Spettacolo

Finale della stagione teatrale a Roma con spettacoli classici e sperimentali

Tutti gli anni nel mese di maggio si tirano le somme della stagione teatrale che si sta concludendo, e vengono presentate in molti teatri della Capitale i cartelloni della stagione successiva, si rinnovano gli abbonamenti e le aspettative per spettacoli importanti e ben costruiti da registi ed attori, spettacoli classici e spettacoli di drammaturgia contemporanea, ma anche per spettacoli giovani e giovanili di carattere sperimentale ed innovativo. Ecco qui di seguito una breve carrellata su quello che offrono le scene romane in queste settimane di maggio e giugno.

Teatro Studio Uno: “L come  Alice”: Cosa accadrebbe se il futuro giungesse prima del previsto? Se l’avvenire che ansiosamente tentiamo di programmare ci anticipasse, saremmo in grado di reggerne lo sguardo utopico? Tweet, tag, pop-up, burp! Nell’epoca della digitalizzazione vernacolare, il tempo dei media rischia di risucchiarci nel gorgo di un eterno presente invecchiato. Che fare? Ovvio, tornare al futuro. L come Alice, di Nexus, con la straordinaria interpretazione della brava e giovane attrice Laura Garofoli, su testi di Carroll e Artaud,  è una scorribanda steampunk nei milioni di doppi che il personaggio di Alice nel paese delle meraviglie ha incarnato nel corso del tempo. Ad esempio, un tempo in cui la tecnologia ha sorpassato l’estetica, trasformando la cameretta vittoriana di Alice in una camera oscura multimediale. All’interno di questo ecosistema delle meraviglie, Alice si confonderà fra animali elettrici, dispositivi molesti, illusioni ottiche e telepresenze. I suoi flussi di coscienza si distribuiranno fra scena e schermo, punzonati dalle trappole sparse lungo il dispositivo scenico. Non c’è cosa che non sia messa di sghimbescio!, esclamerà una delle tante Alici, prima di scivolare nell’ennesima situazione slapstick. L, oltretutto, come Lewis Carroll, il collaudatore di non-sensi; L come le Lettere di Antonin Artaud, lo schizo-poeta che s’impadronì del capitolo di Humpty Dumpty; L, infine, come Logica del Senso, quel disgraziato libro di filosofia che attecchì nella mente convalescente di Gilles Deleuze durante il Maggio 68’. In L come Alice si va, come dal dentista: sempre all’erta, anche sotto l’anestetico della sala. Lo spettacolo è composto di una serie di micro-situazioni tratte dai capitoli di Alice attraverso lo specchio di Lewis Carroll: il giardino dei fiori parlanti, il bosco senza nome, l’incontro con la regina bianca, Humpty Dumpty ecc. Le scene teatrali si alternano e interagiscono con proiezioni e animazioni video legate all’immaginario di Alice.

Teatro Arcobaleno: “Il ritorno di Lolita”, con la drammaturgia e la  regia di Ilaria Testoni, con Mauro Mandolini, Annalisa Biancofiore, Paolo Benvenuto Vezzoso, e la giovane Virginia Ferruccio nel ruolo di Lolita. Al  Teatro Arcobaleno la giovane regista Ilaria Testoni quest’anno si cimenta con un altro grande classico della letteratura internazionale Lolita. Lo spettacolo, tratto dal romanzo di Nabokov, porta in scena il grottesco paradosso dell’animo umano, che colpisce tutti i personaggi, indistintamente: il professore, educatore ma corruttore, folle ma lucido. Charlotte, borghese ma sguaiata, puritana ma concupiscente. E Lolita, innocente ma spudorata, bambina ma già donna. – Sto per dirvi una cosa molto strana: fu lei a sedurre me – racconta Humbert, ricordando dal carcere l’intera storia. Dunque noi conosciamo Lolita solo attraverso di lui, quasi fosse una sua creatura, una fantasia forse perfino più reale di una Lolita in carne e ossa che manca ancor prima d’essere perduta. I personaggi, sparsi nel ricordo di Humbert, attingono l’uno dall’altro il proprio equilibrio come sottili bastoncini di legno, sfilati per rivelare la propria storia con eleganza ed ironia, senza mai cadere nella banalità dell’eccesso. Humbert non può aspettare. Il professor Humbert, stimato docente quarantenne di letteratura francese, alla vista di Lolita non può aspettare. Perche Lolita è ora. È prima che maturi, è prima che sfioriscano i suoi splendidi quattordici anni. Eppure, pur di averla, Humbert impara l’attesa. Diventa, con pazienza, affittuario, poi amante, poi marito della madre, la provinciale e borghese Charlotte che, vinta dal suo fascino europeo, abbandona la casta vedovanza per sposarlo. Così, d’un tratto, Humbert è padre di Lolita. Il papà. -Ti dà fastidio se ti chiamo così?- gli chiede lei, masticando la malizia come un chewing gum. Ed ecco il premio dell’attesa. Humbert ora è nel posto più vicino, ma nel ruolo che dovrebbe essere il più lontano dai suoi propositi. Che dovrebbe essere, ma non è. Perché il professore sa di dover spingere il suo peccato all’estremo, per poterlo finalmente commettere.

Teatro Agorà: “Se sono rose…”: Una commedia scritta e diretta dal bravo e dinamico Salvatore Scirè,  ambientata in una piazzetta di Roma e frequentata da coloriti personaggi: una fruttarola superstiziosa, un oste pronto a fare carte false per una donna, una cartomante spregiudicata,  un geometra troppo timido, una studentessa in vena di conquiste, un’aspirante attrice, il bello del rione e la fioraia! Ecco gli ingredienti di un magico cocktail, fresco ed esilarante, anzi, primaverile! Tutto questo è Se sono rose… pungeranno! Vediamo ora chi sono i singoli personaggi e i relativi interpreti! Marcella la fruttarola è magistralmente interpretata da Erika Rotatori, mentre Laura Ranghi  è Vanessa, la sensuale aspirante attrice pronta a tutto, pur di girare un film… La frizzante Emanuela Zattoni dà vita al  divertentissimo personaggio di Ombretta, la non occupata nonché apprendista-conquistatrice, mentre il ruolo centrale di Otello er Ciancicagnocchi, l’intraprendente oste, è affidato al bravissimo Davide Santarpia. Ancora una prova convincente ci viene fornita da Adolfo Bianchi Whites , che interpreta il ruolo di Alvise il geometra imbranato, mentre l’affascinante Sara Felci  veste i panni di Samanta, l’improbabile cartomante assediata dai corteggiatori e perciò impegnata a rispondere a ben tre o quattro cellulari! Danilo Nardone  è più che una promessa, nel ruolo del personaggio equivoco,  ma piacione di Mimmo , e dulcis in fundo, Fiorella la fioraia, è interpretata dall’affascinante Silvia Merola. Completano il cast Nausicaa  Benigni  Romano Fortuna  e Gabriele Nicolai, nei piccoli ma coloriti ruoli della “gattara”, del barbone e del netturbino!  Questa commedia, una delle mie prime opere teatrali, va in scena per la quinta volta: si tratta di un lavoro fresco e  giovanile, attualissimo e accattivante, in cui si alternano momenti di grande comicità, ma anche di tenerezza, ovviamente con un finale che nessuno si aspetta!

Teatro Belli: “Ivan il terribile”: Dopo il successo della Confessione, presentata al Teatro Belli nella scorsa stagione, i Demoni continuano il loro personale percorso dostoevskijano presentando al pubblico romano, al Teatro Belli, un capitolo tratto dall’ultimo e forse massimo capolavoro dello scrittore russo, I Fratelli Karamazov, che nell’adattamento di Alberto Oliva e Mino Manni prende vita muovendosi al confine tra la realtà e l’allucinazione, per sondare le radici del male.  E’ un testo che svela un lato insolito di Dostoevskij, capace qui di unire battute di grande comicità e situazioni perfino grottesche a una riflessione profonda e spietata sulla perversione umana e l’orrore che nasce  nell’uomo quando comprende che il male in sé è seducente, endemicamente parte del proprio essere. Affronta l’ ingiustizia del male rivolta verso vittime inermi come i bambini, costretti a pagare l’oscurità della natura umana. Il giovane Ivan, interpretato da Alberto Oliva all’esordio come attore dopo i recenti riconoscimenti ottenuti alla regia (Premio Internazionale Pirandello 2012, Premio Sipario 2012), si confronta con il lato oscuro della propria anima, interpretato da Mino Manni alle prese con un diavolo sorprendente e imprevedibile, in un dialogo estremo, di straordinaria potenza verbale: “Il diavolo e Dio sono sempre in lotta tra loro, e il campo di battaglia è il cuore dell’uomo”.  In occasione del debutto al Belli,  prima dello spettacolo è stato presentato da Carlo Emilio Lerici il libro “L’odore del legno e la fatica dei passi. Resto in Italia e faccio teatro” del regista milanese Alberto Oliva, di ATì Editore e con l’introduzione di Giorgio Galli.

ArgotStudio: “Good with People”: uno spettacolo molto bello, accolto con favore da pubblico e critica, con Vanessa Scalera/nel ruolo di Helen e Tiziano Panici/ nel ruolo di Evan, con la regia di Tiziano Panici, progetto visivo Andrea Giansanti, musiche originali Marco Scattolini, costumi ed elementi di scena Marta Genovese, disegno luci Giuseppe Filipponio, con il contributo artistico di Alice Spisa e Francesco Frangipane. Jʼaccuse…! Citando le parole del giornalista e scrittore francese Émile Zola, il giovane Evan Bold ritorna nella vita della signora Helen Huges come un colpo di pistola. La stessa locuzione che liberò lʼufficiale francese Dreyfus dalle accuse mosse a suo carico in uno dei più famosi casi giudiziari della storia europea, è usata dal nostro protagonista per ribaltare gli esiti di un avvenimento passato troppo scomodo, per assolversi dalla colpa di un torto inflitto al giovane Jack Huges, figlio della signora Huges. Helensbourgh è la piccola cittadina che ha custodito il segreto di Helen per quasi dieci anni; un fatto invisibile ed inquietante, nascosto nei suoi ricordi, che ha sconvolto la sua esistenza. A distanza di anni Evan riappare in città innescando un meccanismo di tensione destinato a deflagrare e che azzererà tutto improvvisamente, come una bomba. Lʼautore di grandi successi quali Blackbird e A slow air, David Harrower torna ad occuparsi di un caso morale senza porre alcun giudizio sulla vicenda e lasciando il pubblico nella difficoltà di attribuire un valore etico sulla vicenda narrata, spostando continuamente lʼasse di empatia nei confronti dei due protagonisti.

Orologio Sala Orfeo: “Omaggio a Ingmar Bergman”: Un ottimo testo scritto da Leonardo Ferrari Carissimi e Fabio  Morgan, con la regia di Leonardo Ferrari Carissimi, e con la interpretazione di  Marco Cocci,  Anna Favella, Chiara Mancuso, e Gabriele Paolocà . Dopo il successo dello scorso anno torna al Teatro Orologio Sala Orfeo  la nuova versione di Love dal sottotitolo L’amore ai tempi della ragione permanente, ideato da Fabio Morgan e Leonardo Ferrari Carissimi che ne firma anche la regia. Nella nuova edizione viene proposta una riscrittura in chiave noir del film Scene da un matrimonio del regista svedese Ingmar Bergman. Il cast, per metà rinnovato, vede in scena ancora Marco Cocci nel ruolo di Davide, Anna Favella in Virginia, sua moglie, insieme ai giovanissimi e nuovi attori Chiara Mancuso e Gabriele Paolocà. Le musiche originali sono a cura del cantautore romano The Niro. Accade tutto durante una cena. Davide, psichiatra disilluso e caustico, decide di festeggiare i suoi quarant’anni faccia a faccia, come in un duello, con sua moglie Virginia, avvocato di buona famiglia. I due scompongono ed analizzano il loro rapporto quasi avessero a che fare con un teorema la cui applicazione reale risulta impossibile. Il tutto si svolge durante una cena fra portate servite dai due domestici di famiglia, Fortunato ed Angela, che da anni si trovano a loro servizio. Fortunato ed Angela stanno per avere un bambino e, nonostante condividano lo stesso interno, il mondo a cui appartengono è profondamente diverso da quello dei loro padroni: per loro l’amore è una pratica naturale da vivere al di là del pensiero, senza illusioni né  pretese. Ciò nonostante anche loro, in un impetuoso colpo di scena finale, verranno travolti dall’assurda ed implacabile macchina infernale della ragione. Il dramma riscrive in chiave noir alcuni dei temi portanti della filmografia Bergmaniana e li riattualizza nella nostra epoca, l’epoca della ragione permanente.

Teatro Agorà: “Il vero senso dell’amore”: Uno spettacolo interessante e stimolante al Teatro Agorà, a Trastevere a cura di Paolo Perelli e della sua affiatata compagnia.. Volete sapere quello che passa nella testa di vostra moglie? Quali sono i desideri della vostra compagna? Quali i trucchi per abbordare una donna di cui siete perdutamente innamorati? E voi donne volete conoscere i punti deboli del vostro lui? Allora non perdete questa commedia divertentissima e molto illuminante sulle dinamiche di coppia. Nick, esperto “sciupafemmine”, dopo una vita passata da un letto ad un altro, grazie all’aiuto inconsapevole di un personaggio surreale “ ’O Penziero ”, riuscirà a scoprire il vero senso dell’amore. Fra intrighi, inciuci e assurde casualità, il nostro protagonista verrà folgorato nel cuore, innamorandosi proprio della sua più acerrima nemica. In una girandola di gag e romantiche dichiarazioni, viene messa in scena la parte nascosta dell’amore. Lo spettacolo, che ha già avuto tanti consensi di critica e di pubblico, viene ripresentato ora in una cornice romana di prestigio. Risate e qualche lacrimuccia per uno spettacolo da non perdere.

Teatro Duse: “Spettri”: In scena al Teatro Duse  il dramma Spettri , di H. Ibsen, con Anna Mazzantini, Aldo Rizzuti, Mauro Torella, Sara Lavinia Martino, e  Massimo Mirani con la regia di Sandro Torella, bravo autore, attore e regista, nonché direttore artistico del teatro Duse.  E’ la storia di Helen Alving, da anni autoreclusa insieme alla giova- ne Regina sotto una campana di menzogne. A sconvolgerne la quotidianità è l’improvviso ritorno del figlio Osvald, allontanato da tempo e cresciuto come orfano, vittima di una malattia degenerativa. Questo ritorno impone alla madre la scelta tra silenzio e verità. Gli spettri sono i fantasmi del passato che tornano a turbare il presente dei vivi.

 

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