Corvo rosso non avrai il mio scalpo!

Il binomio Redford-Pollack per un grande western.

Roma, 10 novembre 2022.

 

La ricorrenza.

Un western intimo che segna, al pari di Soldato Blu e Un uomo chiamato cavallo, il cambio culturale della visione della Nazione Indiana rispetto agli stereotipi tradizionali.

Corvo rosso non avrai il mio scalpo!, titolo originale Jeremiah Johnson, diretto da Sidney Pollack, compie oggi 50 anni.

La storia.

Al termine della guerra tra Messico e Stati Uniti, poco prima del 1850, Jeremiah Johnson abbandona la civiltà per andare a fare il trapper solitario sulle montagne del Colorado, nel gelido e duro mondo di frontiera.

Jeremiah, nel corso del suo difficile adattamento, incontra un vecchio cacciatore, Artiglio d’orso, che lo aiuta per i primi tempi.

Nel corso delle sue esplorazioni Jeremiah s’imbatte in una donna a cui gli indiani Piedi Neri hanno massacrato la famiglia, con un unico superstite il suo giovane figliolo.

La terribile avventura fa uscire di senno la donna che non intende seguire Jeremiah che invece prende con se il ragazzo, rimasto muto per lo choc, che chiamerà in seguito Caleb.

Dopo alcuni giorni Jeremiah salva da morte sicura un certo Del Gue, anch’esso frequentatore delle montagne, vittima di un agguato dei Piedi Neri.

I tre riprendono il cammino e Del Gue fa conoscere a Jeremiah la guida della tribù degli indiani cristianizzati Teste Piatte, Capo Tonante.

I Teste Piatte sono affascinati da Jeremiah che ha saputo tener testa ai Piedi Neri, loro acerrimi nemici, e con animo grato Capo Tonante gli dà in sposa la propria figlia Swan.

All’inizio della proposta il trapper appare riluttante, tuttavia è costretto ad accettare ed a partecipare ad una cerimonia mista tra il tradizionale rito cattolico e l’usanza della tribù.

In seguito le strade di Jeremiah e Del Gue si dividono, con il trapper che individua un territorio per stabilirsi con Swan e Caleb.

Jeremiah trova la sua dimensione ed i giorni che passano non fanno che migliorare i rapporti con Swan e Caleb, ormai una vera e propria famiglia.

La vita scorre tranquilla tra i tre quando un giorno un drappello dell’esercito contatta Jeremiah, come guida, per andare a soccorrere una carovana sepolta dalla neve.

C’è da attraversare una parte di territorio della tribù dei Corvi e nello specifico la raccomandazione di Jeremiah è quella di non passare dentro un loro cimitero.

Per i Corvi il cimitero è un luogo sacro, inviolabile, ma i soldati, incuranti delle raccomandazioni di Jeremiah, lo profanano attraversandolo.

I feroci Corvi si vendicano e massacrano Swan e Caleb, facendo cadere nella disperazione Jeremiah che brucia la sua casa con dentro le spoglie dei suoi cari e va in caccia degli aggressori.

Inizia una nuova vita per Jeremiah, avvelenato dall’odio, in lotta da solo contro tutta la tribù dei Corvi che uccide ripetutamente senza pietà.

L’atteggiamento di Jeremiah, alla lunga, viene visto dagli indiani come una figura da leggenda visto che non riescono a placarne la sete di vendetta.

Arriva però un momento dove la stanchezza, la continua lotta per la sopravvivenza, porta Jeremiah a valutare una certa situazione…

Curiosità.  

Western maestoso e malinconico, atipico, che celebra il mito e la difficoltà di vivere liberi e selvaggi in armonia con la natura.

Girato nello Utah rappresenta uno dei contributi più significativi del genere western, come anticipato in premessa, cominciati già nella seconda metà degli anni sessanta.

Pollack evidenzia il problema della convivenza, lo scontro tra le diverse culture, facendo comprendere che gli eroici bianchi, rispetto ai nativi americani più volte massacrati, forse tanto eroici non sono…

Temi forti, nei problematici anni della guerra in Vietnam, per far capire al pubblico di come vengono raccontate le varie vicende.

Pollack dirige una storia dove l’indiano non è un bruto gratuito è semplicemente un uomo di un’altra cultura, che uccide perché gli invadono il territorio.

Come del resto Jeremiah uccide con ferocia chi gli ha sterminato la famiglia, paradossalmente rispettato dai nativi per la lotta acerrima, da solo, contro tutti.

Il titolo in italiano è una delle tante storture del nostro distributore nazionale, dal momento che l’antagonista della tribù dei Corvi è senza nome.

Protagonisti.

Assoluto mattatore è Robert Redford, in perfetta simbiosi con Pollack con cui avrà modo di consolidare il sodalizio in pellicole come I tre giorni del Condor e Come eravamo.

Un’intesa che ricorda, in molti aspetti, grandi coppie di protagonisti del cinema come Fellini-Mastroianni o Scorsese-De Niro, tanto per citarne alcune.

Fatti salvi gli altri bravissimi caratteristi, ai più sconosciuti, Redford si cimenta in una grande performance.

Il suo personaggio, spaesato all’inizio della sua avventura, man mano acquisisce spessore prima nel ruolo di marito e padre per poi diventare spietato e inesorabile nel perseguire la sua vendetta.

Nell’evoluzione del suo ruolo Redford rimarca comunque un uomo buono, che, oltre l’atteggiamento vendicativo, riemerge nel finale della storia.

I concorrenti più agguerriti, rispetto a Redford, nella corsa a chi è più bravo sono i paesaggi mozzafiato, che sembrano rigettare il protagonista in un primo tempo ma che poi ne diventano parte integrante.

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