Roma, 19 dicembre 2025.
Cinquant’anni fa, oggi, esce in Italia uno dei più grandi successi della cinematografia mondiale: Lo Squalo.
Titolo originale “Jaws”, letteralmente “Mascelle”, diretto dal ventinovenne Steven Spielberg alla quarta produzione, tra le quali l’inquietante Duel del 1971.
La storia è ambientata nella cittadina balneare dell’isola di Amity, isola immaginaria del New England, che viene sconvolta durante la stagione balneare dalle incursioni fameliche di un gigantesco squalo bianco.
Il capo della locale polizia, Brody, un esperto oceanografo, Hooper, un cacciatore locale di squali, Quint, sono coloro che s’incaricano di abbattere il mostro marino in una missione delicata per la loro stessa vita.
Di contorno la figura del sindaco Vaughn, che sottovaluta a più riprese gli allarmi dei tre e la precisa richiesta di Brody di chiudere il resort temendo che le voci sullo squalo rovinino la stagione turistica.
Il mostro marino, che l’esperto Quint stima essere almeno 8 metri lungo per un peso di circa tre tonnellate, miete parecchie vittime in uno scenario di teste mozzate, corpi dilaniati e fauci mozzafiato.
Brody, Hooper e Quint, nelle difficoltà della vicenda, sviluppano un’amicizia e una solidarietà dettata dal comune intento.
Trovano il coraggio e la determinazione per uscire in mare con una minuscola barca da pesca, l’Orca.
A tarda notte, dopo un falso allarme dettato da un squalo di modeste dimensioni, i tre bevono sotto coperta confrontando le loro esperienze ed intonando canzoni.
La più memorabile delle molte battute del film è:<Ci serve una barca più grossa>.
La resa dei conti con lo squalo bianco è ricca di colpi di scena, imprevisti, con l’Orca completamente distrutta e però…
<Il grande pesce si muoveva silenziosamente nelle acque notturne, sospinto da brevi colpi della sua coda arcuata. La bocca era aperta nella misura che poteva consentire un flusso d’acqua nelle branchie>.
Inizia così il romanzo di Peter Benchley, che ha partecipato alla sceneggiatura, da cui Spielberg ha tratto la pellicola che ne ha segnato la definitiva consacrazione a livello internazionale.
Il regista conosce perfettamente l’arte del racconto e la creazione della suspance, con precisi riferimenti di costruzione della paura unitamente all’utilizzo degli effetti speciali.
Riferimenti, citando alcuni esempi, che troviamo nel camion di Duel, in cui non si vede il pilota, lo Squalo di cui sopra, il T-Rex di Jurassic Park o la macchina di morte hitleriana di Schindler’s List.
Al di là della costruzione di tre squali meccanici, la tecnica di ripresa del mostro marino, nella sua interezza, Spielberg la riprende il meno possibile, utilizzando un vero squalo per le scene subacquee.
Doveroso il riguardo di Spielberg verso il maestro Hitchcock specialmente nel montaggio e nella colonna sonora, firmata da John Williams.
Il compositore cadenza i momenti di massimo terrore, che preannunciano l’arrivo dello squalo, con una colonna sonora sincopata, una specie di cuore che batte in preda al panico.
Uno dei motivi più inquietanti dopo la musica per archi che annuncia l’accoltellamento in Psycho di Hitchcock del 1960.
Campione d’incassi con poco meno di 500 milioni di $ in tutto il mondo, la pellicola ha vissuto poi di vari sequel ed ha conseguito tre Oscar.
Miglior montaggio, miglior sonoro e migliore colonna sonora.
Roy Scheider, Richard Dreyfuss, Robert Shaw e Murray Hamilton sono rispettivamente Brody, Hooper, Quint e il sindaco Vaughn.
Scelte maturate dopo varie scremature, relative a candidature forse più ricche di personalità ma che potevano oscurare, con la loro fama, il vero protagonista della storia: lo Squalo.
FOTO: Locandina de “Lo Squalo” archivio personale.
