Ancora sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980…con recenti risvolti dai contenuti inquietanti…

Roma, 14 febbraio 2020 – Leggiamo su “Il Fatto Quotidiano” del 12 febbraio un interessante servizio… ””Strage di Bologna, chiusa l’inchiesta sui mandanti: “Fu organizzata e finanziata dalla P2 di Gelli e dal prefetto D’Amato. Bellini tra gli esecutori…”
La Procura Generale del capoluogo emiliano ha emesso l’avviso di chiusura delle indagini sui mandanti della strage alla stazione. Un’inchiesta che riannoda il filo nero che dal Maestro Venerabile della P2 passa dal cuore dello Stato – l’Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’Interno e finisce agli estremisti di destra, passando da agenti dell’intelligence e faccendieri. La preparazione del massacro, stando agli inquirenti, sarebbe iniziata nel febbraio del 1979 “…in una località imprecisata…”. I Finanzieri hanno documentato flussi di denaro per alcuni milioni di dollari partiti sostanzialmente dai vertici della P2 e indirizzati ai terroristi neri. La pensa così la Procura Generale di Bologna che ha chiuso, notificando gli avvisi di fine indagine, l’ultima inchiesta sul massacro del 2 agosto del 1980: 85 i morti e oltre 200 i feriti. A poco più di un mese dalla sentenza che ha inflitto l’ergastolo per l’ex Nar, Gilberto Cavallini, gli inquirenti scrivono un altro capitolo giudiziario di quello che è probabilmente l’apice della cosiddetta strategia della tensione. Ed è il capitolo fino a oggi più oscuro, quello contenuto nell’avviso firmato dall’Avvocato Generale Alberto Candie dai Sostituti pg Umberto Palma e Nicola Proto, che hanno coordinato le indagini di Guardia di Finanza, Digos e Ros dei Carabinieri. Il filo nero della bomba alla stazione – Gelli, Umberto Ortolani, suo braccio destro, Federico Umberto D’Amato, Prefetto, capo dell’ufficio Affari riservati del Viminale, e il piduista Senatore del MSI, Mario Tedeschi, sono considerati rispettivamente mandanti, finanziatori e organizzatori della strage, ma sono morti da tempo. Nel registro degli indagati c’è anche Paolo Bellini, la “primula nera”, l’ex terrorista di Avanguardia Nazionale, ritenuto esecutore in concorso con i quattro estremisti neri già condannati: Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini. I primi tre sono stati riconosciuti colpevoli in via definitiva, il quarto solo in primo grado. Ma non sarebbero i soli. Nell’avviso di conclusioni indagini, infatti, si legge che Bellini è indagato “con altre persone da identificare“.
La preparazione del massacro, stando agli inquirenti, sarebbe iniziata nel febbraio del 1979 “in una località imprecisata”. Bolognesi: “Sono passati 40 anni, se ne potevano risparmiare 10…”Il primo a commentare l’esito delle indagini è Paolo Bolognesi, Presidente dell’Associazione dei Familiari delle Vittime, secondo il quale l’avviso “è nella direzione dei documenti che avevamo predisposto noi per la Procura. Il problema è che sono passati 40 anni, forse se ne potevano risparmiare 10-15. Ora speriamo che si possa mettere le mani sui mandanti fino in fondo. Bisognerà leggere i documenti, valutare, vedere e questo sarà compito degli avvocati. Mi fa piacere che possa avere efficacia la legge sul depistaggio che ho voluto quando ero in Parlamento… Esprimiamo soddisfazione per l’indagine condotta in maniera ineccepibile e attenta dalla Procura Generale”.
“L’addebito provvisorio a Paolo Bellini ce lo aspettavamo e ora abbiamo la conferma. L’ipotizzato concorso in strage di Gelli, Ortolani, D’Amato e Tedeschi è una novità assoluta che ci fa ritenere che questo processo possa cambiare la storia di questo paese“, dice l’avvocato dei Familiari delle Vittime, Andrea Speranzoni. “Con questa imputazione – aggiunge – la strage entra a pieno titolo dentro la strategia della tensione. C’è stato un dibattito su questo tema. Io ora mi sento di dire che da Piazza Fontana al 1980, l’arco ricomprende in toto i fatti del 2 agosto”.
“Milioni di dollari da Gelli ai Nar” – I Finanzieri hanno documentato flussi di denaro per alcuni milioni di dollari movimentati e, attraverso varie e complesse operazioni, partiti sostanzialmente da conti riconducibili a Gelli e Ortolani e alla fine destinati, indirettamente, al gruppo dei Nar e a coloro che sono indicati come organizzatori, cioè D’Amato e Tedeschi. Gli investigatori hanno analizzato documentazione bancaria, rogatorie con la Svizzera – alcune rimaste senza risposta – ma anche carte sequestrate all’epoca e soprattutto hanno preso spunto dal fascicolo del processo sul crac del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, consegnato agli inquirenti dagli avvocati dei Familiari delle Vittime. La posizione più delicata è sicuramente quella di Bellini, l’ex estremista nero protagonista di una vita spericolata…” Sin qui il servizio de “Il Fatto Quotidiano”.

Ora nostri commenti ad integrazione…Su Millennium (il mensile de Il Fatto Quotidiano diretto da Peter Gomez) di alcuni mesi addietro, altro interessante articolo di Giuseppe Pipitone dal titolo “”Destabilizzare per poi stabilizzare. E per farlo servono “Gli uomini di cerniera”. Il nome che torna sempre da Bologna al summit per le stragi di mafia: ma chi è davvero Paolo Bellini?… Li chiamano “Uomini cerniera” e sono quei personaggi che uniscono mondi, apparati, contesti diversi. E soprattutto crimini. Le stragi di matrice terroristica e quelle di cosa nostra, i delitti eccellenti e quelli senza colpevoli, le bombe nelle stazioni e quelle nei pressi dei musei. In una parola, i protagonisti della “Strategia della tensione””.
“”Destabilizzare per poi stabilizzare””. Così dice Roberto Tartaglia, Magistrato Consulente della Commissione Parlamentare Antimafia, già PM al processo Trattativa a Palermo…Alla domanda su Paolo Bellini risponde… “”La storia di Bellini è interessantissima… esordisce nell’estremismo nero, viene indagato e prosciolto una prima volta per la strage di Bologna del 2 agosto 1980, usa per anni una identità falsa, quello di Roberto Da Silva, diventa un killer della ‘Ndrangheta. Poi torna sulla scena nel 1992, quando diventa protagonista della cosiddetta “Seconda trattativa”, quella per recuperare le opere d’arte rubate dalla mafia in cambio di benefici carcerari ai boss detenuti…””
Un libro che fa riflettere, sulle strategie della mafia, è quello del giornalista Giovanni Vignali,”La Primula Nera”, Editore Aliberti, che racconta proprio il ruolo dell’ormai ben noto Paolo Bellini, accusato di omicidi vari, tra i quali anche quello politico, dai contorni ancora non chiari, del giovane Alceste Campanile (già nell’ultradestra, transitato poi in Lotta Continua, e per questo ritenuto un traditore – nda) nel 1975, come anche di partecipazione alle stragi della mafia siciliana del ’93, alla luce delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giovanni Brusca.
Bellini, nel ’92, a cavallo tra gli omicidi di Falcone e Borsellino, era stato incaricato dalla Polizia Giudiziaria di Firenze, di recuperare opere d’arte rubate a Modena, come racconta Vignali. Lui, per adempiere alla missione, si recò in Sicilia, per parlare col braccio destro di Totò Riina, Antonino Gioè, che aveva conosciuto in carcere. Gioè gli disse che la mafia non era in possesso dei quadri rubati a Modena, ma di altri sottratti a Palermo. A quel punto nacque una trattativa: il braccio destro di Riina si disse disposto al recupero delle opere rubate nel capoluogo siciliano, in cambio di benefici carcerari per i boss condannati nel maxi-processo. Sarebbe proprio durante i famosi colloqui tra Gioè e Bellini – continua il giornalista Vignali – che si svilupparono i ragionamenti sul cambiamento della strategia mafiosa contro lo Stato. Infatti, Brusca, che aveva spiato i due, ha riferito che sarebbe stato Bellini a introdurre il famoso discorso: “Se voi uccidete un Giudice lo Stato lo sostituisce, ma se colpite la Torre di Pisa, il danno per il Paese è peggiore”.
Da queste dichiarazioni si evince che “la Primula Nera” avrebbe avuto un ruolo importante nella stagione di stragi del ’93 contro il patrimonio artistico italiano. Un anno dopo dai suoi viaggi in Sicilia, Bellini si sentì isolato e scappò in Portogallo. Erano stati intanto uccisi Falcone e Borsellino e Riina era appena stato arrestato. Il terrorista temeva vendette mafiose.“Le affermazioni che ha fatto a maggio 2012 Brusca” , afferma Vignali in un’intervista, “sono cose che aveva già detto e poi ritrattato. Le indagini su quella stagione in parte continuano, in parte sono state riaperte sulla base di nuovi elementi emersi (il cui contenuto è però in gran parte secretato). Ora, sul killer reggiano, il mafioso ha ribadito un concetto che sembrava aver abbandonato”.

Ciò premesso, concludendo,alla luce delle riflessioni che possono scaturire quando si parla o si legge di Mafie e Terrorismi, dobbiamo tutti chiedere, con serietà e fermezza alle Istituzioni della Repubblica, se è stato fatto e si fa davvero di tutto per far piena luce sui tragici eventi che hanno offeso la coscienza dei Cittadini onesti, e questo senza “Omissis”, senza “Se.. e …Ma”, ma senza, soprattutto, il ben noto principio di “ Omettere, Ritardare, Insabbiare”.Certo, in Italia di anomalie ce ne sono molte, in primis, la vera anomalia nostrana, è quella di pezzi di politica deteriore che con le mafie e terrorismi si sono interfacciate…

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