Dopo i tecnici arrivano i “saggi”

Premetto che non ho nulla di personale contro l’attuale Presidente della Repubblica, se non qualche riserva sulla sua storia politica di giovane dirigente comunista, quando nel 1956 militava nella corrente “ migliorista” capeggiata dal migliore di tutti, Palmiro Togliatti.

Ebbene in quegli anni, giustificò l’invasione dell’Ungheria da parte dell’Unione Sovietica, convinto, come pare fosse, che ciò avrebbe contribuito a rafforzare la pace nel mondo. Ma sono ormai passati circa 60 anni e questa brutta storia potrà benissimo essere archiviata. Per un sommario bilancio sul suo settennato al Quirinale, che scade tra qualche settimana, con particolare riferimento agli ultimi atti del suo mandato, credo non si possa prescindere dal contenuto dell’articolo uno della tanto osannata carta costituzionale. Infatti, in questo articolo si afferma tra l’altro:”la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione”. Quindi, il popolo, esercitando uno dei suoi diritti fondamentali, ha, poco più di un mese fa, votato. Come e per chi ha votato non sta a me giudicare, ma è comunque, certo che gli unici legittimati a scegliersi il proprio destino attraverso le elezioni e le  ovvie indicazioni nei confronti dei propri rappresentanti, sono gli elettori. Sorvolo sulle formalità della scelta del premier da parte del Capo dello Stato e le conseguenti nomine dei vari ministri, la presentazione alle Camere e l’ottenimento della fiducia perché tutto è accessorio e consequenziale. Purtroppo, in questi ultimi quindici mesi del governo dei  cosiddetti tecnici, quasi tutte le formalità sono andate a farsi benedire e così ci siamo trovati alla guida del Paese un professore bocconiano certamente noto e molto stimato in Italia ed in Europa, ed un gruppo di suoi colleghi come ministri, tutti bravi fin che si voglia, ma che nessuno aveva mai conosciuto e, tanto meno, votato. Questo governo, peraltro ancora in carica benché  dimissionario, ma non sfiduciato, non ha avuto molta fortuna perché, se è vero che abbiamo riconquistato un po’ di dignità  e maggior rispetto tra i nostri Partner europei, è altrettanto vero, però, che tutti gli indicatori economico-finanziari sono precipitati, per cui gran parte dell’elettorato, contrariato ed imbufalito, ha brutalmente bocciato la lista civica del prof. Monti e pesantemente penalizzato, fino alla loro espulsione dal Parlamento, di alcuni dei suoi occasionali ed opportunisti compagni di viaggio come Casini e soprattutto Fini. La situazione resta grave e tende a peggiorare nonostante le diagnosi rassicuranti a medio e lungo termine scodellate da alcuni  tromboni trombati, decisamente insulsi ed inattendibili, specie quando dicono di vedere la luce in fondo al tunnel, oppure quando prevedono la ripresa entro l’anno corrente per poi  procrastinarla nel 2014. Resta l’incognita della terapia del Presidente Napolitano per stabilire se si riesca a rianimare in tempo utile l’Azienda Italia, oppure compilare il certificato di morte e devolvere  il tutto al nuovo inquilino del Quirinale. Come antidoto immediato è stato il coinvolgimento di una equipe di Saggi scelti dallo stesso Napolitano, ma è opinione ricorrente che difficilmente si arriverà ad una soluzione congiunta che accontenti tutte le parti in causa. Il pessimismo sembra sia giustificato dal fatto che ne facciano parte dei politici di professione, il che oltre a scatenare l’incontenibile reazione di Grillo e dei Grillini, difficilmente si accorderanno su provvedimenti contrari alla linea politica dei rispettivi partiti. In più, fra pochi giorni inizia la battaglia per il Quirinale e se la scelta non risponde a precise richieste delle parti, sono certo che il banco salterà con gravi conseguenze per tutti.

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