Scoglio: vent’anni senza il “prof”

Il 3 ottobre del 2005 ci lasciava Franco Scoglio, l’allenatore-mito di Genoa e Messina

Roma, 3 ottobre 2025 – Oggi sono vent’anni che ci ha lasciato Franco Scoglio, morto il 3 ottobre del 2025 mentre stava parlando del Genoa. Come aveva predetto qualche anno prima.

“Morirò parlando del Genoa” disse e così è stato, perché Franco Scoglio se ne è andato proprio nel corso di una trasmissione televisiva dell’emittente genovese Primocanale mentre stava parlando del “suo” Genoa.

Che in quel momento non era più “suo”, nel senso non lo stava allenando, ma che era rimasto “suo” perché lo aveva allenato in tre fasi diverse e gli era entrato dentro.

Sulla panchina del Genoa era stato dall’88 al 1990, quando era entrato anche lui nel cuore dei tifosi rossoblù perché in un bienno aveva conquistato la promozione in A e poi la salvezza.

Quindi ci era tornato nel campionato di A 1993-94, in cui era riuscito nell’impresa di salvarlo dopo averlo preso quando era penultimo con soli 11 punti al termine del girone di andata. Con lui arrivò decimo.

Il terzo ritorno fu nel torneo 2001-02 di B, ma poi si dimise a metà campionato.

Tra le tante squadre che ha allenato, compresa la nazionale della Libia, quella che aveva nel cuore, oltre al Genoa, era il Messina.

In riva allo Stretto aveva conquistato la promozione in B nella stagione 1985-86 e poi sfiorato quella in A nel campionato successivo, 1986-87.

Al Messina teneva così tanto al punto di dichiarare, quando lo allenava: “Quando perdo soffro due volte: la prima perché sono l’allenatore, la seconda perché sono messinese”.

I suoi ex giocatori del Messina, per ricordarlo ed onorarlo, si riuniscono spesso ancora oggi a Lipari, l’isola dove Scoglio era nato il 2 maggio 1941 e al loro gruppo hanno dato il nome “I bastardi di Scoglio”.

Risultati sportivi a parte, Scoglio, chiamato “il professore” perché era laureato in Pedagogia, è rimasto famoso anche per le sue frasi. Eccone alcune:

Io non faccio poesia. Io verticalizzo.

Mi faccia una domanda precisa, perché non posso fare dichiarazioni ad minchiam.

Io non alleno. Insegno calcio

Ci sono ventuno modi diversi per battere un calcio d’angolo.

L’allenatore rivelazione? Quello che vince.

Di solito parlo con il senno di prima.

Allenare più di sedici giocatori mi fa venire il mal di testa. 

Il mio calcio è fatto così: 47% di tecnica, 30% di condizione fisica, 23% di psicologia. 

Che libidine quando perdo. La sconfitta mi esalta e mi fa assaporare stimoli insostituibili. 

In campo faccio del mio peggio. 

Nel calcio è bene nascondere i propri pregi. 

Nella mia vita ho subito microtraumi da libri. 

Lei, là in fondo, con quelle cuffie, la deve smettere sennò parlo ad minchiam.

Io in campo guardo a 300 gradi, gli altri 60 li tengo per me.

 Foto: archivio news – primocanale.it

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