Taxi Driver.

Scorsese e De Niro, accoppiata vincente...

Roma, 27 agosto 2021.

La ricorrenza.

E’ sempre impegnativo etichettare come capolavoro una pellicola cinematografica ma nel caso di Taxi Driver, quarantacinque anni fa l’uscita in Italia, l’imperativo è d’obbligo: Capolavoro.

La storia.

Travis è un reduce dal Vietnam e dopo il congedo, a metà anni ’70, si mette a guidare un taxi nella città di New York con preferenza per i turni di notte dal momento che soffre d’insonnia.

Travis è un disadattato che non ha ancora trent’anni e vive in estrema solitudine l’esperienza lavorativa nella metropoli americana.

Di giorno riporta le sue sensazioni, il suo modo di vivere, su un diario e di notte svolge il suo lavoro per tutti i quartieri della Grande Mela.

Sempre solo, al massimo qualche birra in compagnia di qualche strampalato collega di lavoro, Travis è comunque un attento osservatore del mondo che lo circonda.

Si appassiona alla politica, nell’imminenza delle elezioni per il nuovo presidente degli Stati Uniti, ma più che altro è attratto da Betsy che fa parte del gruppo che sostiene la corsa del senatore Palantine.

Il corteggiamento di Travis è quanto mai goffo e non si rende conto che invitando Betsy al cinema non può portarla a vedere un film a luci rosse…

Trova strano e inaccettabile che la ragazza non voglia più saperne di lui e si chiude ancora più in se stesso cercando rifugio nel suo lavoro notturno.

S’incontra di tutto nella notte newyorchese, ladri, spacciatori, prostitute e proprio l’incontro con una di queste fa aumentare ancor di più il disgusto e l’insofferenza di Travis.

Iris è una giovanissima prostituta, appena tredicenne, fagocitata dal suo protettore soprannominato Sport da cui cerca di fuggire.

Travis entra in confidenza con Iris che rimane affascinata dal personaggio ma allo stesso tempo non riesce a staccarsi da quel mondo perverso dominato dalla figura di Sport.

Sempre più in preda all’insofferenza Travis entra nell’ottica che qualcosa deve pur succedere, qualcosa dove sia lui a determinare un cambiamento della società in cui vive.

Decide, a suo modo, di ripulire la città ed il bersaglio non è solo Sport ed i corrotti come lui ma anche il senatore Palantine, depositario di una ipocrisia inaccettabile.

Curiosità.

Martin Scorsese, giovane regista italo-americano, dirige uno dei più straordinari saggi di cinema sulla violenza e sulla vita notturna di New York.

Un film che racconta la Grande Mela, nei suoi spaccati più profondi, con molto realismo e molti anni prima del radicale cambiamento che gli darà il sindaco Giuliani.

Grande merito va anche alla sceneggiatura di Paul Schrader, autore qualche anno dopo di pellicole come American Gigolò, con Richard Gere del 1980, oltre a Il bacio della pantera del 1982 con una splendida Nastassja Kinski.

Scorsese tratteggia le contraddizioni di New York oltre all’impatto, nel personaggio Travis, della guerra del Vietnam sui soldati che hanno combattuto nel conflitto.

Schrader e il regista raccontano lo stravolgimento psichico di Travis, i suoi disturbi da stress post traumatico, che sviluppa contro la corrotta società una volontà omicida.

I Protagonisti.

Monumentale Robert De Niro nel ruolo di Travis con la scena diventata cult, il celebre monologo allo specchio: <Ma dici a me? Ma dici proprio a me? Già non ci sono che io qui>.

Una giovanissima Jodie Foster è Iris, seguita durante la lavorazione del film da un’assistente sociale per assicurarsi che non riceva contraccolpi psicologici.

Betsy è Cybill Sheperd, Peter Boyle, il mostro nella parodia Frankestein Junior, è un collega di Travis alquanto squinternato e Harvey Keitel è Sport, il magnaccia.

Keitel per aumentare la credibilità della sua parte chiede consiglio ad un vero protettore che conosce, vicino a Manhattan.

De Niro addirittura guida per un certo periodo un vero taxi, approfittando del fatto che non è ancora un volto notissimo del cinema.

Anche Scorsese si cimenta in una piccola parte; è un cliente di Travis che si fa portare in taxi per pedinare e osservare la moglie che lo tradisce…

Da segnalare, nel (ri)vedere il film, la geniale ripresa di Scorsese che ripercorre la scena clou finale al rallentatore.

Una sorta di moviola al contrario, esplicativa del contesto, accompagnata dalla solenne musica di Bernard Herrmann alla sua ultima composizione prima di morire.

Una cosa singolare è che Taxi Driver non vince neanche un Oscar ma <solo> la Palma d’oro al Festival di Cannes.

Qualcuno giura di aver visto De Niro davanti allo specchio che dice:<Ma veramente neanche un Oscar? Eh già c’è solo la Palma d’oro…>.

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