Politica

Le grida a favore

Beppe grillo palermoRoma, 26 settembre – Beppe Grillo gira per Palermo e si incolla addosso, man mano che gli arrivano, man mano che li ascolta, gli incoraggiamenti e i moniti di chi gli dice “I mafiosi sono loro, a Montecitorio”.
Lui: “Ho fatto un passo di lato, ma capisco che sono il capo”.
La gente al funerale di Gianroberto Casaleggio aveva detto: “Realizzeremo noi il tuo sogno”.
“Li ho visti un po’ stanchi, ma è normale”, dice Grillo, “Il Movimento nasce dalla mia gastrite, se non c’era la gastrite, non c’era il Movimento”. Grillo ritiene di essere un commutatore di energia, addirittura un depolarizzatore, dando per scontato di essere un buon conduttore di quella energia per qualità, portata e direzione.
E trattandosi di un’energia che si avvale del pensiero, anche capace di veicolare contenuti di idee che abbiano logica e futuro. Ci sono state tante azioni storiche che sono nate come reazioni, forti, fortissime e meno forti a fatti contingenti. Ma i 5 Stelle non nascono immediatamente per aggregazione davanti ad un evento grave, altrettanto velocemente, poi, concludendosi.
Ma non sono neppure Movimento nato dal filtrato di pensieri filosofici coagulati in azione definita.
Nascono da una gastrite portata,  soggettivamente come fatto patologico di un individuo, quindi, quantomeno, originata da un fatto reattivo. E Grillo, nel sottolineare scherzosamente ciò, mette di conseguenza, inequivocabilmente anche in secondo piano quello che ne fu il guru, Casaleggio.
Non si dica solo nella “consecutio”, dato che in un momento delicato come questo, non andava, con l’altro fondatore da pochissimo defunto, sottolineare, chi ha cominciato prima e chi no.
E la gastrite ha un senso: la causa è data spesso da fatti esterni, forse di impatto oggettivo, la reazione soggettiva può essere stata indotta, ma in ogni caso, vuoi o non vuoi,  lo stato patologico è, comunque, definito da un malessere, da una reattività, nella quale ci si possa, ci si può specchiare. E sulla condizione anomala, causata o patologica per fragilità, non possiamo, non dobbiamo assumere responsabilità.
E il cerchio si chiude: il “buffone”,  a corte, scherzando diceva con gelida o graffiante o ammaliante o lunare ironia, la propria verità. Ed aveva un posto d’onore.
Ora va definita, da tutti noi e con rapidità, qual è la corte. Grillo entra con sapienza ed esce con capacità dal proprio ruolo istrionico già collaudato, muovendo intanto in una dama robotica le
pedine improvvisate del suo nuovo gioco.
Elementi che, paradossalmente, potrebbero anche sapersi muovere in modo umano e non robotico, oppure dover essere definitivamente relegati al ruolo di pedine, rappresentative solo nel suo gioco e non adatte al vasto campo di un elettorato.
Ma potremmo non saperlo mai, se intanto, il tempo porterà troppi danni e altre pedine si succederanno, se le cose continueranno ad andare avanti così.

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