Racconti di sport

Zico secondo Marco

Il giornalista Marco Bottieri ci racconta Zico come lo ha conosciuto nella sua Rio de Janeiro

Roma, 5 giugno 2025 – Quarant’anni fa, nel 1985, il nostro campionato perdeva uno dei suoi più grandi campioni: il brasiliano Arthur Antunes Coimbra, in arte Zico, che lasciava l’Udinese per tornarsene al Flamengo.

Zico era arrivato nel 1983 ed era stato il primo, vero, grande campione straniero già affermato e nel pieno della carriera che approdava in Serie A dopo la riapertura delle frontiere nel 1980.

Certo, prima di lui erano arrivati Platini, Falcao, Krol, Rummenigge.

Ma ognuno di loro, per motivi diversi, non aveva suscitato lo stupore e l’emozione che aveva suscitato lo sbarco di Zico, grande stella del calcio sudamericano e internazionale da quasi un decennio.

Platini era ancora giovane e a livelli mondiali si è affermato dopo l’approdo alla Juventus nell’82.

Falcao era arrivato alla Roma nel 1980 quasi da sconosciuto ed anche con un po’ di delusione da parte di molti tifosi che si aspettavano di vedere in giallorosso proprio Zico, ben più famoso di lui.

Krol, sempre nell’80, a Napoli aveva suscitato grandi entusiasmi, ma veniva addirittura dal Canada, dove si era ritirato a giocare gli ultimi scampoli di una carriera maestosa che, però, era sul viale del tramonto.

Rummenigge, all’Inter nell’84, era un grande del calcio tedesco ed europeo e faceva sognare, ma non certo come Zico.

Zico, infatti, era arrivato in Italia nel pieno della sua carriera e il fatto che a portarcelo fosse stata la piccola Udinese e non una grande aveva suscitato ancora più stupore.

Alcune beghe burocratiche (che da noi non mancano mai) rischiarono da far saltare il trasferimento e il popolo friulano era anche sceso in piazza per reclamare il suo campione al grido di “O Zico o Austria”.

Poi tutto si risolse ed iniziò una delle storie calcistiche più belle che abbiamo avuto la fortuna di vivere.

Di Zico ci parla oggi il collega Marco Bottieri, che lo ha conosciuto sul finire degli anni ’80 quando lavorava ad una radio di Rio de Janeiro e che ne conserva gelosamente la maglia autografata.

“I miei incontri con Zico sono stati pochi, brevi ma intensi – ci dice Marco – l’ho conosciuto a Rio nell’88, tre anni dopo il suo ritorno al Flamengo dall’Udinese, grazie ad un grande chef brasiliano d’origine italiana mio amico, una persona importante e molto conosciuta in città.

A lui il calcio non interessava, a me invece moltissimo e quando seppe che Zico era uno dei mie idoli  chiamò subito il fratello del campione, che aveva una concessionaria di auto, in città per fissare un appuntamento per farmelo conoscere.

Potete capire l’emozione che provai quando lo incontrai e lui mi regalò questa maglia con tanto di autografo e dedica.

In quell’incontro ebbi subito un’impressione eccezionale di Zico che era un ragazzo normalissimo, proprio come noi, ma con un’aura particolare intorno che lo distingueva dagli altri anche nella vita di tutti i giorni.

Era un campione fuori dal campo così come lo era dentro, modesto e diretto.

Di lui ebbi davvero un’impressione molto positiva come uomo, come persona.

Era ed è uno che non si rifiuta mai di parlare con i tifosi, con la gente che lo ama, come ebbi poi modo di constatare andando a vedere gli allenamenti del Flamengo nel suo centro sportivo, dove non si negava a nessuno.

Una volta tornato in Italia lo rincontrai qui durante Italia ’90 in televisione al “Processo di Biscardi”, dove lui ogni tanto era ospite.

Rispetto al nostro appuntamento di Rio era tutto diverso, Zico aveva tante persone addosso ed anche per questo, direi pure per forza di cose, era sfuggente.

Ma l’impressione che mi aveva lasciato nell’88 restò indelebile e per me resta la più vera.

Anche e soprattutto perché in quel momento Zico era l’idolo ritrovato di Rio e del Flamengo, di una grande squadra nella quale giocavano anche Junior (tornato in Brasile anche lui dopo l’esperienza italiana), Andrade, Leonardo, Jorginho.

Insomma, in quel momento era al massimo della carriera e della vita, ma con me si comportò come uno qualunque, come un ragazzo qualsiasi che ne conosce un altro e ci instaura un rapporto alla pari, senza mettersi sul piedistallo.

Cosa, quest’ultima, che sa fare solo chi è campione davvero”.

Foto: tuttoudinese.it

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