Teatro La Cometa – Gennaro Cannavacciuolo interpreta Modugno – GALLERIA FOTOGRAFICA

Intensità di  emozioni
Roma, 2 marzo –  “Volare” è il titolo di questo spettacolo che utilizza molte frecce della ricca faretra di Gennaro Cannavacciuolo e le indirizza ad un pubblico pronto a farsi sedurre. L’autore della celebre canzone, si sa, Domenico Modugno è stato a lungo ospite nelle nostre vite e ancora i suoi brani  godono di interpretazioni particolari adottate dai più recenti cantanti.
Un esempio per tutti “Meraviglioso”, proposta in più versioni in questi ultimi anni e divenuta una hit. Modugno ha avuto il merito storico di varcare le colonne d’Ercole di quelle sdolcinate melodie che si specchiavano in versi dove inesorabilmente cor  rimava con amor e di aprire a contenuti drammaturgici (“Piange il telefono” ne è esempio patente) il mondo della canzonetta. Inoltre, ha sdoganato la musica leggera iniziando quel percorso inverso che ha condotto la musica più semplice e popolare verso la conquista di luoghi prima impenetrabile. Tutti, ma davvero tutti, hanno cantato “Nel blu dipinto di blu”, dall’Atlantico al Pacifico, non si sfuggiva all’incantamento di quel “Volare oh, oh, cantare oh, oh, oh, oh”.
Uno svecchiamento dei canoni compositivi, dunque, che ha fatto fare un balzo in avanti alla grande tradizione canora italiana, reinventandola e dando poi il ‘la’ a tutta quella generazione di cantautori che hanno reso un servizio alla cultura musicale contemporanea, aprendo una finestra sulle tematiche umane e sociali più attuali.
Gennaro Cannavacciuolo, una delle personalità della cultura napoletana più brillanti, offre le non comuni doti di interprete, attore, cantante, ballerino,  per ridare vita al grande musicista pugliese.
Il suo recital gioca sui due fronti sui quali si orientò la valentia di Modugno, la canzonetta dialettale e quelle del secondo momento compositivo, quando già la sua fama girava il  mondo e si confrontava con il teatro di Strehler (fu un indimenticabile Mackie Messer ne ‘L’Opera da tre soldi’ di Kurt Weill al Piccolo di Milano),  con il mondo della commedia musicale, firmando fra l’altro il bellissimo “Rinaldo in campo”.
Il primo Modugno è quello delle divertentissime “O café”, un rap ante litteram,”, “la cicoria”, “Io mammeta e tu” e quel gioiello di sensibilità animalista che è “U pisci spada”, storia d’amore e di morte che si consuma nel mare blu.
Grande performer, capace di coinvolgimento sempre, Gennaro sul palcoscenico racconta personaggi più o meno inventati, la Zi’ Carmela che somigliava a Silvio Pellico a causa della presenza di molti “mormoni” maschili che gli regalavano i “ghiande” che aveva in corpo. Ed ecco “La donna riccia”  una vitalissima siciliana, Concetta Calò, vestita di  umorismo, e l’uomo floreale addobbato con grosse margherite di plastica blu, ed eccolo scendere fra il pubblico, offrire “tazzulelle e café”.
Ma basta un nulla ad un artista di questa qualità per aprirsi un varco verso il Modugno serio, quello che ispirò “Masaniello” e mise insieme tre personalità che Gennaro considera parti determinanti della propria formazione: Eduardo, autore del testo di Tommaso D’Amalfi  (l’unico scritto per il teatro musicale e per Modugno) e Pupella Maggio, i suoi genitori artistici d’adozione e d’elezione, e racconta un commovente aneddoto quando Pupella gli aveva donato la sua grande interpretazione della mamma di Masaniello, che lui porta sul palcoscenico con quella sua maschera tragica, quel volto mobilissimo, gli occhi intensi e le sue emozioni offrendo un momento di pathos e di teatro di vera potenza drammatica. Motivando il dono, Pupella  gli aveva detto che così poteva venire in tournèe con lui.
A loro due, Gennaro dedica un pezzo del terzo vertice di questo ideale triangolo : “Ti si ‘na cosa grande pe’ me”, una delle canzoni d’amore più belle, assieme a “Resta cu’ me”.
L’invenzione poetica continua e progressiva si impadronisce del pubblico  motivando il successo e la richiesta di bis.
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