Roma, 27 luglio 2025.
Domenica 27 luglio 1975, manco a dirlo, è una giornata torrida e a Roma nella zona di Tor di Quinto, in mattinata, c’è un forte concentramento di persone.
Per inquadrare quella giornata mi è venuto in mente il film del 1965 “Il tormento e l’estasi”, protagonisti Charlton Heston e Rex Harrison, che racconta il travagliato rapporto tra Michelangelo Buonarroti e Papa Giulio II per la realizzazione degli affreschi della Cappella Sistina.
Tormento.
Niente mare per migliaia di appassionati che si danno appuntamento per il primo giorno di raduno, per la stagione 1975/1976 della serie A di calcio, della Lazio.
E’ un ritrovo simbolico perché la preparazione viene svolta nel feudo di Pievepelago, in Emilia, a ridosso dell’Abetone.
L’abbraccio con i tifosi non è casuale, rispetto ad altre edizioni, perché dopo quattro anni non è presente l’allenatore Tommaso Maestrelli, convalescente nella clinica Paideia al Fleming, ma soprattutto non c’è Giorgio Chinaglia.
Della terribile malattia di Maestrelli abbiamo già scritto nel racconto del 6 aprile u.s. (La malattia di Maestrelli), con la società che sceglie come nuovo tecnico il giovane Giulio Corsini.
Arrivo a fatica al campo di Tor di Quinto, stracolmo di gente, insieme a mio padre e noto un’atmosfera strana, tanta confusione ma quasi tutti in silenzio.
Siamo nel piazzale antistante il terreno d’allenamento, in mezzo a noi sfilano i giocatori ma quasi nessuno viene, come succede di solito, soffocato per autografi o qualche foto.
Il proverbiale entusiasmo che in queste situazioni è prassi, per rinverdire i sogni e coltivare le speranze di una stagione foriera di successi, è completamente assente.
Ci si accorge, quasi non volendo, dell’assenza di Oddi, Nanni e Frustalupi, colonne portanti dello scudetto del 1974, in virtù di una politica di ringiovanimento (?) e di conseguenza l’arrivo dei nuovi Ammoniaci, Brignani, Lopez e Ferrari.
Ma Chinaglia? Ma dov’è Giorgione? Nessuno sa niente, solo un tifoso isolato legge piangendo l’ultima pagina del “Corriere dello Sport”.
Mi avvicino, insieme ad altri, e vedo che l’ultima pagina del quotidiano sportivo reca una lettera che Giorgio Chinaglia ha voluto indirizzare ai tifosi laziali proprio nel giorno del raduno.
Giorgione spiega la sua assenza dovuta a problemi familiari, a cui non può sottrarsi, ringraziando il popolo laziale per il sostegno e l’amore ricevuto in tutti questi anni.
Sgomento, incredulità, commozione, un insieme di “zombie” che non sanno cosa dire, cosa fare, con l’inedita scena che a tirar su il morale di noi tifosi sono proprio i giocatori presenti.
Nessuno lo pensa, nessuno l’immagina, ma la favola della Lazio dello scudetto si va spegnendo, con sofferenze indicibili relative ad una salvezza dalla serie B scongiurata all’ultima giornata di quella stagione.
Quello di quella mattina è un ambiente laziale cloroformizzato dove le voci trapelate qualche giorno prima, per la probabile assenza di Chinaglia, trovano conferma in quella assurda mattinata.
Lo spento andazzo di quei giorni a seguire viene squarciato un mese dopo, giovedì 28 agosto, da una notizia bomba sul “Corriere dello Sport”: <Chinaglia ritorna!>.
Estasi.
Il giorno dopo, venerdì 29, l’aeroporto di Fiumicino viene invaso, sin dalle sette di mattina, da almeno diecimila persone stavolta festanti, urlanti, senza controllo.
Chi scrive parte all’alba dal quartiere Trieste per raggiungere l’aerostazione, via Fregene, con il “Ciao”, motorino della Piaggio.
Nel marasma generale una signora di una certa età, con un cappellino stile regina Elisabetta, chiede stupita: <Ma chi è il Capo di Stato che oggi si trova a Fiumicino?>.
Gli risponde un energumeno in piena “trance” agonistica: < A signò ma quale Capo de Stato, è tornato Giorgioneeee>.
Sbiadisce di colpo il ricordo di quella malinconica domenica di un mese prima, però la favola stava svanendo…
FOTO: S.S.LAZIO 1975 Vikipedia.