Confiscare i beni per la corruzione?

Roma, 1 novembre –Definire la corruzione come l`altra faccia della medaglia della mafia non è un paradosso”. Lo scrive in un articolo per il “Fatto Quotidiano” in edicola il 30 ottobre l’ex Magistrato antimafia  Antonio Ingroia, presidente di Azione Civile.

“Quando, poi, mafia e corruzione si intrecciano diventando un unico Sistema criminale integrato, come in Mafia Capitale – sostiene Ingroia – necessitano misure strutturali di contrasto. La corruzione, che si diffonde ogni giorno a livello endemico, costa una cifra recentemente stimata non inferiore ai 100 miliardi di euro l`anno….È proprio nel patrimonio che il sistema corruttivo va colpito, così come si è fatto contro la mafia…(quindi) proponiamo una norma per estendere il sequestro preventivo dei beni anche ai corrotti”.
Nei giorni precedenti, il Procuratore Generale di Palermo, sempre su “Il Fatto”, sosteneva circa il reato di corruzione: “Abbiamo una giustizia penale che  pesta acqua nel mortaio con gran spreco di risorse e nessuna  reale efficacia dissuasiva. Su un piatto della bilancia, la  certezza di arricchirti a spese della collettività, sull’altro  piatto il rischio, se ti scoprono, di subire un processo  destinato a un nulla di fatto per prescrizione. Se sei proprio  sfortunato, il peggio che può accaderti è che una volta la  settimana vai a passare qualche oretta a fare assistenza agli  anziani. Se poi non sei uno sprovveduto e non tieni il malloppo  sui tuoi conti bancari, non rischi neppure la confisca……   Tutto ciò è frutto di una politica criminale fallimentare  che in quest’ultimo quarto di secolo ha ruotato intorno a una  triade micidiale: minimizzazione delle pene edittali per i reati  dei colletti bianchi, prescrizione breve (che decorre da quando il reato è commesso e non già da quando accertato), processo lungo… Sempre più  spesso – aggiunge – si assiste al fenomeno del concorso esterno  di mafiosi negli affari sporchi dei colletti bianchi…Se avessimo dovuto combattere la mafia con gli stessi  strumenti disponibili contro la criminalità dei colletti  bianchi,  oggi la mafia signoreggerebbe da Bolzano a Palermo…..(Di misure) ce ne sono molte, ma tutte  impraticabili per insuperabili resistenze politiche. La più  semplice consisterebbe nell’includere i reati contro la Pubblica Amministrazione nell’elenco previsto dall’art.157 del Codice di Procedura Penale  che prevede un raddoppio dei termini di prescrizione, in quanto già ora il raddoppio scatta per i reati di mafia ma anche per maltrattamenti in famiglia, incendio colposo, violenza sessuale etc . Se noi Magistrati antimafia avessimo dovuto contrastare il crimine organizzato con gli strumenti dei colleghi che lottano contro la corruzione, le associazioni criminali avrebbero stravinto in tutta Italia”.

Ora, tenuto conto di quanto sostenuto dal Procuratore Scarpinato, quali liberi Cittadini e liberi pensatori, ci chiediamo: perchè la politica non vara leggi serie anti corruzione? Abbiamo già scritto più volte su questo giornale, che si ispira ai principi di Legalità e Democrazia del grande pensatore Gaetano Salvemini, che  un processo può durare anche 10 o perfino 15 anni (esempio: Eternit). E questo perchè lo stesso processo si articola in almeno altri tre processi: Tribunale, Appello e Cassazione; ma, in realtà, sono ben cinque le fasi processuali, perché c’è l’udienza preliminare e il ricorso al Tribunale della Libertà (possibile per 10, addirittura 20 volte). A ciò va aggiunto che la Suprema Corte di Cassazione può, “con rinvio”, rispedire alla Corte d’ Appello o perfino al Tribunale e far ricominciare tutto daccapo. Come può una Giustizia del genere, che favorisce l’impunità, svolgersi in tempi brevi? Quindi, la vera riforma è modificare il processo, questa volta a costo zero! Niente Appello, niente udienza preliminare, notifiche solo agli avvocati e solo via email (non agli imputati, tramite Ufficiale Giudiziario presso residenze anagrafiche abbandonate da.. vent’anni); niente avvisi, depositi etc. Trattando, poi, di corruzione,  va detto e ripetuto che prevedere come oggi si fa che corrotto e corruttore siano punibili in tandem è inammissibile. Andrebbe infatti sancito che il primo, il corrotto, qualora denunciasse l’altro, anche prima di un’indagine, fosse esente da pena; solo così l’intesa corruttiva è recisa. Ingroia auspica il sequestro dei beni per il reato di corruzione? Ben fa e condividiamo! Però dobbiamo un momento soffermarci sulla vergogna italiana dei beni sequestrati alle mafie, ricordando la Legge del 2010, istitutiva dell’Agenzia Nazionale per tali beni, mai da allora, chissà per quale motivo, resa efficiente e pienamente operativa. Ebbene, sappiamo che i patrimoni sottratti alle mafie costituiscono un tesoro che vale quanto una Finanziaria, oltre 30 miliardi di euro: più di 11.000 immobili e 1.700 aziende dislocati per l’80 per cento tra Sicilia, Calabria, Puglia e Campania ma anche in Lombardia e Lazio, con lo straripamento delle mafie dai siti di origine. Come mai, intanto, parte di questi soldi, gestiti dal Dicastero dell’Interno, non vengono assegnati subito alle Forze dell’Ordine che hanno difficoltà persino a pagare la benzina o le diarie per chi cerca i latitanti?

Terminiamo con alcuni dati d’interesse sul reato di corruzione. I detenuti in custodia cautelare erano 31 alla fine del 2013, sui 24.744 totali. Le condanne definitive per abuso d’ufficio (quando il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale), e questo dopo la riforma dei reati contro la Pubblica Amministrazione del 1990, sono diminuite da 1.305 ad appena 45. Dopo il varo della famosissima in negativo Legge Cirielli (2005) sulla prescrizione, si va da oltre 1700 condanne ad appena 263 del 2010.

Ognuno commenti da sé!

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