A proposito di LAZIO…

Considerazioni sul difficile rapporto tra i media e la LAZIO.

Roma, 12 novembre 2025.

 

Già da qualche anno viviamo un percorso di vita che sembra aver perso il concetto di ideale, di educazione in generale e di educazione nello sport in particolare.

A maggior ragione in un’epoca multimediale, infarcita di social, dove le corrette (?) informazioni spesso sono un “optional”, un tritacarne incredibile portato avanti su piazze bollenti e poco inclini ad approfondirne la veridicità.

Ad una certa età ed avendo vissuto determinate situazioni scatta una rabbia, un’insoddisfazione, viscerale che tocca inevitabilmente il cuore.

Nel massimo rispetto di ogni tradizione, in questo caso sportiva, che ognuno può vantare, il mio allarme, il mio grido, è rivolto alla scarsa considerazione, locale e nazionale, di cui gode (per meglio dire ne è vittima) la Società Sportiva LAZIO.

Oggigiorno il nome LAZIO viene principalmente speso nel solo ambito della sezione calcio.

D’accordo, il pallone fagocita il 90% dell’interesse della popolazione e dei media e spessissimo il nome LAZIO viene considerato con pressappochismo, sufficienza, facile ironia.

La sezione calcio fa parte di una Polisportiva comprendente più di 80 società affiliate e tale complesso consente, in tutti i fine settimana dell’anno, in Italia e all’estero, a più di diecimila atleti di vestire i colori biancocelesti.

Consentitemi di riavvolgere il nastro, in modo affettuoso e un tantino nostalgico.

<Ogni associazione di uomini può anche avere una storia: ma la Società sportiva ha sempre una sua storia. E all’interno di essa mai troverete l’ombra o il sospetto dell’interesse materiale. Troverete invece generosità, entusiasmo, bontà>.

Sono parole pronunciate, sul finire degli anni sessanta, da Giulio Onesti Presidente del C.O.N.I. in quell’epoca, all’indomani della presentazione della prima “Storia della Lazio”, scritta da Mario Pennacchia.

Lo sport del Centro-Sud nasce, di fatto il 9 gennaio 1900, all’alba dello scorso secolo, con la Podistica Lazio.

Il sodalizio biancazzurro accompagna l’evoluzione del ventesimo secolo, dal tram a cavalli alla conquista dello spazio.

La Lazio è nata da un ideale, per un ideale, dalla coscienza e dall’animo dei suoi fondatori addirittura prima, nel 1896 l’anno del risorgimento olimpico.

Sulle rive del “biondo Tevere”, tra ponte Margherita e il porto di Ripetta, Luigi Bigiarelli, giovane sottufficiale romano dei bersaglieri, freme nella speranza di fare sport.

Incita se stesso ed altri sette amici, più il fratello: <Bisogna fare sport>, come in Francia e in Inghilterra ma anche nel nord Italia dove i giovani sanno cosa fare.

La nobiltà romana ed esponenti della cultura e dell’intelligenza hanno i loro circoli ma i giovani come veicolano le loro energie al di là del fiume, del mare e dei parchi?

<La società la facciamo noi>, arringa Bigiarelli e nell’anno del Giubileo, martedì 9 gennaio 1900, nasce la “Società Podistica Lazio”.

Il nome “Lazio” fu una precisa scelta di Bigiarelli & Co. collegato agli antichi valori della “Latinitas” che furono i caposaldi della Civiltà Latina.

E’ in un documento del 5 gennaio 1924, rinvenuto dal quindicinale “Il Lazio”, organo ufficiale della Società Podistica Lazio, allorquando i fondatori certificarono, nella retorica del tempo: < La nostra Società coltiva e custodisce le memorie ed i valori spirituali del passato ed educa con essi le forze giovani perché raccolgano palme degne dell’antica gloria e rinnovare il patto di concordia e fede>.

Il motto della Società è: <Concordia parvae res crescunt, discordia maximar dilabuntur>, >Nell’armonia anche le piccole cose crescono, nel contrasto anche le più grandi svaniscono>.

Forte unità e forte spirito di concordia.

L’opera meritoria di tale chiarezza è stata egregiamente portata avanti dall’Avv. Gian Luca Mignogna, tacitando vecchie leggende legate al non utilizzo del nome Roma peraltro appartenente ad altri sodalizi sportivi.

Una ventina d’anni fa ero Barcellona ed inevitabilmente andai a visitare il monumentale stadio di calcio Nou Camp, con all’interno il museo, ristoranti e negozi commerciali.

Molto ben organizzato, con vari televisori che irradiavano immagini storiche e del momento del Barca ed una sala che invitava a visitare le altre sezioni dei blaugrana.

Mi avvicinai e mi lasciai andare ad un gesto di stizza perché il pannello d’entrata citava solo 6 sezioni del Barcellona, opportunamente pubblicizzate e sostenute.

Il mio dispiacere era nei riguardi della “miaLazio che non ha mai avuto una sede museale e men che meno la sua storia, i suoi alfieri, portati a conoscenza approfittando di una locazione naturale come la Capitale d’Italia.

Quanti sanno che nella sua ultrasecolare storia la Lazio ha totalizzato più di 1500 titoli, nazionali ed internazionali?

E’ stata eretta Ente Morale con Regio Decreto del 2 giugno 1921 per le sue benemerenze sociali, culturali e sportive.

Nel 1967 la S.S.Lazio è insignita della “Stella d’Oro” al merito sportivo nel solco di una tradizione e per lo sviluppo dell’attività in numerose discipline sportive.

Nel 2002 viene assegnato dal C.O.N.I. alla S.S.Lazio il “Collare d’Oro” al merito sportivo per aver onorato, in più di cento anni d’attività, la storia dello sport nazionale.

Tanti gli atleti prestigiosi che hanno nobilitato i colori sociali ed il nome della Lazio come Fausto Coppi, per sei mesi subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale, Giulio Glorioso, gloria del baseball e campione d’Italia nel 1949, Carlo Pedersoli/Bud Spencer, primo nuotatore a scendere sotto il minuto nei 100 s.l.

Renzo Nostini, schermidore, nuotatore e fondatore della sezione rugby, Presidente della Polisportiva in tre differenti momenti storici, ebbe a dichiarare: <E’ più difficile descriverla che sentirla l’appartenenza alla Lazio. E’ signorilità, è una cosa che si sente dentro, della quale ci si sente orgogliosi. E’ un messaggio che tocca i cuori, la mente, la sensibilità e ci innalza verso il cielo, è un messaggio di vita, di costume, che incide nel comportamento quotidiano di ciascuno di noi. E’ importante dimostrarla in ogni occasione, nei campi di gioco e nella vita>.

Per il calcio il fiore all’occhiello è stato Silvio Piola, il più prolifico attaccante italiano di tutti i tempi, a cui aggiungere i protagonisti del primo tricolore del 1974, del secondo titolo del 2000, con una speciale menzione per la “banda dei -9” del 1987.

L’11 giugno 1933 una rappresentativa giovanile sotto i 14 anni, chiamati “pulcini”, furono invitati nel tempio del “Prater” di Vienna per un’esibizione contro i ragazzi del Wacker prima di un incontro internazionale tra le nazionali maggiori dell’Austria e del Belgio.

All’epoca il calcio austriaco, al pari di quello ungherese, era ai vertici mondiali e fu un prestigioso riconoscimento l’essere stati invitati per quello che già allora la Lazio rappresentava in Europa.

Per la cronaca gli undici “pulcini” pareggiarono 1-1, rafforzando la tradizione del nostro calcio, uscendo tra gli appezzamenti del pubblico viennese.

Nel calcio poi, in parecchie circostanze, l’attaccamento ai colori sociali è stato dimostrato da personaggi “non” romani, a ribadimento di come sia entrato loro forte il senso d’appartenenza della storia del sodalizio.

La LAZIO non è una squadra di calcio. La LAZIO ti entra dentro, ti cattura, è Lei che ti sceglie e come i figli giovani di Sparta attrae a sé solo chi è disposto a soffrire, perché quando c’è la LAZIO di mezzo non c’è mai nulla di facile”.

Un nobile pensiero espresso da un lombardo purosangue come Felice Pulici, portiere del primo scudetto della LAZIO calcio nel 1974.

Ribadisco ed auspico che una comunicazione più attenta, più ficcante, possa esprimere e nobilitare lo sforzo e la passione dei diecimila atleti, con indosso una casacca biancoceleste, indipendentemente dalla sezione calcio.

In risposta ed in controtendenza a certi comunicati pubblicati in questi giorni e come alcuni personaggi rappresentano (?) oggi il glorioso nome della LAZIO.

 

FOTO:  ARCHIVIO d’epoca dal libro “Storia della Lazio” di Mario Pennacchia.

 

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