Roma, 2 novembre 2025 – Nel giorno dedicato al ricordo dei defunti e in cui ricorrono i cinquant’anni dall’omicidio di Pier Paolo Pasolini se ne è andato Giovanni Galeone.
L’allenatore che amava moltissimo lo scrittore/regista appena ricordato e che ha legato la sua carriera soprattutto al Pescara e al bel calcio.
Grazie a quest’ultimo e alle sue idee lo portò in A nel 1987 e nel campionato 1987-88 conquistò la salvezza.
Per la prima volta nella sua storia il Pescara era rimasto in A al termine di un campionato in cui aveva anche compiuto delle imprese memorabili.
Come la vittoria in casa dell’Inter alla prima giornata e quella sul proprio campo contro la Juventus.
Galeone era nato a Napoli, cresciuto a Trieste e adottato da Pescara, dove amava fare lunghe passeggiate sulla spiaggia e lunghe gite in barca su quel mare che gli era entrato dentro.
Del mare, d’altronde, portava qualcosa anche nel cognome: Galeone. Come quella nave con cui sono state fatte le grandi navigazioni oceaniche dei secoli d’oro della marineria.
Quelli delle scoperte di nuove terre, dei corsari, dei pirati, dell’avventura, che ricordano la sua concezione della vita fuori dalle regole, un po’ naif, come dicevano in tanti, ma coraggiosa e vera.
Basti ricordare cosa disse al quotidiano “Il Mattino” di Napoli quando gli chiesero come faceva a provare a fermare Maradona, visto che il suo Pescara giocava in A quando quest’ultimo era in azzurro.
“Quando affrontavo Maradona con le mie squadre non lo facevo marcare. Mi dicevo: ho la possibilità di vederlo dal vivo, non posso perdermi lo spettacolo” rispondeva Galeone
Che faceva giocare le sue squadre per inseguire il bel gioco e la sua stessa idea estetica del calcio, anche se spesso finiva troppo spesso con il perdere le partite.
Ma che importa, lui nel nostro calcio ha lasciato il segno, tanto che nessuno lo ha più dimenticato.
Anche oggi che se ne è andato a 84 anni, provocandoci una grande tristezza.
