LA LEGGE BAVAGLIO PROTEGGE ANCHE I PRETI

Se passasse, i religiosi verrebbero informati prima dell’attuazione dell’intercettazione!
 

Abbiamo tirato un sospiro di sollievo verificando che il famoso emendamento 1707 nel cosiddetto d.d.l. in materia di intercettazioni che introduceva la “non reclusione per gli atti di pedofilia ritenuti di lieve entità” sia in realtà una bufala, che ripiombiamo nelle più cupe preoccupazioni leggendo il testo in merito alle intercettazioni dei religiosi.
Se un P.M. intercetta un religioso in azione criminosa dovrebbe avvisare immediatamente l’autorità ecclesiastica.
Nel dettaglio, il comma 24 dell’articolo 1 del ddl afferma che se un pubblico ministero intercetta o indaga un uomo di Chiesa deve darne immediato avviso alle istituzioni ecclesiastiche territoriali. La misura è stata approvata in commissione Giustizia, durante la seduta notturna della commissione dove sono stati bocciati gli emendamenti dell’opposizione che puntavano a sopprimere questa norma dal testo. In precedenza, infatti, il superiore diocesano o religioso doveva essere informato dal pubblico ministero solo nel caso in cui fosse stata avviata “l’azione penale”, mentre ora il pm deve segnalare preventivamente alle autorità ecclesiastiche anche le eventuali intercettazioni nei confronti di un prete.
Se si intercetta un prete diocesano o un religioso, quindi, il pubblico ministero deve subito informare il vescovo della diocesi di appartenenza; e se ad essere intercettato è un vescovo – “coadiutore, ausiliare, titolare o emerito, o un ordinario di luogo equiparato a un vescovo diocesano, abate di un’abbazia territoriale” – “il pubblico ministero invia l’informazione al cardinale Segretario di Stato”, ovvero al card. Tarcisio Bertone.
Durante la seduta notturna della commissione sono stati bocciati gli emendamenti dell’opposizione che puntavano a sopprimere questa norma. “Perché un privilegio del genere deve essere previsto solo per i cattolici?”, ha chiesto il senatore del Pd Vincenzo Vita. In questo modo “si crea una discriminazione importante sulla quale non siamo d’accordo”.
I possibili effetti della norma richiamano pericolosamente alcuni fatti di cronaca del passato. A Como, nel 2004, viene messo sotto inchiesta per pedofilia, don Mauro Stefanoni, parroco di Laglio. Il pm, secondo la legge, avvisa l’allora vescovo, mons. Alessandro Maggiolini, che poi tramite due suoi stretti collaboratori – mons. Enrico Bedetti, oggi presidente dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero di Como, e mons.  Oscar Cantoni, attuale vescovo di Crema – a sua volta informa don Stefanoni di stare attento perché la Procura della Repubblica sta indagando su di lui. Il pm se ne accorge e incrimina per favoreggiamento Maggiolini che nel settembre 2008 viene chiamato in tribunale a rispondere delle accuse. A novembre dello stesso anno il vescovo muore e il suo procedimento viene archiviato. Per Bedetti e Cantoni viene chiesta l’archiviazione perché avrebbero solo obbedito alle istruzioni ricevute dal vescovo. Don Stefanoni invece viene condannato a 8 anni per abusi sessuali nei confronti di un minore disabile proprio grazie alle numerose intercettazioni telefoniche – effettuate prima di aver informato Maggiolini – che lo inchiodavano. Con la nuova legge, probabilmente,  l’avrebbe fatta franca dal momento che il vescovo lo avrebbe messo in guardia prima ancora che le intercettazioni telefoniche fossero avviate.
Forse non sarebbero venuti a galla molti loschi affari della “cricca” Balducci-Anemone-Bertolaso: durante le intercettazioni,  infatti, gli inquirenti si sono imbattuti in don Evaldo Biasini,  “don bancomat”, il religioso che custodiva i quattrini della cricca. I pm avrebbero dovuto immediatamente informare il vescovo di Biasini, il quale avrebbe a sua volta avvisato il religioso che sicuramente avrebbe allertato Balducci, Anemone & Co. E tutti quanti avrebbero rinunciato al telefono, mettendo la parola fine sulle indagini.
La “sensibilità” e il “riguardo” verso i religiosi cattolici in tema di intercettazioni ci sembra oltremodo inopportuna in tempi di scandali di abusi sessuali del clero che il Papa,in prima persona e con forza,ha condannato e condanna ripetutamente.
Chiediamo al Legislatore di abolire ogni privilegio di casta.
 
 
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