Spettacolo

Spettacoli teatrali a Roma: teatro classico e teatro civile

TeatroRecensione di spettacoli teatrali nella capitale.

Al Teatro Eliseo il Borkman di Ibsen con Popolizio, Avogadro, Mandracchia, Lante della Rovere – Massimo Popolizio apre la stagione del Teatro Eliseo e porta in scena con grande successo il John Gabriel Borkman,  di Henrik Ibsen nella traduzione di Claudio Magris, con la  regia di Piero Maccarinelli. Accanto a Massimo Popolizio sono  in scena Lucrezia Lante della Rovere e  Manuela Mandracchia, Mauro Avogadro, Alex Cendron, Ilaria Genatiempo, Camilla Diana. Grandi ambizioni muovono il protagonista di questo  testo di Ibsen. Come nelle sue ultime opere, il centro di interesse è la creazione di un percorso di vita: grandi uomini con grandi progetti che si scontrano con il senso ultimo del loro operare, rispetto a sé e rispetto alla vita.  Borkman,  nel suo percorso di creazione, ha avuto un lungo stop, poiché è stato condannato ad otto anni di prigione. Brillante banchiere incorso in un fallimento finanziario di grandi dimensioni, da  genio della finanza si ritrova ad essere un fallito. Toccato dal disonore, dissolta la stima degli altri nei suoi confronti,  non sembra però disposto a considerarsi un vinto e  continua a non avere dubbi sul valore demiurgico di quella che lui considera la sua missione. Si sente un creatore finanziario, quasi un artista della finanza, per la potenza visionaria del suo intendere. Con lui, il suo solo amico, Foldal,  suo ex collaboratore, autore di un testo mai  pubblicato,  creatore quindi  a sua volta di  qualcosa che non vedrà mai completamente la luce. La depressione collegata alla creazione sembra affacciarsi fra le pagine del testo, che incrocia la vicenda del finanziere a quello delle due sorelle Rentheim –  la moglie e l’ ex amante consumata dalla malattia. Due sorelle che hanno avuto lo stesso uomo,  John Gabriel, senza tuttavia averlo mai completamente posseduto. Un’analisi lucida, filosofica e poetica, ma anche concretamente feroce e tragicomica del destino che fa di ognuno un prevaricatore,  un umiliato e offeso, che fa di ogni affermazione vitale anche un gesto di violenza.

Re Lear al Teatro Quirino – Un grande successo al Quirino per Michele Placido e per la sua affiatata compagnia con questa famosa opera di Shakespeare: Re Lear esplora la natura stessa dell’esistenza umana: l’amore e il dovere, il potere e la perdita, il bene e il male, racconta della fine di un mondo, il crollo di tutte le certezze di un’epoca, lo sgomento dell’essere umano di fronte all’imperscrutabilità delle leggi dell’universo. All’inizio del dramma Lear rinuncia al suo ruolo, consegna il suo regno nelle mani delle figlie, si spoglia dell’essere Re, pilastro e centro del mondo, per tornare uomo tra gli uomini, rifarsi bambino e in pace “gattonare verso la morte”. Come un bambino pretende l’amore, Lear esige in cambio della cessione del suo potere, che le figlie espongano in parole i loro sentimenti per lui. Ma Cordelia, la più piccola, sa che l’amore, il vero amore non ha parole e alla richiesta del padre può rispondere solo: “nulla, mio signore”. È questo equivoco, questo confondere l’amore con le parole, che, nel momento in cui le altre figlie si mostreranno per quello che sono, farà crollare Lear rendendolo pazzo. E con Lear è il mondo intero che va fuor di senno, la natura scatenata e innocente riprende il suo dominio, riporta gli uomini al loro stato primordiale, nudi e impauriti, in balia di freddo e pioggia a lottare per la propria sopravvivenza, vermi della terra. È qui che può cominciare un crudele cammino d’iniziazione: resi folli o ciechi per non aver saputo capire o vedere, Lear e il suo alter ego Gloucester, accompagnati da figli che si son fatti padri, giungeranno finalmente a capire e vedere. Il palcoscenico in cui si muovono i nostri personaggi, è la distruzione del mondo. La storia di Lear è la storia dell’uomo, la storia di civiltà che si credono eterne ma che fondano il loro potere su resti di altri poteri, in un continuo girotondo di catastrofi e ricostruzioni, di macerie costruite su macerie.

Al Teatro dell’Angelo Kaput Mundi, di Angelo Longoni – In scena al Teatro dell’Angelo dal 30 ottobre all’18 novembre lo spettacolo Kaput Mundi, un progetto teatrale di Angelo Longoni. Uno spettacolo composto da due atti unici: “Angeli” e “Bravi Ragazzi”; Il primo è una novità assoluta per l’autore e regista, mentre il secondo torna in scena a Roma dopo essere stato uno degli spettacoli di maggior successo degli ultimi anni. Protagonisti sono Riccardo Francia, Lorenzo De Angelis, Valerio Morigi, Edoardo Persia. Kaput Mundi è un progetto teatrale dedicato a Roma in particolare e a tutte le metropoli italiane in generale, ai giovani che in esse abitano, al disagio che generano, alla difficoltà d’integrazione e all’impossibilità di vivere serenamente la gioventù. L’espressione latina caput mundi, riferita alla città di Roma, significa capitale del mondo noto, e si ricollega alla grande estensione raggiunta dall’impero romano tale da fare della città capitolina il crocevia di ogni attività politica, economica e culturale mondiale. Il significato della parola tedesca kaputt è tristemente noto e proviene dall’ebraico koppâroth che vuol dire vittima e che si allarga a: rotto, fuori combattimento, guasto, finito, distrutto, morto. Il titolo del progetto, costruito da queste due parole, è quindi un chiaro riferimento alla passata magnificenza di Roma, alla sua storia, alla gloria eterna dei suoi fasti e della sua grandiosità. L’abbinamento a kaputt, nell’assonanza, invece mira ironicamente al contrario: ai difetti della città, al disagio che vive la sua popolazione, alla rottura del patto civile tra i suoi cittadini, alla difficoltà di essere giovani in una città difficile nella quale integrazione e occupazione sono due ideali mai veramente attuati. Kaput Mundi è anche un omaggio da parte di un autore e regista milanese, residente da quasi vent’anni nella capitale, alle coloriture del linguaggio, alle costruzioni verbali, al modo di provare ed esprimere i sentimenti, alle parole per manifestarli e alle situazioni sociali che caratterizzano Roma e i suoi abitanti.

La morte della bellezza  e Da questa parte: da Napoli a Roma

Due spettacoli molto interessanti, da Napoli a Roma, andati in scena nei teatri Millelire e Due, da parte di cari amici e ottimi artisti quali Nadia Baldi, Franca Abategiovanni, Marina Sorrenti, Lia Zinno, Assia Favillo, Iolanda Salvato e Emanuele Tirelli, per Teatro Segreto di Ruggero Cappuccio e per Tavole da Palcoscenico. Al Millelire il romanzo di Giuseppe Patroni Griffi è stato messo in scena con grande efficacia dalla regista attrice Nadia Baldi e dalle sue valide compagne di scena: un testo classico e storico, che narra l’amore tra due giovani, sullo sfondo di una Napoli in piena guerra; amore sensuale e sentimentale, controverso e negato, che la città partenopea rende simbolico come le fiamme che la stanno distruggendo. Quattro leggi per quattro interpreti, che fanno vivere l’atmosfera descritta dall’autore grazie ad un accordo di voci morbide e graffianti, che illuminano il palcoscenico e rendono molto affascinante questo difficile testo, accompagnate mirabilmente dalla ironia musicale di pezzi suonati e cantati da Roberta Rossi e Andrea Bonioli, che propongono una Napoli sospesa tra realtà e fantasia! Al Teatro Due il bravo autore Emanuele Tirelli impernia sulla recitazione della brava attrice Assia Favillo e sulla altrettanto valida regia di Iolanda Salvato questo suo testo molto stimolante, nel quale si parla della comunicazione e degli eventi della vita, con particolare riferimento ad una educazione sorretta da canoni e costrizioni sociali e famigliari, che trovano terreno fertile nella solitudine, ovvero la più comune e la più diffusa tra tutte le paure! Un atto unico in tre movimenti nei quali viene bel evidenziata la necessità di ciascuno di noi alla condivisione.

Schegge d’Autore al Teatro Tordinona : La tradizione continua e la bella rassegna di drammaturgia contemporanea Schegge d’Autore, fortemente voluta dall’amico Renato Giordano, ed organizzata da un ottimo staff composto da Giulia Mininni, Raffaele Aufiero, Silvia La Placa, Luca Barbati, Luciana Bottaro, Sara Calanna, Renato Capitani, Adriano Dossi, Carlangelo Scillamà e Salvatore Scirè, è giunta a compimento dopo diciotto giornate di interessanti rappresentazioni di ben ventisette corti teatrali, atti unici e monologhi, tutti molto seguiti da un pubblico competente ed appassionato. Al termine della manifestazione sono stati assegnati i premi per le varie categorie: Spettacolo E luce fu, Monologo Paoletta la Zoppa, Atto Unico Violet e Mussolini,  Corto teatrale Chi è la besta, Regista Francesco Prudente, Attore Stefano Cicala, Attrici Anna Raimondi e Elisabetta De Luca, Attore non protagonista Doriano Rautnik, Attrice non protagonista Valeria De Luca, e poi vari premi speciali per Arnaldo Ninchi, Ulisse Benedetti, Salvatore Scirè, Margherita Patti e Gaia Bellunato. Molti applausi per tutti, organizzatori, attori, attrici, autori e registi presenti, con un sicuro arrivederci alla edizione 2013 di Schegge d’Autore !

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