Sardegna in fiamme: da Punta Molentis a Orosei, una terra infuocata dagli incendi
La Sardegna brucia: da Punta Molentis a Orosei e Villacidro, 42 incendi e bollino rosso sulla costa orientale. Oggi una terra che respira cenere.

Dal rogo doloso di Punta Molentis ai nuovi incendi di Orosei e Villacidro, la Sardegna resta in allerta: ben 42 i roghi segnalati ieri dal Corpo Forestale in tutta l’isola, 13 dei quali hanno richiesto l’intervento dei mezzi aerei, la flotta regionale e il concorso aereo nazionale. I fronti più spaventosi a Orosei, nel nuorese, qui sono stati evacuati residence e complessi abitativi, e a Osilo, nel Sassarese, ma è un po’ tutta la regione a bruciare.
Fiamme anche a Cardedu, Borore, Jerzu. Bollino rosso sulla costa orientale, ieri, complice il maestrale che ha soffiato fino a 80 chilometri orari con conseguenti evacuazioni di case e residence e anche un allevatore ferito nel Sassarese. Si corre nella terra che brucia mettendo in salvo persone, animali domestici e cose, come a Bacu Abis, frazione di Carbonia, oppure si cerca di placare le fiamme che minacciano case e aziende agricole, come a Giave.
Il vento e il fuoco, antichi compagni e nemici della Sardegna, tornano a intrecciarsi. Punta Molentis, perla del Sud Est, il 27 luglio è diventata un simbolo di devastazione: oltre 100 ettari di macchia mediterranea ridotti in cenere, 35 macchine carbonizzate e circa 200 persone evacuate via mare, tra cui una donna incinta e un bambino asmatico. Dal rogo doloso che ha cancellato Punta Molentis ai nuovi focolai di Orosei e Villacidro, la Sardegna lotta tra cenere e vento e cresce la richiesta di giustizia e aiuto.

Le fiamme, sospinte dal maestrale che soffiava a 40 chilometri orari, hanno toccato l’arenile, tagliando ogni via di fuga. La Capitaneria di Porto ha salvato 102 bagnanti con la motovedetta CP320, altre 39 persone sono state soccorse dalla Guardia di Finanza, mentre i Canadair e l’elicottero Nemo combattevano dall’alto. Il sindaco Gianluca Dessì ha chiuso ogni accesso alla spiaggia: «È stato un atto criminale che poteva trasformarsi in strage.»
Incendi che stanno devastando la Sardegna
La Sardegna, da Punta Molentis a Orosei, da Villacidro a Osilo, è oggi una terra che respira cenere. Nessuna vittima, ma un patrimonio naturale e umano mutilato. E mentre il vento non si placa, resta una domanda che scotta come la brace: chi proteggerà davvero questa terra fragile? Quando il fuoco divora ciò che amiamo, dobbiamo decidere se lasciar bruciare solo i boschi o anche la speranza.
La Sardegna sta affrontando una situazione di emergenza a causa di numerosi incendi che hanno colpito l’isola negli ultimi giorni di luglio 2025. Ad oggi, nel momento in cui scriviamo la situazione è questa:
- Orosei: l’incendio a Sos Alinos è ripreso nelle ultime ore a causa del vento, dopo aver già distrutto circa 100 ettari. Sono in azione Canadair, elicotteri del Corpo Forestale e squadre a terra. L’ipotesi dolosa è sempre più concreta. Sono state evacuate 60 case nella zona di Sos Alinos e Cala Liberotto, con 150 persone costrette a lasciare le proprie abitazioni.
- Punta Molentis (Villasimius): dopo la devastazione dei giorni precedenti (circa 100 ettari di bosco bruciati e decine di auto distrutte), sono stati trovati tre inneschi, suggerendo un’origine dolosa. Ci sono stati due arresti di persone di origine straniera per ricettazione, con indagini in corso per collegamenti con altri roghi. La Guardia Costiera ha evacuato via mare oltre 200 persone, tra cui bambini, dalla zona.
- Altre zone coinvolte da incendi:
- Bacu Abis (Carbonia): un violento incendio ha minacciato le case, con l’intervento di elicotteri e Canadair. Anche gli abitanti hanno partecipato alle operazioni di spegnimento.
- Osilo – Codrongianos: un allevatore è rimasto ferito mentre cercava di salvare la sua azienda e gli animali. Sono intervenuti elicotteri e Canadair.
- Borore: Incendio attivo con l’impiego di elicotteri e Canadair.
- Cardedu: il rogo ha lambito alcuni resort, con evacuazione dei parcheggi. Un vigile del fuoco è rimasto ferito da un getto d’acqua di un elicottero.
- Jerzu (località Trudori): incendio con l’impiego di due elicotteri.
Solo nella giornata di lunedì 28 luglio, sono stati registrati 42 incendi su tutto il territorio regionale, di cui 13 hanno richiesto l’intervento di mezzi aerei e 25 erano ancora attivi nel tardo pomeriggio. Le province più colpite sono Cagliari e Nuoro. La situazione rimane critica a causa dei forti venti di Maestrale che alimentano le fiamme e rendono difficili le operazioni di spegnimento. Le autorità stanno indagando sulle cause degli incendi, con un forte sospetto di origine dolosa in molti casi. Si ipotizza una stima dei danni ambientali da milioni di euro.
Quando la paura diventa vento, il tempo sembra bruciare più veloce delle fiamme.
Vittorio Boero, 24 anni, ricorda: «Ero in acqua, pensavo fosse un piccolo rogo estivo… in pochi minuti il fumo ha invaso tutto, tutti correvano verso le auto. Non so se la mia esista ancora.»
A Villacidro, fiamme e cenere hanno divorato agrumeti e campagne. Margherita, imprenditrice agricola, con voce rotta dalla rabbia, ripete davanti ai suoi pescheti bruciati: «Ho perso anni di lavoro. Dove siete?»
La terra, quando soffre, chiede voce. E spesso grida attraverso chi ha perso tutto.
Secondo la Protezione Civile, ieri si contavano 42 incendi attivi in Sardegna, di cui 13 hanno richiesto supporto aereo statale. È stato dichiarato bollino rosso su tutta la costa orientale, con rischio di incendi rapidi e ingestibili senza flotta statale, e allerta arancione per il Nuorese, nord ovest e sud ovest. Diverse spiagge, Berchida, Capo Comino, Cala Cartoe, Cala Fuili, sono state interdette per sicurezza.
Il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) denuncia un “disastro ambientale senza precedenti” e chiede pene fino a vent’anni di carcere e il Daspo ambientale. Adiconsum Cagliari chiede un fondo di emergenza per cittadini e imprese colpite, denunciando: «Non è ammissibile che il peso ricada su chi già fatica a rialzarsi.»
Anche l’arcivescovo Giuseppe Baturi, presidente della CEI, ha lanciato un appello: «Serve un sussulto collettivo di responsabilità ecologica. Non possiamo assistere inerti. Non permettiamo che la nostra terra venga distrutta, lavoriamo insieme per proteggere ciò che ci è stato dato in dono!.»