Referendum, risultati flop per tre motivi: perché è giusto e democratico
La giornata referendaria odierna si chiude con un esito netto: l'affluenza alle urne si è attestata intorno al 30%

Altro che quorum del 50% più: è referendum flop per tre motivi. Ricordiamo che il meccanismo del quorum serve a garantire una base di legittimità alle modifiche legislative proposte tramite referendum abrogativo. La sua esistenza riflette una filosofia che intende prevenire che modifiche significative all’ordinamento giuridico vengano decise da una minoranza, per quanto attiva.
Referendum risultati flop per tre motivi
1) Disinteresse. La materia dei cinque quesiti, in particolare quelli legati al diritto del lavoro, è intrinsecamente complessa. Linguaggi tecnici e sfumature giuridiche possono aver allontanato i cittadini meno avvezzi alla politica.
2) Sfiducia nelle istituzioni. La crescente disillusione verso gli strumenti della democrazia diretta e, più in generale, verso la classe politica. L’idea che il proprio voto possa davvero fare la differenza si sta affievolendo per molti.
3) Il “buco” anni fa. Per tanto tempo, la sinistra ha governato senza andare al cuore del problema. Perché farlo adesso che governa la destra, con referendum?
Cittadinanza italiana: cautela
Pesantissimo in particolare il dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana. Il quinto quesito, di natura sociale e non strettamente economica, mirava a ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale richiesto per gli stranieri maggiorenni extracomunitari per poter richiedere la cittadinanza italiana. Questo esito riflette, o contribuisce a mantenere, un approccio più cauto e selettivo rispetto all’acquisizione della cittadinanza, un tema su cui il dibattito politico e sociale rimane estremamente polarizzato.
Il governo vince, l’opposizione perde
La strada della democrazia diretta, seppur nobile nel principio, richiede una capacità di comunicazione e di coinvolgimento che va ben oltre il mero posizionamento politico, con impegno immediato appena se ne ha la possibilità. Per il governo di destra, che ha auspicato l’astensione, il risultato è una vittoria. Per l’opposizione di sinistra, una sconfitta. È fattuale: lo dice il flop del referendum. Siccome siamo a 20 punti percentuali dal quorum del 50%, questa è pure una sconfitta molto dura sotto tutti i profili.
Dalla sconfitta di Elly Schlein all’analisi lucida di Pina Picierno
Con grande onestà e lucidità, Pina Picierno dice: “Sconfitta profonda, seria, evitabile. Regalo enorme a Giorgia Meloni e alle destre. Fuori dalla nostra bolla c’è un Paese che vuole futuro e non rese di conti sul passato”. Insomma, mugugni nel Pd, nella sinistra, se non spaccatura, frattura. Picierno suggerisce che il partito sia troppo concentrato su battaglie percepite come ideologiche o legate a un passato e non riesca a connettersi con le reali esigenze e aspirazioni dei cittadini. C’è il rischio che il Pd sia rimasto “nella sua bolla”, incapace di intercettare il sentire comune e mobilitare le persone su temi che per la maggioranza degli italiani non erano prioritari al punto da spingerli alle urne. La segretaria Elly Schlein aveva fortemente spinto per i “5 sì”, vedendo i referendum come un’occasione per correggere le norme e per riaffermare una linea più a sinistra. Il risultato dei referendum rappresenta una battuta d’arresto significativa, che potrebbe mettere sotto pressione la leadership e la sua capacità di tenere unito il partito.