Sindrome da campagna elettorale

In questi ultimi tempi, esattamente da quando nacque, di fatto, la cosiddetta “2^ Repubblica” (1993), molti esponenti politici di un certo rilievo facenti parte dell’opposizione, prescindendo  dalla loro appartenenza al centro-sinistra o al centro-destra, hanno sempre reciprocamente ostentato gravi pericoli per la democrazia, cercando in tutti i modi e le maniere di delegittimare il leader politico ed i governi scelti dalla maggioranza degli elettori per governare il Paese.

La stampa di riferimento, ossequiente alla propria funzione, e soprattutto talune TV, hanno sempre fatto, e continuano a fare, da cassa di risonanza, esasperando o ridimensionando – a seconda delle convenienze –  le materie del contendere, ma nessuno si stupisce  più di tanto perché gli italiani sono ormai già grandi e vaccinati.

Consultando un comune dizionario della lingua italiana, si scopre subito che il sostantivo “democrazia” indica chiaramente una forma di governo in cui la sovranità risiede nel popolo che la esercita tramite i propri rappresentanti, liberamente eletti a suffragio universale.

Ebbene, se esiste un Paese al mondo dove si vota di più, questo è l’Italia repubblicana sorta sulle macerie del secondo conflitto mondiale e ciò costituisce una solida garanzia per tutti. Infatti, votiamo per il Comitato di Quartiere, per il Consiglio circoscrizionale, per quello comunale, provinciale e regionale, per la Camera dei deputati, per il Senato, per il parlamento europeo, per i referendum, per gli organismi  scolastici e chi più ne ha, più ne metta.

Questo sistema politico-istituzionale, molto radicato nelle nostre coscienze di uomini liberi  e democratici, dovrebbe porci al riparo da qualsiasi tipo di  regime totalitario sia di ispirazione fascista che comunista, anche nelle forme più edulcorate come le “democrazie popolari” che fino alla caduta del muro di Berlino dominavano nei paesi dell’est-europeo.

Tuttavia,  durante tutte le campagne elettorali, (non esclusa questa in corso), che si rincorrono a ritmo asfissiante nel nostro paese, i fantasmi della dittatura (sia pure in tono soft dal momento che sono cambiate le simbologie, ma gli uomini sono in  gran parte gli stessi), vengono regolarmente riproposti e non conosco un solo politico di una certa caratura che per un pugno di voti in più, non sia disposto a  scendere a compromessi con la propria coscienza demonizzando e criminalizzando l’avversario, con un indice di imbarbarimento della lotta politica che non trova riscontri negli altri paesi civili e sviluppati d’Europa ed anche nel contesto occidentale.

Ma l’aspetto più sorprendente per un qualsivoglia osservatore attento e disincantato veramente al di sopra delle parti, è rappresentato dalla palese constatazione che, il più delle volte, gli strali velenosi scagliati con impeto su bersagli “nemici” ritenuti vulnerabili, si trasformino in devastanti boomerang che ineluttabilmente stendono l’incauto arciere, con sommo gaudio della vittima designata e del suo agguerrito entourage.

Tutto ciò non è altro che un preciso segnale dei tempi che cambiano, per cui non serve a nulla ricercare pregi e difetti di ciascuno, perché lo spartiacque è talmente sottile che non si riesce a stabilirne i limiti ed i confini dei vari contendenti.

Un altro mistero glorioso della vita pubblica italiana e rappresentato dal riciclaggio sistematico dei professionisti della politica e delle loro ricorrenti transumanze, senza eccezione alcuna nei rispettivi ambiti della sinistra, della destra e del centro.

Questo fenomeno, tipicamente italiano, dovrebbe creare quanto meno un certo imbarazzo tra gli esponenti più rappresentativi dei vari schieramenti, specie tra coloro i quali ricoprono o abbiano ricoperto importanti cariche ed incarichi istituzionali; invece nulla! Infatti, se è vero, com’è vero, che il ciclone tangentopoli  riuscì a cancellare i tradizionali partiti facenti parte anche del cosiddetto “arco costituzionale”, è altrettanto vero che la stragrande maggioranza di quella classe politica dirigente, sbattuta fuori dalla porta, ha cambiato casacca ed è rientrata dalla finestra sposando altre ideologie ed adulando altri cavalieri di ventura e tipici “compagni di merenda”.

L’impressione dominante è che la nostra democrazia non corra quei rischi paventati dalle cassandre e dai catastrofisti di turno, per il semplice fatto che non si intravedono all’orizzonte altri “puzzoni” o “baffoni” come venivano definiti nell’era del loro massimo splendore, in grado di sovvertire  l’ordine democratico  soprattutto, perché esistono i necessari contrappesi (forse anche troppi), capaci di assicurare una normale convivenza civile e democratica.

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