ED I NOSTRI INNOCENTI MARÒ SONO ANCORA IN CARCERE

Signor Ministro della Difesa Ammiraglio De Paola: che delusione! Continuiamo ad essere presi in giro dagli indiani, senza alcuna capacità di reagire da vera Nazione! Ci schiaffeggiano e pure li paghiamo! Che vergogna!
 

Dalle anticipazioni della stampa indiana e dall’intervista concessa telefonicamente al Corriere della Sera da M.R. Ajith Kumar, commissario di polizia di Kochi e capo del team speciale sulle indagini relative all’uccisione dei due pescatori indiani, è stato dichiarato “Posso confermare che il laboratorio scientifico di Trivandrum ha completato le prove balistiche. Il rapporto è stato consegnato alla magistratura di Kollam, che ha mi ha trasmesso una copia. Abbiamo individuato i due fucili Beretta che hanno ucciso i pescatori indiani il 15 febbraio scorso. Siamo nella condizione di poter affermare che a sparare siano stati i due marines in custodia nel carcere di Trivandrum”.
Certo che in questa vicenda le cose appaiono poco chiare. Si, perché dopo aver sequestrato le armi e fatto le prove balistiche, si cercavano altre armi non trovate… Improvvisamente, però, i fucili Beretta che avevano sparato, sono stati individuati. Già, fra quelli sequestrati e controllati che invece facevano cercare altre armi.
Si cerca di attenuare le stupidaggini dette, con l’affermazione che “seppure a sparare sono stati i marò italiani, non hanno colpito i pescatori di proposito”. Ed allora, come hanno fatto a colpirli? Eppure, se sono fucilieri, dovrebbero essere addestrati a colpire il bersaglio mirato, seppure con qualche lieve deviazione, ma lieve non enorme! Non parliamo poi dei tempi. Si parla di giorno, ma le foto rivelano che il motopeschereccio attracca di notte…
Forse, qualche chiarimento ci può venire dallo studio effettuato dall’ingegner Luigi Di Stefano, perito tecnico per alcuni tribunali italiani, che si è occupato, fra l’altro, del “caso Ustica”, riportato poi su il “Sole 24 ore”, secondo cui “molti elementi non quadrino, a cominciare dall’autopsia effettuata dall’anatomopatologo del Tribunale indiano, il professor Sisikala» che ha recuperato il proiettile dal corpo di uno dei due pescatori uccisi, definendolo calibro 0,54 pollici, pari a 13 millimetri cioè un calibro oggi inesistente”. “Il proiettile è stato repertato con misure indicate in modo criptico e furbesco. Se Sisikala avesse espresso le misure del proiettile in forma canonica, cioè con calibro e lunghezza in millimetri, avrebbe scritto calibro 7,62 e lunghezza 31 millimetri. Il caso sarebbe già chiuso dal 16 febbraio, giorno successivo al fatto e giorno dell’autopsia. Invece del diametro ha reso nota la “circonferenza” (credo sia la prima volta al mondo) e invece dei millimetri ha usato i centimetri”.  Per l’ingegnere, i dati forniti indicano trattarsi  della cartuccia 7,62x54R ex sovietica, sparata dalla mitragliatrice russa PK che nulla ha a che vedere con la cartuccia 5,56×45 di unica dotazione ai nostri marò e utilizzabile sia con i fucili Beretta AR 70/90 sia con le mitragliatrici FN Minimi in dotazione» In base a quanto sopra, sarebbe bastato ispezionare le armi, per accertare l’enorme “bufala” che i “periti indiani” stanno prendendo.
O forse, non è “una bufala” ma una macchinazione , tanto è vero che i periti dei Carabinieri, hanno solo potuto andare in India per vedere il panorama e non poter fare altro, anche perché nessuno è certo della provenienza dei proiettili e i risultati dell’autopsia.
Ma si può fare, tanto con questa italietta da quattro soldi, si può fare anche di più.
Infatti, pur sapendo che i nostri soldati sono innocenti, con lunghe trattative con i legali delle famiglie dei due pescatori uccisi, il nostro governo ha pattuito un indennizzo di 146mila euro pari a 10.000.000 di rupie per ciascuna vittima.
Chiedo scusa. Non si dice indennizzo. Il Ministro parla di “donazione come atto di generosità”.
Ma se è un   atto di “donazione”, a che titolo si deve trattare, e la somma di 102.000 dollari è stata rifiutata? Ed allora, perché uno degli avvocati dei parenti dei pescatori, ha precisato che la transazione, potrà estinguere solo l’azione civile  e non quella penale? Gli armatori a loro volta avevano già proposto un indennizzo di 3 milioni e mezzo di rupie, pari a oltre 51mila, somma rifiutata!
E se il processo si svolgerà in maniera seria, rendendo ben evidente l’innocenza dei nostri Soldati, abbandonati da tutti perché non politicizzati, non viene il dubbio che se donazioni si debbono fare, sarebbe stato meglio farle ai poveri pensionati italiani?
Intanto, finalmente, la Corte suprema di New Delhi  ha ammesso il ricorso presentato dall’Italia in merito all’incostituzionalità della detenzione dei due marò, invitando il governo  indiano e lo stato del Kerala a presentare una memoria e fissando l’udienza  per l’8 maggio.
Vedremo la farsa come andrà a finire, nella completa indifferenza italiana!

Ma noi siamo e saremo sempre a fianco dei nostri Soldati!

 
 
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