Tutti contro Renzi

Roma, 10 aprile – Non v’è dubbio alcuno che il Presidente del Consiglio stia attraversando i momenti più difficili da quando si è insediato a Palazzo Chigi.

Va anche detto, però, che agli attacchi concentrici delle opposizioni e del  “fuoco amico”, ha sempre risposto con la consueta spavalderia , riproponendo con forza le scelte ed i metodi della sua linea politica  e programmatica.

Purtroppo nel nostro Paese (e non solo), spira aria di crisi per l’economia che non decolla e per tutta una serie di difficoltà che ci trasciniamo dietro da anni,  ma anche e soprattutto per l’epocale ed inarrestabile migrazione che sta invadendo l’intera comunità occidentale.

Come se ciò non bastasse, i frequenti scandali in alcuni importanti Enti pubblici e privati, imbufaliscono ed esasperano gli Italiani, che si ritrovano sempre più poveri e tartassati.

I veleni che tracimano dall’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Potenza, che ha indotto alle dimissioni il ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, sembrano sempre più inquietanti e devastanti.

Nessuno dei comuni mortali, (fatta eccezione per i magistrati inquirenti), conosce esattamente la portata  e la gravità della situazione, ma è comunque prevedibile ed assai verosimile che il Premier ed il suo governo ne usciranno alquanto segnati ed indeboliti.

Ciò nonostante, è assai diffuso il convincimento secondo cui non si arriverà di certo ad una crisi istituzionale seguita dallo scioglimento delle Camere ed al ricorso di  elezioni generali anticipate.

Questa facile “profezia” è legittimata dalla quasi certezza della difesa ad oltranza del proprio potere e del mantenimento delle  rispettive poltrone, sul cui altare verranno sicuramente sacrificati ideali e convinzioni politiche e partitiche.

Certo, le vertenze incombenti sono importanti, come le due mozioni di sfiducia ed il referendum sulla conferma della riforma costituzionale, ma secondo Renzi, che ci ha “messo la faccia”, ed altri autorevoli osservatori, si voterà soltanto come previsto, cioè nel 2018, senza alcun cambio dell’attuale “timoniere”.

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