Oggi in Italia non c’è l’obbligo di laurea per l’amministratore, ma una proposta di legge depositata l’11 novembre chiede di istituire anche un albo al ministero delle Imprese: sì all’obbligo di laurea per l’amministratore, perfino di condominio. I tempi lunghissimi, con la discussione in Parlamento che si annuncia calda. L’idea è nell’Atto Camera 2692 dell’11 novembre 2025 e prima firmataria Elisabetta Gardini, e rappresenta il più significativo tentativo di correttivo alla riforma del condominio del 2012 (legge 220/2012).
Perché l’obbligo di laurea: l’esigenza di elevare lo standard
L’obiettivo è elevare lo standard professionale della figura dell’amministratore condominiale, ponendo fine alla gestione amatoriale: serviranno requisiti formativi e di accesso equiparabili a quelli di una professione intellettuale regolamentata. Le due misure più impattanti e rivoluzionarie sono l’obbligo di laurea triennale per tutti e l’istituzione di un albo (elenco nazionale) ufficiale presso il Ministero delle Imprese (Mimit).
La norma oggi: requisiti attuali e le loro lacune
La riforma del 2012, pur avendo introdotto requisiti minimi di onorabilità, titolo di studio (diploma di scuola secondaria di secondo grado) e formazione iniziale e periodica, non è riuscita a colmare il divario di professionalità richiesto dalla crescente complessità della gestione condominiale. L’amministratore moderno è un gestore di patrimoni immobiliari complessi, un mediatore legale, un esperto fiscale e un tecnico della sicurezza. La normativa attuale ha fallito in particolare nel regolare la figura attraverso un meccanismo di controllo e selezione realmente efficace.
Requisiti di accesso ora
La criticità maggiore riguarda l’eccezione che esonera il condomino che amministra il proprio stabile dal possesso del diploma e dall’obbligo di frequentare il corso di formazione e aggiornamento. Questa scappatoia ha consentito a figure non preparate di assumere incarichi delicati, esponendo i condòmini a maggiori rischi di mala gestione.
Cosa cambierà con la nuova proposta: requisiti futuri
Il progetto di legge stabilisce una netta rottura con la normativa vigente.
Requisiti di accesso futuri:
- Laurea Obbligatoria: sarà necessario aver conseguito almeno un diploma di laurea triennale (come L-18 Scienze dell’Economia e della Gestione Aziendale, L-14 Scienze dei Servizi Giuridici, o equipollenti), o una laurea specialistica/magistrale.
- Estensione a Tutti: questo requisito è esteso a tutti, senza distinzione tra professionista e condomino residente.
- Formazione per Tutti: tutti, inclusi i condòmini, dovranno aver frequentato il corso di formazione iniziale e mantenere l’obbligo di aggiornamento annuale.
L’introduzione della laurea non è solo una barriera all’ingresso, ma un chiaro segnale che la gestione condominiale richiede un solido background culturale, giuridico ed economico per affrontare la gestione delle finanze, le controversie legali e la conformità normativa (es. privacy, sicurezza).
L’Albo e la Figura del Revisore Contabile Condominiale
Attualmente, l’attività non è regolamentata da un ordine professionale. L’articolo 71-bis del Codice Civile fissa solo i requisiti minimi per l’esercizio, ma non un registro ufficiale statale.
L’Albo Nazionale (presso il Mimit):
La proposta C. 2692 intende colmare questa lacuna:
- Certificazione: l’iscrizione all’Albo certificherebbe il possesso dei requisiti fondamentali (laurea, formazione, onorabilità).
- Vigilanza: l’elenco servirebbe come strumento per la vigilanza e l’applicazione di sanzioni disciplinari in caso di negligenza, istituendo un organismo di controllo più efficace rispetto agli attuali meccanismi di revoca giudiziaria.
Il revisore contabile condominiale
La proposta mira anche a definire e istituzionalizzare con maggiore chiarezza la figura del revisore contabile condominiale, prevedendo l’iscrizione in una sezione apposita dell’elenco nazionale. Saranno inquadrati i compiti, la responsabilità e le qualifiche necessarie (probabilmente una laurea specifica in ambito economico/contabile), garantendo una verifica più rigorosa della contabilità.
Infine, il testo tocca anche il tema della sicurezza degli immobili e l’obbligo di costituzione del Fondo Speciale per i Lavori Straordinari, rendendolo più vincolante e tutelato per garantire la liquidità necessaria per l’esecuzione dei lavori approvati.
