima. Ciò offre anche spunto di riflessione sulla percezione del pericolo mafie in Europa. Per le nuove strategie della ‘Ndrangheta, che penetra nella politica, nei partiti, nelle istituzioni e nella massoneria; la mafia che s’impadronisce della Calabria e diventa la mafia più temibile d’Italia, va ricordata la storia di Giuseppe Valarioti che, l’11 giugno 1980, muore in un agguato. Era Segretario del Pci di Rosarno. È stato ucciso a trent’anni, la notte tra il 10 e l’11 giugno 1980, mentre usciva da una riunione con cui il Pci festeggiava la vittoria alle elezioni… Il primo omicidio politico in Calabria, quello che ha annientato il movimento anti-‘ndrangheta.

Studiando le mafie più significative individuiamo due profili importanti, quello “ontologico” e quello “relazionale”.
Il primo, fa riferimento alle strutture immutabili dell’organizzazione, cioè al vincolo associativo indissolubile, a volte a carattere familiare e al patto di sangue che è vera strategia di potere; l’altro, riguarda il consenso sociale e la legittimazione utili per le relazioni con il potere.

Osservando “Cosa Nostra” e ” ‘Ndrangheta”, le mafie più strutturate nel panorama italiano, vediamo che non trovano equivalenti rispetto ad altre organizzazioni straniere di grande rilievo. La “Yakuza” giapponese e le “Triadi” cinesi, che si avvicinano al modello mafioso italiano per regole e gerarchie salde, mancano di relazioni con il potere istituzionale. Altri gruppi, come i “Cartelli” messicani e le “Maras” centroamericane, esercitano potere territoriale influenzando politica e istituzioni, configurandosi però come bande paramilitari a struttura variabile e quindi controllabili per interventi repressivi.
“Cosa Nostra” siciliana, ormai, è “mani e piedi” nell’economia legale con un abnorme flusso di denaro; il che crea consenso e nuovi posti di lavoro.

Trattando ora della ” ‘Ndrangheta”, la mafia più radicata anche in paesi stranieri, osserviamo che il profilo ontologico è ai massimi livelli con la simbologia rituale. Pensare che la formula di giuramento dei nuovi affiliati fa riferimento alle regole dettate da tre mitologici cavalieri spagnoli del XV sec.; quindi, non liturgia arcaica, ma ancora attuale tanto che è stata pronunciata a Singen, in Germania, il 20 dicembre del 2009, come risulta dalle indagini concluse nell’estate del 2010 con le operazioni “Crimine” e “Infinito”.
Tale modello prevede che tutto dipende sempre dalla casa madre in Calabria; per cui, quando ci sono problemi, vi si scende perché tutto si risolva…e bene…

 

Exit mobile version