Spettacolo

Accademia Filarmonica – Torna la Carmen dell’Orchestra di Piazza Vittorio

teatro carmen olimpico nov 16Rutilante mosaico di suoni
Roma, 6 novembre 2016 – Contaminazione e sincretismo: la religione del repertorio che gli anni rinvigoriscono e nuove istanze ritmiche, il profumo fortemente speziato di un Mediterraneo che tutti abbraccia e fa coesistere e gli echi antichi che persistono con le danze, i zapateados, le evoluzioni di braccia sensuali che si avvincono mollemente ed eroticamente all’aria: tutto questo è la Carmen riletta da Mario Tronto e dai suoi pittoreschi artisti, in scena al Teatro Olimpico per la stagione dell’Accademia Filarmonica Romana. Corpi, voci e sinuosità espressive diverse cucite insieme per strappare Carmen, la sigaraia gitana di Siviglia, ai palcoscenici più titolati e rimodellarla di carne, danza, passioni popolari, non ignorando tuttavia l’ascendente musicale più nobile, George Bizet, ma scatenando sulle melodie celebri una rielaborazione ritmica travolgente. I personaggi affidati alle voci e le voci che diventano personaggio.
Così don José, il brigadiere giunto dalla austera Navarra, che non si è del tutto affrancato dalle catene amorevoli della mamma, ha la dolcezza e la saudade malinconica e struggente del multistrumentista paulista Evandro Dos Reis, con la carica della sua musicalità succhiata in famiglia, che aveva ricalcato in oroverde brasiliano i celebri “Jackson Five”. Il tunisino Houcine Ataa (Escamillo) respira con il latte materno musica. Musica che viaggia con lui nelle navi da crociera e approda a Palermo, dove l’aria è intrisa di memorie arabe, e poi trasmigra a Roma e il suo andare si ferma in città per incidere di melismi i locali cittadini e quindi entrare come voce mediterranea nell’Orchestra di Piazza Vittorio.
Ma come non puntare l’obiettivo su lei, Mama Marjias, pugliese proveniente da lontano, imbevuta di reggae. Lei gira il mondo, Miami, Los Angeles e la Grecia, l’Ungheria e La Repubblica Ceca l’hanno già ospitata. Lei protagonista, voce scura e sensuale, anche autrice di testi e musica, qui, in questa Carmen melting pot, lanciata a ricreare atmosfere caraibiche, africane e sudamericane. Dalla sua un fisico appariscente, movenze che sono sempre danze allusive, che svegliano un erotismo popolaresco. Quando il sipario si apre, eccola pittoresca e sgargiante con il suo costume zingaro (costumi di Katia Marcanio) in un angolo assieme ad Ashai Lombardo Arop (Manuelita).
Ed ecco irrompere sulla scena Ovidiu Toti e Adam Jozsef, eccoli diventare percussioni umane con la ritmica forsennata sottratta alle gambe, alle cosce con poderose manate, vorticosamente, in una danza di forza (coreografie di Giorgio Rossi) e in sintonia perfetta con le tastiere di Leandro Piccioni, direttore musicale e arrangiatore.
Allora la vibrante luminosità, le accese categorie sonore del capolavoro di Bizet, quel sentimento del sangue e della passione, quell’amore che si coniuga alla morte spaziano su una tavolozza di suoni smagliante e su una scena appena accennata che vuole raccontare quanto di naïf e popolare si muove in quest’opera. Tutto è co-presente, tutto è dichiarato.
Lino Fiorito, che ha curato le scene, porta sul palco la piccola orchestra, mette quattro sedie apribili, costruisce un palchetto sul quale dare ospitalità a due personaggi immaginati, vestiti d’oro luccicante, un Lui e una Lei (Magnifiche le voci scelte da Tronco e Piccioni: Hersiana Matmuja e Dario Ciotoli), due innamorati giunti sui rampart di Siviglia, in cerca di un luogo appartato, alter-ego che nel finale si ricongiungono sul palco e raddoppiano le voci di Carmen e Don José.
Sul palco, Micaela, la dolce promessa sposa di don José ha vesti virginali e la voce angelicata di Elsa Birgé, specializzata in canto tradizionale del mondo. Con lei, Don Josè vive una parentesi dolcissima e malinconica in una specie di altarino illuminato sul quale piovono petali di fiori o cristalli di neve, quando lei assolve l’incarico di consegnare da parte della madre lontana una lettera e un bacio al brigadiere.
Coloratissime e molto curate le luci disegnate da Daniele Davino. Successo vivissimo

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