In aumento la quota di mercurio negli oceani

Nello strato più superficiale la quota di mercurio è triplicata rispetto ai livelli dell’epoca pre-industriale.

Sarebbero da circa 60.000 a 80.000 le tonnellate di mercurio presenti negli oceani in seguito all’inquinamento dovuto alle attività umane. Inoltre, a partire dalla Rivoluzione industriale, la concentrazione di mercurio nelle acque oceaniche a profondità inferiore ai 100 metri è triplicata, mentre, nell’oceano, nel suo complesso l’aumento rispetto ai livelli di mercurio preindustriali è stato di circa il 10 per cento. 

Sono queste le stime avanzate da un gruppo di ricercatori della Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI), della Wright State University, del Laboratorio di geoscienze ambientali dell’Université Paul-Sabatier a Tolosa e del Royal Netherlands Institute for Sea Research a Den Burg, nei Paesi Bassi, che firmano un articolo su “Nature.

“Considerati gli aumenti che abbiamo osservato nel recente passato, i prossimi 50 anni potremmo assistere a un incremento pari alla stessa quantità registrata negli scorsi 150 anni “, ha detto Carl H. Lamborg, primo firmatario dell’articolo. “Il problema è che non sappiamo che cosa significhi tutto questo per i pesci e i mammiferi marini. Probabilmente alcuni pesci contengono almeno tre volte più mercurio di 150 anni fa, ma potrebbe essere di più. Comunque ora abbiamo alcuni numeri chiari su cui basare il lavoro futuro.”

Il mercurio è un metallo tossico che si accumula negli organismi acquatici e le cui emissioni nell’ambiente sono notevolmente aumentate a causa di attività quali l’estrazione e la combustione di combustibili fossili. Tuttavia finora era stato problematico distinguere nel mercurio rilevato nelle acque il contributo di questa componente da quello proveniente da fonti naturali.

I ricercatori hanno analizzato i dati ottenuti nel corso di 12 spedizioni di campionamento delle acque nei mari di tutto il mondo effettuate negli ultimi 8 anni, prendendo in considerazione non solo i livelli di mercurio, ma anche quelli dell’anidride carbonica disciolta nelle acque, e dei fosfati (e in particolare il fosfato di mercurio): queste ultime sostanze sono molto più studiate del mercurio ma nelle acque si comportano più o meno nello stesso modo. Grazie anche alla rilevazione di una significativa differenza nei livelli di mercurio rilevati nelle acque profonde dell’oceano Atlantico settentrionale e meridionale, molto meno inquinate, i ricercatori hanno potuto sviluppare un modello che ha condotto alle stime riportate in precedenza.

 

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