Scienza

La tecnologia satellitare apre una nuova era per l’archeologia

L’idea che avevamo dell’archeologo che esplora foreste e deserti, indaga su libri antichi alla ricerca di indizi su dove scavare e con l’aiuto della dea bendata magari ritrovare anche manufatti e tombe, è ormai superata.  Indiana Jones insomma va in pensione.

Le nuove tecnologie  stanno rivoluzionando l’operatività della archeologia che sta lasciandosi alle spalle il suo periodo classico e sta entrando nella sua “golden age”, la sua età dell’oro.

Migliaia di nuovi siti invisibili ad occhio nudo o coperti da vegetazione ed acqua sono stati scoperti grazie all’utilizzo dei satelliti NASA o commerciali che, sfruttando la visione ad infrarossi riescono a vedere le minime variazioni nei terreni. Anche la tecnologia LIDAR, dall’inglese Light Radar (radar leggero), capace con il laser di scandagliare terreni e vegetazione  e rilevare minimi dettagli, ha dato una grossa mano a questa storica evoluzione scientifica.

Per capire meglio la portata di queste innovazioni basta raccontare come si è arrivati al ritrovamento dell’antica capitale d’Egitto Tanis (capitale tra il 1400 e il 1000 a.c. Circa).La professoressa Sarah Parcak, prototipo del nuovo archeologo, è stata in Egitto alla ricerca della capitale perduta per più di un anno, esplorando il terreno, cercando strutture sommerse, reperti che potessero dare il via libera ai fondi necessari per dare così inizio agli scavi, ma senza arrivare a nulla.Improvvisamente Sarah ha un’ idea: cambiare punto di vista. Ed ecco che in breve tempo è Tanis stessa ad apparire ad i suoi occhi.La professoressa Parcak grazie alla sua geniale intuizione scopre l’antica capitale… ma lei è a migliaia di chilometri di distanza, in Alabama nel suo laboratorio scientifico mentre analizza le immagini che i satelliti gli hanno messo a disposizione. Per la prima volta dopo 3000 anni è a disposizione dell’umanità la mappa completa di Tanis. Il momento più eccitante per essere archeologi è adesso” afferma la Parcak “ con migliaia di siti ancora da scoprire” grazie alle nuove tecnologie.

Non solo Tanis e non solo Parcak, una nuova generazione di archeologi satellitari sta operando attivamente alla ricerca di nuove scoperte ed alle conferme di quelle già fatte.

Ad esempio, dopo tante domande, finalmente alcuni misteri dell’Isola di Pasqua sono stati risolti. L’inspiegabili circostanze su come i Moai, le gigantesche facce di pietra sparse per tutta l’isola, fossero stati portati (questi monoliti possono pesare quasi 100 tonnellate) fino a 15 kilometri di distanza dalle cave, sono state finalmente svelate dalle analisi di immagini satellitari. Sono visibili infatti dallo spazio sentieri e solchi  che lasciano affermare che i Moai siano stati trascinati dagli abitanti.

L’archeologo William Saturno grazie alla mappatura dallo spazio ha rinvenuto una città Maya in Messico con tanto di Piramide.

Si crede che grazie a questo salto quantico della ricerca archeologica, solo in Iraq verranno scoperti oltre 1200 siti. Aspettiamocene delle belle ed apriamo le nostre menti a scoperte straordinarie che cambieranno il nostro modo di percepire il passato.

 

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