Renzi punta molto sul tris

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Roma, 22 novembre – Nel gioco del poker, il  “tris” è un punto ragguardevole e se il giocatore sa sfruttarlo al meglio, può anche sbancare il “piatto”.

La partita di Renzi è, però, molto più importante ed egli conta di realizzare il suo “tris” entro il prossimo 31 dicembre con l’approvazione della “legge di stabilità”, di quella sul “lavoro” ed il varo definitivo della “legge elettorale”.

L’impresa non è affatto semplice, né facile perché trova avversari agguerriti dappertutto, a cominciare da alcuni suoi stessi compagni di partito.

Fino a pochi mesi fa, dei Civati, dei Fassina, dei Cuperlo, ignoravamo persino i nomi e l’esistenza, relegati in ruoli marginali del partito e noti soltanto ai militanti che li hanno eletti in Parlamento.

In queste ultime settimane, però, sembra abbiano raggiunto la celebrità, ospiti fissi nei vari “tolk-show”, inseguiti e coccolati dai media per strappar loro un’intervista ben condita con salsa antigovernativa, e sempre al centro della scena politica e della cronaca.

Purtroppo oggi gli equilibri politici dentro e fuori dal Parlamento, sono fragili e molto precari e bisogna ammettere, “obtorto collo”, che costoro potrebbero anche far cadere il Governo e creare ripercussioni devastanti ed imprevedibili per tutti gli italiani.

È bene non dimenticare che l’approvazione di questi provvedimenti, sebbene non risolveranno, certo, tutti i nostri problemi, sono però richiesti dall’Unione Europea e, tutto sommato, contengono degli ingredienti stuzzicanti per un Paese in crisi, sebbene le contrattazioni e gli accordi sottobanco, li hanno ormai molto annacquati rendendoli poco efficaci.

L’esempio più eclatante è rappresentato dalla controversia tra il Premier ed Alfano, che sembrava deciso perfino a mettere in discussione la tenuta del governo e della maggioranza.

Invece è improvvisamente scoppiata la pace perché, osservano i molto bene informati,  Renzi si è impegnato a mantenere il “limite di sbarramento” entro il 3%  nella legge elettorale ancora in sosta al Senato che avrebbe potuto segnare la scomparsa di Alfano ed i suoi.

Com’era prevedibile, ciò ha creato irritazione in Forza Italia, che minaccia di far saltare gli accordi “del Nazareno”, mandando in fumo le riforme costituzionali preannunciate, la convergenza sulla elezione del nuovo Capo dello Stato, ed altro.

I Sindacati, dal canto loro, non danno tregua ed anche se la CISL si è “sfilata” dallo sciopero generale, continueranno la loro lotta per evitare la cancellazione dell’ormai famoso art. 18.

La situazione, in generale,  è meno rosea di come gli irriducibili ottimisti la dipingono, perché la recessione spaventa tutti ed i segnali di ripresa non si intravedono, almeno nel breve termine.

 

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