La perseveranza della dissidenza

In questi ultimi tempi, l’attenzione e le preoccupazioni del mondo politico, economico e mediatico, sono tutte concentrate sulle sbandierate riforme istituzionali e costituzionali, sulle quali è stato incardinato, ed approvato, l’intero programma del governo Renzi.

Ciò premesso, va subito evidenziato l’aspetto più emblematico e, per molti versi, più significativo e paradossale,  perché, se da una parte tutti i partiti e gli schieramenti ne condividono la necessità e l’urgenza, dall’altra gli stessi alzano barricate, contestando vicendevolmente modalità e tempi per la loro realizzazione.

Ancora più sorprendente la desolante constatazione che questo tipo di contrapposizione avvenga anche all’interno dei partiti tradizionalmente monocratici, come “Forza Italia” e “PD”, nelle cui fila non si intravede, per il momento, alcun pericolo di “fronda”, ma non viene nemmeno aprioristicamente esclusa, il che crea perplessità e preoccupazioni nei quadri dirigenti.

Generalmente vien detto che “la notte porta consiglio” nel senso che gli oppositori interni della maggioranza, capiscano le gravi difficoltà del momento e si allineano seguendo le direttive dei rispettivi leader, sia pure in violazione dell’art. 67 della Costituzione secondo cui, ”ogni membro del Parlamento esercita le sue funzioni senza alcun vincolo di mandato”.

Al contrario, i dissidenti non solo non mollano, ma rilanciano e se tutto ciò non rientri in un ipotetico “gioco delle parti”, la grande riforma del Senato rischia di rimanere “al palo”.

Attualmente, gli alfieri della contestazione, invero anomala ed inusuale, sono i due “Min” (Minzolini per FI e Mineo per il PD), ai quali non si esclude possano aggregarsi altri che la pensano come loro.

Va anche detto, però, che si tratta sempre di Senatori della Repubblica, sia pure “nominati”, i quali, in ultima analisi,  sono chiamati a decidere il loro suicidio politico sugli stessi banchi di Palazzo Madama.

Con tutto il rispetto per le Istituzioni e per le Figure istituzionali, va precisato che il paragone che segue non vuol’essere irriverente e, quindi, prescinde da qualsiasi interpretazione  maliziosa ed irriguardosa.

Ma pensate davvero che negli Stati Uniti i tacchini chiederebbero mai di anticipare le festività natalizie?

Perché stupirsi, allora, per quanto sta accadendo in casa nostra?

Quanto alle opposizioni va detto e ripetuto che gli emendamenti ad una legge in discussione sono legittimi e, in alcuni casi, anche utili e necessari. Tuttavia,  come si fa a giustificarne la presentazione di ben 8.000 solo sull’abolizione del tanto discusso e criticato “bicameralismo perfetto”?

Si dirà che si tratta di ostruzionismo previsto e, da sempre, praticato nelle nostre aule Parlamentari, ma ormai non sono in pochi coloro i quali pensano che questa strada non porti da nessuna parte.

Per la cronaca va ribadito che il “round”  iniziale è stato assegnato agli oppositori di Renzi col rinvio della prima votazione prevista per i giorni scorsi, e non si esclude che possano seguirne altri.

 

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