La tattica del compromesso non è più un tabù per il M5S.

Roma, 27 dicembre – Un antico proverbio cinese ci ricorda che qualunque marcia, anche la più lunga, inizia sempre con un piccolo passo e, credo, nessuna persona di buon senso possa mettere in discussione questa certezza assiomatica.

Il “Movimento 5 Stelle” di Grillo e Casaleggio, dopo l’inveterata e stucchevole sequela di dinieghi sprezzanti ad ogni forma di compromesso e di collaborazione col governo Renzi e col PD, ha deciso di cambiare strategia, barattando un proprio candidato alla Corte Costituzionale, senza nemmeno chiedere , come fin qui era stato sempre fatto attraverso la rete, il consenso del proprio elettorato.

La manovra è stata facilitata dalla rottura tra PD e Forza Italia e si recepisce la netta sensazione che si potrebbero aprire nuovi scenari nel firmamento politico italiano.

Per cercare di capire questo arcinoto e sconcertante “mercato delle vacche”, è importante rivisitare e riesaminare i tempi, i luoghi e le modalità in cui è stata presentata  e votata la mozione di sfiducia  contro il ministro per le riforme, Sig.ra Maria Elena Boschi.

Non occorre avere in tasca la “nomination” per il Nobel sulla lungimiranza, per capire che a Montecitorio, dove la coalizione di governo ha una maggioranza quasi bulgara, la mozione stessa non sarebbe mai stata approvata.

Ed allora, perché i parlamentari “pentastellati”, apparentemente sdegnati ed imbufaliti, hanno tanto sbraitato con toni decisamente sopra le righe, prima, durante e dopo il verdetto della Camera ?

Se avessero veramente voluto “mutilare” il governo ed accreditarsi il consenso degli Italiani, avrebbero dovuto presentarla al Senato, dove gli equilibri sono notoriamente precari e sarebbero bastati soltanto  pochi “franchi tiratori” per raggiungere lo scopo.

In casi di questo genere il defunto “Zio Giulio” (al secolo On/le Giulio Andreotti) affermava lapidario: “a pensare male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca”.

Evidentemente qualcosa si sta muovendo ed allo stato attuale delle conoscenze, l’unico punto fermo rimane la totale contrarietà di tutti ad elezioni anticipate per il fondato timore di essere mandati a casa per sempre.

Tuttavia, in questo ultimo scorcio della legislatura, che si concluderà nel 2018, l’imprevista ed imprevedibile apertura del M5S, potrebbe creare seri problemi al NCD di Alfano per le imminenti discussioni su provvedimenti importanti come diritti civili, coppie di fatto, matrimoni omosessuali ed altro, su cui le divergenze tra gruppi e partiti, sembrano insuperabili e le distanze irraggiungibili.

L’aspetto paradossale è rappresentato dal fatto che, oggi, a sostenere il governo Renzi, sono quasi tutti i fuoriusciti  dal PDL di  Berlusconi, come gli alfaniani, i verdinian, i seguaci di Fitto ed altri “cani sciolti” imbullonati alle proprie poltrone.

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