Il “valzer” delle risorse

Roma, 18 Agosto – I titoli che serpeggiano oggi, su “Il Messaggero” sono: “Statali: più soldi per il contratto; il Sottosegretario Rughetti: «Pronti ad aumentare le risorse»; i sindacati: «Per il rinnovo dei contratti servono 7 miliardi» …e, questo, sotto il “titolo” dell’immagine della ministra Giannini, nell’atteggiamento tra il “critico” e il “rinunciante”. In essi si scontrano forze uguali e contrapposte. Le “risorse economiche” hanno preso il posto dei posti di occupazione che si moltiplicano in misura esponenziale e i “sindacati” “battono cassa” perché da alcuni anni i contratti non sono stati rinnovati e i lavoratori hanno perduto cifre considerevoli.

Che cosa significa? È presto detto; nonostante siamo nella “pausa estiva”, per i politici, s’intende, siamo anche nella campagna elettorale e le strategie, in linea di massima, sono state messe a punto e sono in atto. Per quadrare i conti occorre una “manovra” che è passata, dai primi 40-45 mld, agli attuali 25, ma oggi è stata ridimensionata ad una quarantina. Se servono 7 mld, non 7 semi di zucca, per i contratti, e se si profila questa “manovrina” per equilibrare il “debito pubblico”, che, con il PIL, procede con andamento inversamente proporzionale al contrario, i soldi non ci sono, contrariamente a quanto “sbandierato, nei giorni passati dal PdC, per cui il viceministro, Rughetti, da dove prende le risorse che dichiara di essere pronto ad aumentare? Mistero biblico a cui non è possibile dare una risposta e al quale bisogna credere per fede. A questo punto una riflessione è d’obbligo e doverosa. I “signori” sindacati, denunciano, legittimamente, la perdita di denaro dei lavoratori causata dal mancato rinnovo dei contratti, ma dimenticano un particolare; prima di curare la perdita di denaro, sarebbe nei loro doveri curare la perdita del “potere di acquisto” dei salari e delle pensioni, che non è causata dal mancato rinnovo dei contratti, ma dal collegamento tra l’incremento del PIL, il decremento del debito pubblico e la pressione fiscale. Se pareggiamo la perdita di potere di acquisto di pensioni e salari, con il rinnovo di un contratto che porterà necessariamente all’aumento delle tasse e dell’inflazione, non abbiamo risolto niente anzi, abbiamo peggiorato la situazione di dipendenti, pensionati, INPS, e imprenditori. A questo punto loro sanno benissimo, e lo sanno tutti e tre, che se, invece di “parlare” e basta, come fa Renzi, mettono mano ad un’azione autoritaria che miri a intervenire in questi tre parametri, primo fra tutti la pressione fiscale, pretendendone un sostanzioso abbassamento, non di un punto o frazione di esso, ma sostanzioso, ne andrebbe di mezzo la loro poltrona per cui il ragionamento appare chiaro; meglio conservare la “poltrona” (anche se almeno due di loro sono perfettamente inutili), e danneggiare il lavoratore che tentare di raddrizzare la situazione… tanto, loro sono altre tre entità che pensano che “tanto il lavoratore e il pensionato non se ne accorgono perché sono “non competenti” in materia …”.
Il “circolo”, la cui quadratura è impossibile, si chiude così.
A questo punto, Renzi, che vuol fare lo stupido ma che non lo è, ha pensato bene di “giostrare” con la data del referendum affinché l’eventuale fallimento che già serpeggia nella pubblica opinione, non dia il “colpo di grazia” alla sua popolarità e al suo “prestigio” sensibilmente in calo, e il gioco è fatto. Cosa resta? Una trovata più folcloristica e brillante che funzionale, la campagna elettorale al….mare. La Riforma Costituzionale è fatta male. Personalmente sono favorevolissimo all’eliminazione del Senato e sostenitore del sistema “monocamerale”, perché nella situazione attuale, l’esistenza del Senato ripete sempre lo stesso meccanismo di lavoro degli operai nei lavori stradali, “uno opera di vanga e sterra, quattro guardano”. Inoltre è stato dimostrato che è un’inutile perdita di tempo in quanto una legge, la cui discussione e approvazione richiede una settimana, con il Senato, a forza di correzioni di virgole, punti e punti e virgole, prende la bellezza di due, tre mesi quando non di più, per cui?!…a questo punto la situazione è messa in modo che “dovunque ci si giri”, sia sul “SI”, sia sul “NO”, si sbaglia sempre per cui, nell’incompetenza dell’elettore, pur di attirarsi un consenso in verticale decremento, Renzi e i partiti interessati,  sono scesi “all’arrembaggio” e sono andati a “rompere le scatole” all’elettore, anche al mare. È stata un’iniziativa, certo brillante, ma estemporanea e momentanea o ha avuto un seguito? Non lo sappiamo, ma abbiamo valide ragioni per credere che non abbia avuto quel successo sperato politicamente e che anch’essa faccia parte di questo “valzer”, nel caso suo “delle situazioni”.

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