Racconti di sport

Quando c’era TeleMonteCarlo.

Ricordo di un'eccellente Redazione Sportiva, a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta.

Roma, 6 Gennaio 2023

Nell’era dell’offerta televisiva infinita, che allo spettatore offre una gamma impressionante di piattaforme, ci sta bene un “racconto di sport raccontato”.

Il viaggio a ritroso ci porta a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo passato.

Era l’epoca di ascesa delle emittenti private, che andavano conquistando spazio nell’etere italiano, presidiato per decenni dal monopolio RAI.

Fu l’emittente monegasca TeleMonteCarlo, tra la fine dei ’70 e l’inizio degli Ottanta, a insidiare il primato assoluto della TV di stato, offrendo un palinsesto interamente in lingua italiana.

Venne poco dopo l’inizio dell’era Fininvest, ma non è lì che si vuole andare a parare.

Interessa invece rievocare il periodo di gestione brasiliana di TMC, da parte del potente network Rede Globo, che assunse la proprietà nel 1985.

Una vera corazzata del “Quarto Potere”.

Resta vivida, nella mente di chi scrive, l’impressione del quartier generale di Rio de Janeiro, visto dall’esterno all’inizio degli anni ’90.

Un Fort Knox dell’emittenza televisiva, niente a che vedere con l’immagine ministeriale del palazzone RAI di viale Mazzini e del centro di Via Teulada.

In questo spaccato di storia dell’informazione, www.attualita.it riesce ad inserirsi grazie ad un “Agente all’Avana”.

Il nostro Giacomo Mazzocchi fu infatti direttore della Redazione sportiva di TMC dal 1987 al 1995.

Dalle sue parole, una testimonianza esclusiva per il nostro giornale su quell’esperienza in una rete italiana con impostazione brasileira.

All’epoca ero capo della redazione romana di Tuttosport, con colleghi eccezionali quali Massimo Lojacono, Nello Governato, Daniele Poto.

In quei tempi si andava al Circolo dei Giornalisti di Viale Tiziano, frequentato da professionisti del calibro di Mario Gismondi e Paolo Rosi.

Era nell’aria l’acquisizione di TMC da parte di Rede Globo.

Seppi per caso, durante gli Internazionali d’Italia di tennis, che Ricardo Pereira e il suo staff alloggiavano in hotel nei paraggi.

Indossato il mio miglior abito, mi intrufolai sfacciatamente nella hall dell’albergo e, ancora non mi capacito come, riuscii a conquistare un colloquio.

Ottenni così, da ‘imbucato’, l’incarico di capo redazione sport e mi dimisi dal giornale.”

 

Si sviluppò in quegli anni un modo tutto nuovo, per gli standard italiani, di raccontare lo sport.

Si era avvezzi allo stile sobrio e istituzionale, per parlare del calcio, che discendeva dal capostipite Niccolò Carosio sino agli epigoni Nando Martellini e Bruno Pizzul.

Fu un novità assoluta di TMC, già dai primi anni Ottanta, la doppia voce a commento delle partite internazionali, che al cronista affiancava l’esperto.

Che coppie indimenticabili!

Da un lato Massimo Caputi, giovane e brillante cresciuto nel vivaio giornalistico romano, con Josè Altafini (“detto Mazzola”, la citazione dall’Audace colpo dei soliti ignoti è d’obbligo), brasiliano e poi oriundo italiano, un eroe dei due mondi.

Dall’altro Luigi Colombo da Cesano Maderno, dall’esposizione lineare e concreta, supportato da Giacomino Bulgarelli e poi da Fabio Capello.

Indimenticabili, per eleganza e competenza, le voci di Lea Pericoli per il tennis o di Bruno Gattai per lo sci.

Lo stesso Mazzocchi fu commentatore televisivo di varie discipline in tandem con grandi atleti: per l’atletica leggera con Pietro Mennea e poi con Stefano Mei; per la boxe con Patrizio Oliva; per la ginnastica con Yuri Chechi; per la vela con Cino Ricci.

Da menzionare inoltre tra i redattori e inviati Roberto Bernabai, Francesco Izzi, Paolo Cecinelli, Massimo Benedetti, Ugo Francica Nava.

Per completare l’elenco, sentiamo ancora Mazzocchi:

Fu possibile creare un team affiatato composto da giovani e da esperti.

Su tutti Luigi Colombo, che c’era già dal 1981 a coordinare il calcio.

Si selezionarono uno ad uno i candidati, che ebbero l’opportunità di plasmarsi in piena libertà di espressione e maturare professionalmente.

Tante le giornaliste giovani e competenti.

Marina Sbardella, che grazie al papà Antonio aveva respirato l’atmosfera dello sport sin dall’infanzia.

Flavia Filippi, poliglotta, già con esperienza come inviata degli esteri, anche in scenari di guerra.

E poi Pina Debbi, Patrizia Viola, Simona Ventura come giovane praticante. Mi sia perdonata ogni dimenticanza.

Alba Parietti fu poi pioniera assoluta, con Galagoal, della conduzione femminile della serata domenicale di commento al campionato di calcio.

Oggi la bella presenza coniugata alla competenza in materia è diventata la norma, allora fu qualcosa di rivoluzionario.

Ricordo infine le Olimpiadi di Barcellona 1992, in cui la competizione con la RAI fu ad armi pari.

Molti atleti, dopo i trionfi vennero prima davanti alle nostre telecamere che a quelle dell’emittente di Stato”.

Va ricordato che le interviste a caldo della Filippi con gli atleti a bordo pista fu nel ’92 un’assoluta novità, che la RAI emulò solo in seguito con Elisabetta Caporale.

 

La nostalgia condisce spesso questa rubrica, consapevolmente ne chiediamo venia.

Però che bello, quando c’era TeleMonteCarlo

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