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Omicidio autista Pistoia Basket a Rieti: fermati tre sospetti per l’aggressione al bus

Tre arresti tra gli ultrà della Sebastiani Rieti che hanno lanciato sassi contro il bus del Pistoia Basket uccidendo l'autista Marianella

L’aggressione al pullman dei tifosi del Pistoia Basket 2000 a Rieti ha avuto un tragico epilogo: la morte dell’autista Raffaele Marianella, 65 anni. Mentre la notizia ha scosso il mondo dello sport e l’opinione pubblica, le autorità hanno fermato tre persone con l’accusa pesantissima di omicidio volontario in concorso. La dinamica dell’attacco sembra essere stata fulminea e brutale. Raffaele Marianella è deceduto sul colpo a causa di un trauma facciale fatale, provocato dall’impatto diretto di un sasso lanciato contro il bus.


Le indagini e gli indagati: caccia ai responsabili

Per fare luce sull’esecutore materiale dell’omicidio, la Procura ha disposto l’analisi del DNA sul sasso. L’obiettivo è chiaro: identificare in modo inconfutabile chi ha scagliato l’oggetto che ha causato la morte dell’autista. Le indagini, guidate dal pm Lorenzo Francia e dagli investigatori di Squadra Mobile e Digos di Rieti, si stanno concentrando su più fronti. Nella notte, ben dodici persone, tra cui un minorenne, sono state portate in Questura e interrogate come testimoni o persone informate sui fatti.

Un elemento cruciale emerso dalle indagini riguarda alcune conversazioni WhatsApp. Sembra che in una chat sia stata menzionata una vera e propria “missione punitiva” pianificata da almeno tre tifosi, gli stessi che ora sono sospettati di aver preso parte all’aggressione al bus. Le loro posizioni sono attualmente al vaglio delle autorità.

Particolare attenzione è rivolta ai membri della “Curva Terminillo”, la tifoseria della Sebastiani Basket Rieti. Molti di loro sono già noti alle forze dell’ordine per precedenti episodi di violenza e tensione durante le partite al PalaSojourner.

Gli investigatori stanno inoltre setacciando ogni possibile fonte per recuperare immagini o video che possano aver ripreso l’aggressione avvenuta ieri sera a Rieti.

I fatti: sassi contro il pullman, muore l’autista l’accaduto

I fatti sono avvenuti lungo la superstrada Rieti-Terni, all’altezza dello svincolo di Contigliano. L’uomo è stato colpito alla gola da un oggetto (pietra o mattone) che ha sfondato il parabrezza sul lato del passeggero, dove era seduto Marianella, che era lì per fare compagnia al collega alla guida.

Il pullman colpito dai sassi che hanno causato l'uccisione di uno dei due autisti
Il pullman colpito dai sassi che hanno causato luccisione di uno dei due autisti

Era il secondo conducente del pullman che trasportava i tifosi del Pistoia Basket, di ritorno dalla partita di basket di Serie A2 contro la Sebastiani Basket Rieti. Si è trattato di un agguato da parte di ultrà violentissimi e criminali dopo la partita tra Pistoia e Rieti, valida per il campionato di A2 maschile di basket.

La tragedia si è consumata sulla Strada Statale 79 che collega Rieti a Terni, poco prima delle 21. Il pullman dei tifosi del Pistoia Basket 2000 era da poco ripartito dalla città reatina dopo una partita già movimentata, con alcuni momenti di tensione soprattutto alla pausa lunga tra secondo e terzo quarto. Nel viaggio di ritorno e dopo che la Polizia aveva finito di scortare il pullman fuori città, all’improvviso è iniziata una violenta sassaiola verso i tifosi pistoiesi, all’altezza del paese di Contigliano. Per Marianella non c’è stato nulla da fare, nonostante il tentativo dei soccorritori di rianimarlo.

Chi era l’autista ucciso

Raffaele Marianella, di 65 anni di origine romana residente a Firenze, era il secondo autista del pullman che riportava i tifosi della squadra di basket Pistoia dalla trasferta di Serie A2 contro la Sebastiani Rieti.

Marianella, morto sull’asfalto della strada circondato da tifosi e sanitari – tutti sotto choc – lavorava da alcuni mesi per l’azienda di trasporti Jimmy Travel, che ha sede all’Osmannoro, una zona alle porte di Sesto Fiorentino, ed era vicino alla pensione. La Jimmy Travel opera da diversi anni insieme ai tifosi di Pistoia, accompagnandoli in qualsiasi trasferta sul territorio nazionale: in passato mai a atti simili come quelli avvenuti nella serata di domenica.

La figlia Federica gli ha dedicato un messaggio su Instagram: “Ti porterò sempre nel mio cuore“. La premier Giorgia Meloni ha definito l’accaduto “un gesto inaccettabile e folle”, esprimendo cordoglio alla famiglia della vittima e auspicando che i responsabili vengano assicurati alla giustizia.

I responsabili dell’azienda si sono detti increduli e sconvolti per l’accaduto, così come il club biancorosso. “Pistoia Basket 2000 ha appreso con sgomento la notizia della morte di uno dei due autisti in servizio su un pullman che trasportava i tifosi biancorossi di ritorno dalla trasferta di Rieti. Alla luce delle prime notizie emerse, e in attesa dei riscontri ufficiali della magistratura, la società si dichiara sconcertata per la dinamica che ha provocato l’incidente. Il presidente Joseph David e tutto il club si stringono attorno alla famiglia dell’autista e partecipano al dolore dei suoi cari”.

Perché è grave e quali riflessioni

Questo episodio colpisce non solo per la morte di un uomo innocente, ma perché rappresenta un salto di gravità nel fenomeno della violenza sportiva in Italia, che finora era soprattutto legata al calcio. Che un atleta o tifoso possa essere ferito, ovvero un antagonista, è già gravissimo; che invece un autista, non coinvolto nella partita, venga ucciso nel suo lavoro è una nuova soglia. La dinamica, attacco premeditato, fuoristrada, inseguimento del pullman, fa pensare a un’aggressione pianificata piuttosto che a una rissa spontanea.

La vicenda ripropone con urgenza il tema della sicurezza negli spostamenti delle tifoserie, del ruolo delle forze dell’ordine, e del sistema di protezione “post partita”. È inaccettabile che una volta finita la scorta, un pullman venga lasciato esposto a simili rischi. Inoltre, pone un interrogativo sull’identità del “tifoso”: quando la violenza non è più spontanea ma aggressione criminale, i soggetti coinvolti non sono “tifosi” bensì “assassini”, come l’ha definito il ministro Abodi.

Lutto anche per lo sport

È una giornata nera per lo sport italiano. Un uomo ha perso la vita mentre svolgeva il proprio lavoro — un lavoro che non ha niente a che vedere con la tifoseria o con la provocazione. E invece è diventato vittima della violenza che fingeva essere “sportiva”. La memoria di Raffaele Marianella deve restare come monito: lo sport non può, e non deve, diventare copertura per atti criminali. Alle autorità, al mondo del basket, ai club, ai tifosi: siamo tutti chiamati a reagire, con fermezza, coerenza, e azioni concrete, perché fatti come questi non si ripetano mai più.

Redazione

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