Roma, 25 ottobre 2025 – Oggi c’è un Vinicius che spopola nel Real Madrid e che è stato decisivo nella vittoria delle “merengues” contro la Juventus in Champions.
Ieri c’era un Vinicio, in Brasile Vinicius, brasiliano a attaccante come lui e che, ancora come lui, ha avuto più gloria ed onori in Europa che nella sua terra di nascita, ma in Italia, non in Spagna.
Ci riferiamo a Luis Vinicio de Menezes, 93 anni e napoletano d’adozione, perché in riva al Golfo ha giocato come attaccante dal 1955 al 1960, con 69 gol in 151 partite e poi allenato.
Proprio questa seconda esperienza in azzurro gli è valsa per sempre l’amore dei tifosi partenopei, perché il suo Napoli, alla metà degli anni ’70, sfiorò quello scudetto che non aveva ancora mai conquistato.
Uno scudetto che era il sogno di una città, dunque e al quale la sua squadra arrivò davvero vicina, piazzandosi terza nel campionato 1973/74 alle spalle di Lazio e Juventus e seconda nel torneo seguente, 1974/75 dietro alla Juve.
Sempre a pochi punti dalla vetta e in virtù di un gioco “all’olandese” bello e spettacolare.
Un gioco che si diceva “all’olandese” perché quelli erano gli anni della grande Olanda di Crujiff, nella quale tutti sapevano fare tutto e i ruoli erano solo nominali.
Ecco, il Napoli di Vinicio provava a ripetere nel nostro campionato quel modo di stare in campo e quella formazione, i tifosi più attempati, non se la sono più dimenticata.
Perché li fece sognare ed anche perché quello era ancora il calcio in cui le squadre si recitavano a memoria.
C’erano i numeri fissi dall’1 all’11, i cambi erano pochi e il turnover anche, visto che le rose non erano di 22 o 24 giocatori, ma di 14 o 16, con qualche giovane primavera aggregato.
Il Napoli 1973/74, presieduto da Corrado Ferlaino, era questo: Carmignani, Bruscolotti, Pogliana, Zurlini, Vavassori, Orlandini, Esposito, Cané, Clerici, Juliano, Braglia.
Vinicio, in Italia, era arrivato nel 1952 dal Botafogo proprio per giocare nel Napoli e i tifosi lo avevano ribattezzato subito ‘O Lione per il suo modo di lottare in campo.
Poi ha indossato le maglie di Bologna, L.R.Vicenza, Inter e ancora L.R.Vicenza, con cui ha smesso di giocare nel 1968.
Da allora al 1992 ha allenato tante squadre, soprattutto del centro-sud: Internapoli, Brindisi, Ternana, Napoli, Lazio, Avellino, Pisa, Udinese e Juve Stabia.
Sempre con quel soprannome addosso, ‘O Lione, che era ormai diventato il suo vero nome italiano.






