Politica

Nel ricordo dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, simbolo dimenticato della migliore Italia…

da LA REPUBBLICA dell’11 luglio 2019..

Roma, 12.07.2019 – L’Avvocato liquidatore della Banca Privata Italiana fu ucciso a Milano in una calda sera di luglio di 40 anni fa da un killer arrivato dall’America. Venti anni dopo, nel 1999, Repubblica pubblicava un lungo articolo di Giorgio Bocca per ricordarne la figura. “”Sono passati venti anni dal giorno in cui “un eroe borghese” è stato assassinato a Milano….Assassinato sulla porta di casa al termine di una lotta impari durata cinque anni fra quel “borghese”, o si potrebbe dire fra quel cittadino quasi solo, e la grande rete di poteri sommersi che proteggevano Sindona, la Mafia, la P2, la finanza vaticana dello Ior, la Democrazia cristiana di Andreotti, gli ufficiali e i Magistrati corrotti, i circoli americani più reazionari. Un avvocato di Milano serio, intransigente di “brutto carattere” come dicevano quelli che non riuscivano a comprarlo. Una di quelle persone che da sole contraddicono la società in cui vivono, i suoi vizi, le sue paure.
La moglie Annalori un giorno ha trovato fra le sue carte una lettera testamento. “Qualunque cosa succeda, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo…. Dovrai allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto”. Un avvocato milanese che si occupa di ispezioni bancarie, vissuto nelle intricate e anche sporche vicende dell’alta finanza, ma in questa sua lettera c’è il tono alto, il distacco etico, anche se è difficile dirlo di questi tempi, dei condannati a morte della Resistenza. Di eroi veri ce ne sono pochi in giro, di eroi borghesi pochissimi.
Perché Giorgio Ambrosoli teme di venir assassinato? Perché nel settembre del ’74 il Governatore della Banca di Italia Guido Carli lo ha scelto come Commissario liquidatore della Banca privata italiana, una delle banche di Michele Sindona. Lo sconosciuto Avvocato Giorgio Ambrosoli contro uno degli uomini più ricchi e potenti del mondo… Si potrebbe dire un uomo normale se gli uomini come lui non fossero una rarità.
Sindona è uno dei siciliani che hanno fatto fortuna a Milano perché la Milano dei soldi sa come crescere anche certi uomini arrivati dal profondo sud con i sandali ai piedi.., uomini intelligenti, tranquillamente amorali pronti a trovare con i loro pari affinità elettive automatiche, anche se non trasparenti…L’uomo è riservato, segreto, non è facile avvicinarlo, ascolta in silenzio con il suo volto pallido, lo sguardo da faina e continua con le sue mani a fare dei complicati giochini di carta. Di certo ha messo assieme una immensa fortuna, la Banca Unione e la Banca privata a Milano, la banca Franklin a New York e la Fasco una finanziaria padrona di centinaia di aziende. Più è nei guai, più la revisione di Ambrosoli dimostra che le banche di Sindona sono prossime all’insolvenza e più i suoi difensori trovano ascolto presso il nostro Governo: due italo-americani amici di Gelli vengono ricevuti da Andreotti, parlano con lui un’ ora e mezzo, sono i rappresentanti degli italo-americani… sono preoccupati che un così illustre e benefico concittadino venga messo sotto accusa dai “comunisti”. Veramente Ambrosoli è il figlio di un conservatore monarchico e lui è un cattolico amico di cattolici ma lo si dipinge come un sovversivo….
Così poco Ambrosoli si fida dei nostri governanti che dovendo consegnare la relazione sul crak Sindona a una decina di uffici, temendo che ci sia una fuga di notizie, fa scrivere in ogni copia un errore di battitura diverso e conserva le varianti in luogo sicuro.
Alla fine del dicembre ’78 incominciano le telefonate con minacce di morte… Intanto il killer William J. Aricò è già arrivato a Milano. Aricò è stato presentato a Sindona da Robert Venetucci, un trafficante di eroina. Aricò ha preso alloggio all’hotel Splendido vicino alla stazione centrale. La mattina dell’11 luglio, Aricò noleggia una Fiat 127.. a bordo di quella macchina aspetta per ore davanti al portone di via Morozzo della Rocca che Ambrosoli esca. Tre colpi di pistola rimbombano a mezzanotte. Aricò restituisce la macchina il giorno dopo all’agenzia Maggiore e paga con una carta di credito americana. Sarà arrestato l’8 dicembre mentre rapina una gioielleria di New York. Aricò muore il 19 febbraio dell’84 mentre sta tentando di evadere dal carcere. Poco prima ha confessato a un Giudice americano di essere l’assassino di Ambrosoli. Il prezzo pagato da Sindona è di venticinquemila dollari versati poco prima del delitto e novantamila accreditati su una banca di Lugano…Michele Sindona e Robert Venetucci sono stati condannati all’ergastolo. Ho assistito a quel processo a Milano (prosegue Bocca nda)….Nessuno ha spiegato la morte di Aricò, invece la morte di Sindona è un mistero senza misteri nella esecuzione: è stato avvelenato con un caffè nel carcere, il secondino che gli ha portato il caffè non è stato inquisito, era arrivato pochi giorni prima da un istituto di pena siciliano. I potenti si sono tolti dai piedi un testimone pericoloso uno che avrebbe potuto raccontare molte cose sul loro conto.
Nel delitto Ambrosoli si ritrovano alcuni personaggi di oscure vicende italiane: Licio Gelli, Giulio Andreotti, Franco Evangelisti, il giornalista ricattatore di Op (Mino Pecorelli nda)… L’avvocato Ambrosoli ha vinto o perso la sua scommessa sulla onestà? Personalmente l’ha vinta, storicamente l’ha persa. Negli anni passati dalla sua morte l’integrazione nel male, la “facilità del male” sono aumentate non diminuite…”” Sin qui l’articolo del grande Giorgio Bocca..
Bene, ora anche noi, modesti cronisti liberali, non P4, desideriamo ricordare ai nostri 25 lettori un simbolo dimenticato della migliore Italia.. e, nel far ciò, tentare di spiegare.. nulla aggiungendo a quanto il Dominus Giorgio Bocca ha raccontato, quali sono i legami che uniscono la massoneria, un tempo nobile per principi ed esemplare per la qualità degli affiliati, a Cosa Nostra, che è la negazione di qualsiasi civile principio.
A spiegarlo è il giornalista Piero Messina che, nel suo interessante libro inchiesta (che invito a leggere) dal titolo piuttosto emblematico “Onorate società. Mafia e massoneria, dallo sbarco alleato al crimine globale, cento anni di trame oscure” (BUR- Rizzoli, maggio 2014), fa una ottima analisi dei fatti che diedero linfa al trinomio mafia, massoneria deviata e apparati istituzionali. “Un grumo di potere assoluto, capace di solidificarsi giorno dopo giorno e di superare indenne le stagioni della politica, anche cambiando pelle. In nome di questa triplice alleanza sono stati sciolti e ricomposti partiti politici; destituiti Governi, corrotti Giudici, politici, amministratori; tentati golpe; sostenute, alimentate e protette fazioni criminali; fatte esplodere bombe; uccisi Magistrati e Uomini delle Forze dell’Ordine. Un vero massacro della Democrazia... È accaduto – argomenta – perché ognuno dei tre attori, le mafie, la politica e le massonerie deviate, ha potuto contare su un sistema di relazioni a livello locale e globale: una rete di protezione, una sorta di Patto Atlantico sotterraneo che spesso ha inciso sul destino della democrazia italiana”. Nel capitolo 7 del libro (pag.144), dal titolo “Soldi, Grembiuli e Veleni”, l’autore parte da lontano, raccontando la storia di un ragazzo del 1920 di Patti, Michele Sindona, che studiò dai Gesuiti e si laureò in Legge, diventando in breve un mago della finanza a cui si rivolgevano compagnie immobiliari e industrie per la quotazione in borsa o anche per trasferire all’estero capitali. La cronaca, alla fine della sua storia, lo descrisse come un grande criminale, ma sono ancora oggi in tanti a dovergli qualcosa: è proprio il banchiere di Patti a cambiare le regole della finanza italiana, importando metodi, strumenti e il linguaggio di Wall Street. La sua ascesa presentava già parecchi punti oscuri. Sul suo conto iniziarono ad indagare gli investigatori statunitensi che guardavano con sospetto alle sue relazioni, peraltro non nascoste, con membri delle cosche mafiose Gambino e Inzerillo, che stavano facendo enormi fortune con il narcotraffico.
A metà degli anni sessanta l’impero finanziario di Sindona finì sotto l’influenza del Vaticano, per cui le attività della sua banca si legarono allo IOR, volendo così creare un fronte cattolico nella finanza italiana, tale da operare sotto le direttive della DC di Andreotti, Piccoli e Fanfani. Nel 1972 Sindona acquistò la Franklin National Bank, una delle prime banche USA; nel 1974 Giulio Andreotti ne esaltò le lodi definendolo il “salvatore della lira”, ma proprio in quel periodo il suo impero iniziò a vacillare in quanto il mercato azionario americano stava per crollare e in pochi mesi la Franklin perdette quaranta milioni di dollari. Proprio nel 1975, Sindona (massone P2) e Gelli tentarono di elaborare piani di salvataggi per quella Banca, interloquendo con Andreotti e il Ministro Gaetano Stammati (anche lui P2), il cui addetto stampa era il giovanissimo giornalista Luigi Bisignani, ben noto alle cronache recenti per vicende “affaristicopiquattriste”. Non mancò, Sindona, di rivolgersi anche al fratello frammassone Roberto Calvi, il manager del Banco Ambrosiano, nel tentativo poi non riuscito per rifiuto dello stesso Calvi. Quel banchiere, Calvi, vogliamo ricordarlo, il 18 giugno 1982 fu trovato impiccato sotto il ponte dei Frati Neri sul Tamigi, a Londra, città dove si era nascosto dopo il fallimento della sua banca, accompagnato da Flavio Carboni (poi prosciolto definitivamente da ogni accusa), ma ancora ben noto alle cronache più recenti su vicende P4.
Concludiamo, con questa considerazione dell’autore del libro, Piero Messina, che facciamo nostra, facendo riferimento al distacco e al disinteresse degli Italiani dalle questioni dell’alta politica.
Quindi, stare zitti o parlare? Certamente parlare, e noi aggiungiamo: a voce alta per indignazione!, per far sì che l’Italia resti nell’alveo dei Paesi su cui scommettere per il futuro; e questo perché il passato e le sue ombre ci inseguono… Sino a quando non saranno sciolti i dubbi sulle relazioni scellerate tra mafia, istituzioni e massoneria deviata, resterà sempre attuale il rischio di essere spinti nel baratro, trascinati in fondo a causa di un destino segnato da… una cattiva stella. Che fare? Affidiamoci per l’ennesima volta con fiducia al mitico “Stellone d’Italia”!!!

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