Politica

Il ratto d’ Europa

parlamento EuropeoRoma, 13 febbraio – Se l’Italia, al tempo di Metternich, poteva, con qualche ragione, essere beffardamente definita “un’espressione  geografica”, come – pare – egli  stesso disse, l ‘Europa non è, e non è  stata da meno. Già il nome stesso compare tardi nella storia ed assume connotazioni meramente geografiche. Per designare, invece, un’unità culturale e vagamente sociale costituita su fondamenti comuni si usava il termine “cristianità”, o altri simili (cfr: L. Suarez, Raices cristianas de Europa, Palabra, Madrid, 1988, pp 11 e ss).
Domani, 14 febbraio, la Chiesa ricorda, oltre al celebre San Valentino, anche  i santi Cirillo  e Metodio, patroni d’Europa. L’uno monaco e l’altro vescovo, dedicarono la vita all’evangelizzazione dei popoli slavi.
Cirillo, forte delle sue conoscenze linguistiche, intraprese l’arduo compito di comporre un alfabeto per rendere intellegibili  i suoni della lingua slava, che difettava di caratteri scritti e si dedicò, quindi, alla traduzione di quasi tutti i testi sacri.
Al fratello Metodio toccò, poi, di completare l ‘opera. Cirillo, dopo aver insegnato all’università di Costantinopoli, morì a Roma nel 869;  Metodio, dopo essere stato governatore ed aver vissuto una intensa vita politica, si ritirò in convento e morì nel 885. Il santo Padre Giovanni Paolo II li ha nominati  Patroni d’ Europa insieme a San Benedetto.
È superfluo e financo ingenuo osservare che la celebrazione valentiniana, caricata di significati commerciali ed edonistici, superi ed offuschi la memoria dei suddetti santi, ma l’occasione ci pare propizia per parlare dell’Europa di oggi.
Dopo la caduta dell’Impero romano, il continente europeo fu teatro di grandi sconvolgimenti etnici: una  moltitudine di popoli e razze vi si stabilirono e fondarono una convivenza su alcuni medesimi principi  cristiani. La conversione dell’Europa non fu un’impresa di poco tempo, ma si prolungò per oltre un millennio, dando origine a quella che, con pieno diritto, può ben definirsi la “civiltà occidentale”. L’anima dell’Europa conserva ancora una certa omogeneità in alcuni punti essenziali, che sono dovuti essenzialmente alla diffusione del cristianesimo: la dignità della persona umana, il sentimento di giustizia, il valore della libertà, la tolleranza, il significato del perdono (su cui v. R. Scruton, su Il Foglio, 1 giugno 2006), il rispetto della vita, la santificazione attraverso il lavoro . Queste considerazioni furono chiaramente espresse da  San Giovanni Paolo II nel  discorso a Santiago de Compostela,  il 9 novembre 1982, quando ebbe a dire : “Io grido a te, antica Europa, ritrova te stessa, sii te stessa, riscopri le tue origini, ravviva le tue radici, torna a vivere i valori autentici che hanno resa gloriosa la tua storia!”(cfr: F.F. Carvajal, Parlare con Dio, Ed Ares 2001, p 405)
Queste parole, purtroppo,  hanno oggi un suono amaro per noi.
È doloroso, infatti, constatare che quel tessuto connettivo di valori è fortemente eroso non solo da ridicole ideologie che nulla hanno di cristiano, ma anche dalle stesse istituzioni che hanno volutamente reciso ogni collegamento con principi di carattere superiore.
Parafrasando il motto che accompagnò la famosa pace di Westfalia, il notissimo “superiorem non recognoscentes”, si potrebbe dire che, se il 1630 anno del suddetto trattato, segnò l ‘inizio dello stato nazionale, che afferma il proprio potere perché non intende riconoscere l’autorità imperiale, oggi, 2015, (ma il processo va avanti da lunga pezza) è l’uomo che intende porsi quale assoluto, non riconoscendo alcun legame con un qualsivoglia principio trascendente. In altri termini, ci troviamo di fronte ad una visione del  mondo completamente intramondana che ha inteso relegare il divino nel più riposto ed occulto privato, divinizzando i cosiddetti  diritti umani, ai quali  ha conferito valore assoluto. La nascita e l’affermazione dello stato nazionale, conseguente al venir meno della “res publica cristiana”, non è stata in grado di conferire all’uomo quella dignità che solo il cristianesimo gli ha donato. Oggi lo Stato è sempre più compresso dall’alto da una insana unione (che di europeo non ha proprio nulla, essendo solo un’unione monetaria, voluta da banchieri e finanzieri senza scrupoli) e dal basso, dalla disastrosa autonomia follemente concessa agli enti ed istituzioni locali, fonte spesso incontrollabile di spesa.
La realtà politica del continente è questa: l’Europa non ha una politica comune, una difesa comune, una politica estera comune, una lingua comune, ma solo una squallida moneta che ha generato povertà, recessione, suicidi e problemi a non finire.  E le istituzioni quanto ci costano? Il parlamento è a Bruxelles ma  in due sedi, la Corte di giustizia è a Lussemburgo, quella dei diritti dell’ uomo è a Strasburgo, il personale ha  i costi che ha e che sono, ovviamente, tutti a carico del cittadino.
E poi parlano di contenimento della spesa, quando è proprio in quelle sedi che si sta consumando, sotto gli occhi colpevolmente distratti dei cittadini, il ratto d’ Europa, della  nostra Europa!
Ma anche sul terreno delle idee e dei valori quest’Europa è perdente. Come detto, desta viva indignazione la diffusione di quello che va sotto il nome di pensiero unico, che sarebbe la versione umana del suddetto principio del “superiorem non recognoscens”, con la differenza  che non è lo stato ad affermarlo,  bensì l’uomo stesso, nel momento in cui vuole,  per così dire,  mettersi al posto di Dio e stabilire egli stesso ciò che è bene e ciò che è male. “Diventerete come Dio ” dice il serpente ad Eva (cfr:Gn 3,6) e l’omuncolo di oggi, che fa? Sostiene l’ideologia del “gender” , l’ eutanasia (anche quella infantile), l’ aborto, i matrimoni dello stesso sesso, il tutto in nome del diritto di autodeterminarsi, ed il bello (se così si può dire) è che tutto questo trova ampia eco nelle squallide e melense istituzioni europee (cfr: ex multis, J.Pierre Chevenement, L’Europe sortie de l ‘histoire, Ed. Fayard, 2014 , p. 342;  Alain de Benoist, Le demons du bien, Ed. Pierre Guillaume de Roux, 2014).
A noi cristiani l ‘onere di reagire e di proclamare in tutte le sedi l’intangibilità della vita, la dignità della persona, il valore dell’ economia fondata sul lavoro e non sulla finanza, la  ferma condanna dell’aborto, l’indissolubilità del matrimonio, la ridicolaggine della teoria del gender.
Ma in definitiva, per agevolare  il compito, il consiglio è semplice: rifiutare  tout court quello che viene da questa inutile unione che, appropriatasi del nome, sta scippando l ‘Europa da se stessa, uccidendola.   
C’est plus  facile!

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