I “gemelli” Chinaglia…

Ricordo di una rocambolesca qualificazione presagio però di un'annata infausta.

Roma, 1 ottobre 2025.

 

I calendari calcistici di una volta erano meno compressi degli attuali e la serie A cominciava i primi d’ottobre.

Tra fine agosto e settembre si disputavano partite di qualificazione di Coppa Italia, attraverso gironi da quattro squadre, quindi tre gare, dove si qualificava solo la prima del girone.

Inoltre le compagini che partecipavano alle competizioni internazionali avevano l’incombere di un paio di gare, relative al primo turno di qualificazione.

La Lazio, in virtù del quarto posto della stagione 1974-75, partecipava, nella stagione 1975-76, alla Coppa Uefa ed il sorteggio gli aveva messo di fronte, per i trentaduesimi di finale, i sovietici dello Chernomoretz di Odessa.

L’andata il 17 settembre 1975, in territorio ucraino, vede soccombere la Lazio per 1-0 con il portiere Pulici sugli scudi per aver limitato ad un solo goal il passivo dei laziali.

I biancocelesti stanno cercando di ricompattarsi, sotto la guida del giovane allenatore Corsini, dopo un periodo denso di scossoni tecnici ed ambientali non indifferenti.

Della grave malattia di Maestrelli sul finire della precedente stagione, all’uscita di scena di Chinaglia, alle dolorose ed inspiegabili cessioni di capisaldi come Nanni, Oddi e Frustalupi, vi abbiamo già reso edotti nel pezzo del 27 luglio u.s. dal titolo: “Il tormento e l’estasi” (in salsa biancoceleste…).

Come abbiamo accennato all’improvviso ritorno di Giorgio Chinaglia, venerdì 29 agosto 1975, che ha riportato, tra i tifosi, entusiasmi oceanici, tanto da convogliare all’Olimpico il 31 agosto 1975 per un modesto Lazio-Varese quasi 50.000 spettatori.

Mercoledì 1 ottobre 1975, cinquant’anni fa, la Lazio ospita il Chernomoretz per la gara di ritorno del primo turno di Coppa Uefa e l’obiettivo è quello di ribaltare l’esito dell’andata e superare il turno.

Più di 60.000 persone affollano l’impianto romano in una serata calda e umida e l’allenatore Corsini schiera subito l’attacco pesante con Chinaglia e “Riccio-goal”-Ferrari.

Ferrari, negli intendimenti societari e tecnici, era stato scelto per sostituire Chinaglia quando sembrava che questi non sarebbe più tornato.

La Lazio preme molto ma la manovra non è fluida, nonostante i guizzi del giovane Giordano schierato come ala tornante in luogo di Garlaschelli.

C’è poi da aggiungere che i sovietici sono arcigni ed avanti nella preparazione, essendo da loro in pieno svolgimento il campionato nazionale.

Chinaglia, sensibilmente a corto di preparazione avendola saltata quando non si presentò in ritiro, è comunque temuto e marcato dagli avversari nel rispetto della forza del calciatore e nel ricordo dell’ultima gara che disputò a Mosca l’8 giugno 1975, con la maglia della Nazionale, dove risultò il migliore in campo (“L’ultima partita”, pubblicato l’8 giugno 2025).

Il tempo scorre inesorabile, le energie cominciano a latitare, quando un guizzo di Garlaschelli, subentrato a Ferrari, viene stroncato fallosamente in area sovietica a due minuti dalla fine.

L’arbitro internazionale Palotai decreta senza indugio il rigore, che Giorgione insacca alla sinistra del portiere.

Supplementari dunque anche se la Lazio è al lumicino, ma meglio di niente con ancora qualche speranza di qualificazione.

Durante il primo tempo supplementare, due le frazioni da 15 minuti l’una, si rischia poco anche perché una rete degli avversari in trasferta significa condanna certa per la regola, oggi non più in vigore, che a parità aritmetica, tra andata e ritorno, le reti segnate fuori casa valgono il doppio.

A tre minuti dalla fine del primo supplementare c’è un’azione sulla sinistra, sotto la tribuna Monte Mario, con la sfera che arriva a Chinaglia.

E’ un attimo, Giorgione s’ingobbisce, entra in area di prepotenza e lascia partire una staffilata terrificante di sinistro che brucia il portiere e gonfia la rete della porta sotto la Curva Nord.

Grande entusiasmo, occhi lucidi in Tribuna d’Onore della gente verso Tommaso Maestrelli che, in convalescenza, per la prima volta è uscito di casa per seguire la “suaLazio.

Nei minuti finali, che non passano mai, c’è da stringere i denti con i sovietici alla disperata ricerca di quel goal che darebbe loro il passaggio del turno.

Mancano pochi secondi e i laziali spezzano una trama offensiva del Chernomoretz, lanciando lungo Badiani nella metà campo avversaria.

E’ una galoppata solitaria del mediano laziale, vanamente inseguito da Logvinenko unico rimasto a presidiare la propria difesa.

Appena giunto al limite dell’area Badiani appoggia, con le ultime forze rimaste, il pallone a Chinaglia che ai quindici metri scarica una “mina” di destro che trafigge l’incolpevole portiere.

Delirio totale, ci si abbraccia rotolandosi sugli spalti, con gente di una certa età con il volto rigato dalle lacrime.

Giorgione Chinaglia, appena segnato, viene verso la Tribuna Tevere esultando con il pugno destro in aria e vicino a me ed al mio amico e sodale Marco Capodanno l’architetto Massimo Bandinelli, stimato professionista di 43 (!) anni, si alza in piedi sulla panchina della Tevere e comincia a gridare impazzito di gioia:<Mostro, Mostro, Mostro…>.

Lo avrà ripetuto una ventina di volte…; un ulteriore prova dell’attaccamento, dell’amore viscerale, verso uno sportivo, e in particolare del “fenomeno” Chinaglia, da parte di persone mature, non adolescenti, che in quei tempi era possibile verificare.

Per ribadire il personaggio, la sua assoluta determinazione, un aneddoto curioso relativo al giorno prima, martedì 30 settembre.

Mi trovavo al campo d’allenamento della Lazio, in Viale Tor di Quinto, per assistere alla rifinitura della vigilia.

L’allenatore Corsini aveva predisposto dei gruppi di 5/6 giocatori in circolo per far disputare l’esercizio del “torello”.

L’esercitazione consisteva nel far girare velocemente il pallone tra i calciatori in circolo, con in mezzo un giocatore che doveva cercare di rubare il pallone interrompendo il giro.

In uno di questi gruppi Chinaglia era quello che stava in mezzo e non riusciva ad interrompere i passaggi degli altri, generando ilarità e sfottò nel gruppetto.

Ad un certo punto, visibilmente stizzito (eufemismo…), Giorgione prende il pallone con le mani, interrompe l’esercizio e spara:<La partita finisce al novantesimo…>.

Giorgione se ne va verso gli spogliatoi interrompendo l’esercitazione; il messaggio, con i suoi modi, era rivolto a qualcuno dall’atteggiamento un po’ leggero, che nel frattempo lo prendeva in giro, e comunque mai battuta fu più veritiera visto l’epilogo della sera dopo…

Lazio-Chernomoretz 3-0, turno superato e sul tabellone dell’Olimpico il nome ripetuto tre volte di Chinaglia, i “gemelli Chinaglia…”.

Una serata di gloria, un rigurgito di felicità, nell’illusione che i fasti biancocelesti potessero continuare ma che di lì a poco una dura realtà farà piombare nell’incubo tutto l’ambiente laziale.

 

 

FOTO:  Tepa Sport  Lazio 1975-75.

   

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