Racconti di sport

Il Cannibale fa 80…

Eddy Merckx festeggia il suo compleanno tondo.

Roma, 17 giugno 2025 – Compleanno importante quello che celebriamo oggi, perché taglia il traguardo delle 80 primavere un fenomeno dello sport e del ciclismo in particolare: Eddy Merckx.

Edouard Louis Joseph, “Eddy”, Merckx nasce in un piccolo villaggio del Belgio, Brabante Fiammingo, dove gli uomini si rintanano in pub e osterie, scansando la nebbia, parlando di donne e scommesse.

Ha vinto quasi tutto, più di 500 corse tra strada e pista, tanto da far dire ai vari cantori del ciclismo: Coppi il più grande, Merckx il più forte. Premesso che non è mai corretto fare paragoni tra epoche diverse, tuttavia qualche dubbio se Merckx era più forte di Coppi l’ho sempre avuto.

Il belga è passato alla storia come “il Cannibale”, per la sua sete mai soddisfatta di vittoria, curando l’ambizione di voler sempre vincere fino alle ultime pedalate della sua carriera. Professionista dal 1965 al 1978 è stato protagonista di un ciclismo degli anni d’oro, moderno, magari non epico come l’epoca di Bartali, Coppi, Bobet, Gaul ed altri grandi.

L’appellativo “Cannibale” nasce dalla stampa francese durante e dopo i suoi 5 trionfi al Tour allorché non concedeva il pur minimo traguardo ad altri. Amato, ammirato, idolatrato, ma allo stesso tempo odiato ed invidiato da corridori di seconda e terza fascia che cercavano quegli spazi minimi per arrotondare lo stipendio a caccia di premi.

Una volta il grande Jacques Anquetil, dopo aver visto l’ostinato tentativo di Merckx di annullare una fuga senza pretese di un gregario, in un Tour ad inizio anni ’70, gli disse:< Hai sbagliato Eddy, non si fa così con un corridore che ha bisogno di soldi>.

Merckx ha vissuto un ciclismo come battaglia campale, grandi duelli, vittorie, sconfitte, lacrime ed esaltazioni.

E’ stato un atleta allo stato puro, muscoli, cuore e cervello nati per funzionare al massimo, un corridore completo, forte in volata, sul passo, in salita e a cronometro. Proverbiali i suoi duelli con il suo più indomito rivale, Felice Gimondi, che non ha mai mollato prendendosi delle rivincite anche in età avanzata quando il belga era ormai prosciugato fisicamente.

Carattere forte, poco incline alla rassegnazione, che dimostrò nella vicenda doping del Giro del 1969 quando fu escluso dalla corsa perché risultò positivo ad un’anfetamina dopo un’insignificante tappa di pianura a Savona e con la maglia rosa già sua. Si rifece un mese dopo, appena scontata la squalifica, partecipando al suo primo Tour disintegrando con minutaggi pesanti tutti i suoi avversari.

Curioso il destino che trent’anni dopo riservò la stessa sorte a Marco Pantani, ma il “Pirata” non ebbe la stessa reazione e forza caratteriale di Merckx. Un’immagine che mi è rimasta impressa fu nel Mondiale del 1971 a Mendrisio quando la fuga decisiva vide Merckx e Gimondi appaiati nel testa-a-testa finale sulla salita di Novazzano.

Nessuno dei due volle cedere all’altro il comando della fuga.

La maglia iridata andò al “Cannibale”, ma due anni dopo Gimondi si riprese con gli interessi il Mondiale a Barcellona. Ho avuto modo di conoscere ed intervistare Merckx al Giro del Giubileo 2000 nella cronometro di partenza a Roma. Fu affabile, disponibile, e sorrise quando gli rivelai, a fine intervista, che l’avevo odiato come rivale del mio idolo Gimondi.

In fondo non era così “Cannibale”…

 

 

 

Guarda anche
Chiudi
Pulsante per tornare all'inizio
SKIN:
STICKY