Roma, 20 maggio 2025.
E’ notizia di pochi minuti fa: se n’è andato Giovanni “Nino” Benvenuti, grande protagonista della boxe italiana ed internazionale degli anni sessanta ma direi dello sport italiano.
Da poco Benvenuti aveva compiuto 87 anni, orgogliosamente nato ad Isola d’Istria, ora Slovenia, ma non si avevano particolari notizie di problemi di salute tanto che ancora non si conoscono i motivi della scomparsa.
Già ora viene ricordato per la medaglia d’oro conquistata nel 1960 nell’Olimpiade di Roma, ma Nino nella sua carriera professionistica ha lasciato un segno forte con la conquista di titoli mondiali, nella categoria dei medi jr. e medi, tanto da venir considerato il miglior pugile italiano di tutti i tempi.
Elegante, tecnico, esemplare nell’espressione pugilistica relativa alla “Noble Art”, degno erede di icone come Mitri e Loi sul solco tracciato dal più grande di sempre, nella categoria dei medi, Ray Sugar Robinson.
Benvenuti ha duettato per qualche anno con Sandro Mazzinghi, dividendo il Paese, strappandogli il titolo mondiale dei pesi medi jr. in un memorabile match a Milano proprio sessant’anni fa, il 18 giugno 1965.
Mazzinghi, tutto cuore e furia, Benvenuti, calcolatore ed intellettuale che legge Ovidio e ascolta musica classica, danno vita ad un incontro storico che l’istriano risolve per Ko alla sesta ripresa con un preciso montante destro.
L’apice, dal punto di vista della notorietà mondiale, Benvenuti lo raggiunge due anni dopo nel 1967 con la triplice sfida contro l’americano Emile Griffith che lo porta ad essere il Re della categoria dei pesi medi.
Il suo regno dura fino a novembre del 1970 quando sulla sua strada compare lo sconosciuto Monzon, che lo distrugge a Roma e gli fa finire la carriera nell’improbabile rivincita di Montecarlo nel giugno 1971.
Nino Benvenuti ha segnato un’epoca dando un enorme prestigio non solo al pugilato ma a tutto lo sport italiano, con stile, nobilitando la sua specialità sempre nell’occhio del ciclone.
Il personaggio Benvenuti, nel dopo carriera, è rimasto nel suo mondo collaborando come opinionista nel raccontare gli incontri ma soprattutto è stato vicino, umanamente, ai suoi rivali.
Ha aiutato Griffith, caduto in disgrazia dal punto di vista economico e di salute, e soprattutto è stato vicino a Monzon nella sua traversia giudiziaria.
L’emozione e l’orgoglio che ha regalato a milioni d’italiani nella notte del 17 aprile 1967, mitica la radiocronaca di Paolo Valenti, non la dimenticheremo mai.