Spettacolo

Peter Lorre, più di un mostro…

Ricordo di un grande attore sottovalutato.

Roma, 25 giugno 2022.

 

Non c’è niente da fare, quando ti mettono addosso un’etichetta ce ne vuole poi per cambiare le cose e sempre che ci si riesca…

Succede in tutti i campi della vita e a maggior ragione nel mondo della celluloide, con attori inchiodati su un ruolo, su un’espressività, che rimane il marchio di fabbrica di tutto il percorso professionale.

Non sfugge a questo cliché Peter Lorre, attore di origini ungheresi, che deve la sua fama all’interpretazione del film M-Il mostro di Dusseldorf diretto da Fritz Lang nel 1931.

Occhi a palla, sguardo sfuggente, tozzo di corporatura, Lorre interpreta un maniaco stupratore di bambine, un criminale schizoide, perverso.

Una maschera che gli si appiccica addosso e ne fa di Lorre un attore a senso unico, uno specialista del settore al pari dei vari Lugosi, Karloff, Cushing.

A metà degli anni trenta inevitabile lo sbarco ad Hollywood dove viene utilizzato in ruoli dal connotato fortemente espressivo, sempre da cattivo.

Spezza questa routine interpretando l’acuto detective giapponese Mr.Moto, suscitando l’interesse di registi come Huston e Curtiz.

L’inizio degli anni quaranta arride a Lorre con le parti recitate ne Il mistero del falco e in Casablanca, coadiuvato da un altro grande caratterista come Sydney Greenstreet.

Lorre piccolino, pavido, sfuggente e Greenstreet alto, grasso, cinico, formano una coppia ben assortita come contraltare ai protagonisti Bogart, Astor e Bergman.

Hollywood comunque lo privilegia e lo esalta per la sua maschera, fino a confinarlo in ruoli più macchiettistici nella seconda metà degli anni cinquanta.

Una sorta di riparazione per ricordare il talento, non solo come caratterista, di Peter Lorre viene da Il Cinema Ritrovato che da oggi, 25 giugno, a tutto il 3 luglio, a Bologna, omaggia l’attore con una importante retrospettiva.

E’ l’occasione per (ri)ammirarlo in opere fuori circuito tra le quali spicca l’unica sua regia nel 1951, <Der verlorene>, L’uomo perduto.

Lorre lo gira, in controtendenza, fuori dal circuito americano negli studios di Berlino, in lingua tedesca, lanciando il messaggio di una nazione che nasconde sotto il tappeto le responsabilità di un ingombrante passato.

Un serrato confronto tra un medico e un ex agente della Gestapo, con sequenze di assassini che richiamano in qualche circostanza Il Mostro di Dusseldorf.

Un’ opera originale quella di Lorre, in assoluto senza avere le soddisfazioni che merita, che disegna la Germania nazista senza svastiche e braccia tese.

Le ultime apparizioni, tornato negli Stati Uniti, come detto, lo portano verso interpretazioni minori dove viene etichettato malignamente <rospo> per le sue espressioni facciali.

 

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