Racconti di sport

Racconti di sport. La Divina Coppa

Domenica 1 dicembre, alle 18.30, presso il Raro Bar Emporio di Via Brennero 31 sarà presentato il libro “AS Roma 1979-80 – La Coppa Italia” di Franco Bovaio. Poi sarà possibile vedere insieme Verona-Roma.

Roma, 23 Novembre – Un anno dopo il libro della collana “La Lupa giallorossa non dimentica” dedicato al terzo posto dell’A.S. Roma nella stagione 1974/75 (https://www.attualita.it/notizie/cultura/libri-roma-1974-75-la-lupa-giallorossa-non-dimentica-36182/), l’Associazione Lupa Giallorossa ha pubblicato il nuovo volume “Roma 1979-80. La Coppa Italia”. dedicato al primo trofeo della presidenza Viola. Autore è il caporedattore sportivo di www.attualita.it Franco Bovaio, alla sua venticinquesima prova di narratore, stavolta accompagnato dai versi ottonari a rime baciate e alternate di Arnaldo Sapora. L’ormai imminente quarantennale della Coppa è raccontato come una Divina Commedia Giallorossa, in cui Bovaio si è ritagliato un ruolo da Virgilio a guidare il lettore, anche grazie ai versi di Dante/Sapora, nel viaggio che la squadra fece a quell’epoca: dal Purgatorio della “Rometta” degli anonimi anni ’70, al Paradiso che l’era Viola rappresenta. E la finale vinta contro il Torino allo Stadio Olimpico il 17 Maggio 1980, fresco presidente l’ingegner Dino che da Anzalone aveva appena raccolto il testimone, è il punto di svolta di questa epopea calcistica, di cui il già celebrato campionato 1974/75 può rappresentare il prodromo.

E’ una bella antologia, che grazie alle testimonianze dirette e indirette dei componenti della squadra guidata da Nils Liedholm, compone il quadro sportivo, sullo sfondo di quegli anni tremendi per l’Italia, ancora nel pieno incubo del terrorismo. Periodo difficile per il Paese e per la sua Capitale, anche dal punto di vista calcistico, ancora sotto shock per la morte assurda in Curva Nord di Vincenzo Paparelli il giorno del derby del 28 ottobre 1979. Un punto di non ritorno, in cui si capì che il rito domenicale della partita per famiglie allo stadio munite di pagnottelle con la cicoria ripassata, era un’icona del passato, di un’Italia del dopoguerra che non esisteva più. A sancire la verginità perduta del football italiano, la conclusione di quella stagione 1979/80, in cui sulle piste di atletica dello Stadio Olimpico entrarono le pattuglie della Polizia di Stato (che per ironia della sorte in quegli anni avevamo cambiato i colori dal verde militare al bianco-azzurro), a prelevare i calciatori-rei del calcioscommesse. La fine è nota, con le retrocessioni di Milan e Lazio, e l’inizio di un lungo purgatorio per l’altra metà del tifo capitolino proprio mentre la Roma cominciava la risalita.

L’atmosfera di nostalgia del libro, su cui non sveliamo altro per invogliare alla lettura, coinvolge anche chi il cuore non ce lo ha mezzo giallo e mezzo rosso, nel ricordo di giocatori non tatuati, alcuni con i baffoni spioventi (Pruzzo, Paolo Conti, Amenta, Benetti), vestiti di maglie e tute Pouchain con il lupetto stilizzato, fatte di cotone pizzicoso sotto le quali era lecito e necessario indossare con orgoglio delle belle canotte a spallina larga. Un’epoca storica che lo scorso 16 novembre è stata celebrata nella presentazione del libro presso l’Auditorium della Banca d’Italia a Roma, alla presenza di molti protagonisti di allora. E che verrà celebrata di nuovo domenica 1 dicembre, nel prepartita di Verona-Roma, a partire dalle 18.30 presso il Raro Bar Emporio di Via Brennero 31, con la probabile presenza di qualche protagonista di quella indimenticabile stagione giallorossa. Poi cena e partita insieme per chiunque voglia.

Chiunque sia interessato ad acquistare il volume può scrivere a associazionelupagiallorossa2018@libero.it indicando il proprio nome e cognome, un recapito telefonico per essere ricontattato e il numero di copie richieste.

Per chiudere sia consentito all’estensore di questa recensione aggiungere un piccolo ricordo personale di quel 17 maggio 1980 e dei rigori tirati ed in gran parte parati da Tancredi e Terraneo, sotto la Curva Nord. Ecco un preadolescente davanti al televisore Grundig, uno dei primi a colori, con il nonno romanista, grande sportivo in gioventù ed amico personale di Masetti e di molti giocatori della Roma del primo scudetto del 1942, che non si rassegnava ad avere un nipote biancoceleste. A quest’ultimo, per contrappasso, la sorte ha riservato molti anni dopo un figlio convintamente tifoso giallorosso.

Parafrasando le parole del sor Carletto Mazzone del 14 maggio del 2000, ci voleva proprio un laziale per fare una recensione della Divina Coppa giallorossa.

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