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E’ morto Giorgio Armani, il re della moda italiana

Se n’è andato il re della moda, Giorgio Armani: aveva 91 anni. È stato un’icona e fervente promotore del "Made in Italy", valorizzando la manifattura italiana e i distretti d'eccellenza.

Il 4 settembre si è spento il re della moda, Giorgio Armani. Se n’è andato a 91 anni. Sì, è nell’ordine naturale delle cose, ma con lui si conclude la stagione della grande moda italiana nel mondo. Non aveva mai voluto cedere l’azienda alle grandi multinazionali (come invece hanno fatto Gucci, Valentino, Versace e molti altri). È stato un grande innovatore, il re dello stile; quando si parla di alta moda, non si può che pensare a lui. Durante i primi, disperati mesi del COVID, ha messo a disposizione i suoi stabilimenti per produrre mascherine. Una grande tempra: a 91 anni era ancora, non solo direttore creativo, ma anche amministratore delegato e unico azionista dell’azienda che aveva fondato 50 anni prima. Uomini come lui hanno dato lustro al paese: l’Italia del dopoguerra ha costruito molto, anche in termini di apprezzamento e successo all’estero. Nel film Il diavolo veste Prada, il diavolo stilista era, ovviamente, vestito Armani.

Giorgio Armani

Nato l’11 luglio 1934 a Piacenza, Giorgio Armani è stato uno degli stilisti italiani più influenti e celebrati a livello mondiale, noto per aver ridefinito l’eleganza moderna con il suo stile minimalista, destrutturato e sofisticato. Pochi giorni fa, Giorgio Armani aveva voluto controllare e approvare tutti i look della collezione dei 50 anni, quella che sfilerà nella prossima fashion week, a settembre.

Alcune settimane fa, poco prima del 91esimo compleanno, un’infezione polmonare aveva costretto Giorgio Armani a un ricovero e a una convalescenza nella sua casa a Milano, costringendolo a non presenziare alla sfilata della sua collezione di giugno. Già lo scorso anno lo straordinario stilista aveva avuto un problema di salute e nelle sfilate di giugno 2024, tre giorni dopo le dimissioni dall’ospedale, aveva voluto salutare i suoi ospiti dopo gli show.

Gli inizi e la carriera

Dopo aver studiato medicina per tre anni all’Università Statale di Milano e aver svolto il servizio militare, Armani iniziò la sua carriera nel mondo della moda nel 1957 come vetrinista e commesso presso La Rinascente di Milano. Questa esperienza gli permise di apprendere i rudimenti del visual merchandising e del mestiere sartoriale.

Il passo successivo fu l’approdo alla casa di moda Nino Cerruti nel 1965, dove contribuì alla linea maschile “Hitman”, segnando il suo ingresso nel design moda. Durante questo periodo, conobbe Sergio Galeotti, un architetto che divenne suo socio in affari e compagno di vita, e che lo supportò nell’intraprendere la carriera indipendente.

La nascita del marchio Armani

Il 24 luglio 1975, Giorgio Armani e Sergio Galeotti fondarono ufficialmente la Giorgio Armani S.p.A. a Milano. La prima collezione presentata nella primavera/estate 1976 segnò un momento cruciale per la moda italiana, consolidando Milano come centro nevralgico del prêt-à-porter.

Armani è universalmente riconosciuto per aver rivoluzionato la giacca, un capo simbolo dell’eleganza. La sua intuizione fu quella di “destrutturarla”, eliminando la fodera e le imbottiture, rendendola più leggera, morbida e rilassata sulle spalle. Questo approccio conferì una nuova fluidità e modernità sia all’abbigliamento maschile che a quello femminile, liberando il corpo dai rigidi canoni sartoriali tradizionali.

Nel corso degli anni, Armani ha ampliato significativamente il suo impero della moda. Nel 1981 lanciò Emporio Armani, una linea giovane e contemporanea, e Armani Jeans, focalizzata sul denim e sullo stile casual. Ha inoltre esteso il marchio a profumi (con il primo profumo donna “Armani” lanciato nello stesso anno), occhiali, orologi, gioielli, arredamento (Armani/Casa) e hotel di lusso (Armani Hotel).

Successi e riconoscimenti

La carriera di Giorgio Armani è costellata di successi e riconoscimenti, tra cui lauree honoris causa da prestigiose istituzioni e onorificenze come la Legion d’Onore in Francia e l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. È stato ambasciatore del movimento “Internet for Peace” e ha ricevuto il premio “La Moda Veste la Pace”. Il suo stile, spesso definito “greige” (una fusione di grigio e beige), è sinonimo di eleganza sobria, misurata e senza tempo, capace di attraversare mode e generazioni.

Armani è stato anche un fervente promotore del “Made in Italy”, valorizzando la manifattura italiana e i distretti d’eccellenza. Il suo impatto culturale va oltre la moda, avendo contribuito a definire un’idea di stile italiano che è riconosciuta e ammirata in tutto il mondo. Ha inoltre sostenuto pratiche etiche nel settore, come il bando delle modelle sottopeso nel 2007 e la promozione della moda sostenibile.

Nonostante la sua fama mondiale, Armani ha sempre mantenuto una vita privata riservata. La sua partnership con Sergio Galeotti è stata una componente fondamentale del suo successo professionale e personale, durata fino alla morte di Galeotti nel 1985.

Giorgio Armani, scomparso il 4 settembre 2025 all’età di 91 anni, lascia un’eredità indelebile nel mondo della moda e del design, avendo creato un vero e proprio impero e un’icona di stile che continua a influenzare il panorama fashion globale.

Fendi in ricordo di Giorgio Armani

Alda Fendi: «Era il più elegante di tutti noi e aveva una grande prerogativa: conosceva a menadito e sapeva mettere insieme tutti i colori del mondo. Il re delle cromie. Ricordo un episodio veramente divertente a Montecatini. Eravamo in una trasmissione televisiva insieme e noi avevamo come guest star Grace Jones. Ha voluto conoscerla a tutti i costi, siamo andati a cena insieme e poi tutti in camera di Grace Jones a ballare fino all’alba. Una grande ammirazione per Giorgio».

“Grazie Giorgio” è l’esclamazione con cui il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha segnato la fine del minuto di silenzio che la Scala ha tributato ad Armani nel giorno della sua morte. Prima dell’inizio del concerto della London Symphony Orchestra diretta da Sir Antonio Pappano, per l’inaugurazione milanese del festival Mito, il sindaco è salito sul palco definendo «doveroso un momento di ricordo di un grande milanese», anzi del “simbolo della Milano migliore», capace di unire la ricerca del bello, l’impresa e l’artigianato.

Benetton: “Armani, genio italiano”

«Giorgio Armani è stato un vero genio italiano, capace di costruire un’impresa globale basata sullo stile, sulla bellezza, sulla cultura. Ha lasciato un segno indelebile, entrando nell’immaginario di ciascuno di noi, occupandosi anche in modo sincero e concreto della sua città, Milano, e delle tante comunità con cui è entrato in contatto. Lo ricorderemo sempre per la sua passione e per il suo incessante impegno. Ai suoi cari va la vicinanza e il cordoglio della nostra famiglia e delle aziende del nostro Gruppo», così Alessandro Benetton, presidente di Edizione.

Per Mario Draghi, «Armani ha illuminato l’Italia facendola grande nel mondo. Armani ha amato profondamente il nostro Paese». Gli fa eco lo stilista Antonio Marras: «Giorgio Armani è la storia della moda. Ha lasciato il mondo più bello di come lo ha trovato e ha costruito uno stile unico, riconoscibile e inimitabile. Ogni donna gli è debitrice».

«Ha ridefinito l’eleganza – ha detto Tommy Hilfiger -: la sua visione ha plasmato non solo la moda, ma anche la comprensione dello stile stesso, dimostrando come un marchio di abbigliamento possa estendersi allo stile di vita, agli hotel, ai ristoranti, alla cultura, al cinema e oltre».

Per Michael Kors, «la sua eleganza, la sua visione e il suo approccio allo stile hanno davvero cambiato il modo in cui le donne e gli uomini di tutto il mondo si vestono e vivono ogni giorno».
Così Ralph Lauren: «Non si è mai discostato dalla sua visione. Ha creato un mondo che rifletteva tutte le cose che amava con un’eternità che sarà la sua eredità».

La Capannina

Proprio pochi giorni fa, l’immenso stilista aveva ufficializzato l’acquisto de “La Capannina”, una scelta che aveva definito “affettiva, un ritorno alle origini”, visto che proprio lì, negli anni Sessanta, aveva conosciuto Sergio Galeotti, divenuto poi suo compagno di vita e di lavoro.

“American Gigolò”: che film sublime, grazie a re Giorgio

Era il 1980, quando un Richard Gere all’epoca spettacoloso interpretò “American Gigolò” e disse: “A dire il vero, e Giorgio lo sa, io non so nulla di moda, e ne sapevo ancora meno prima di girare il film. Ma il suo è stato un design ardito, lungimirante, in grado d’influenzare un’intera generazione di stilisti, amanti degli abiti e di sognatori” e infatti l’attore fu il protagonista di una piccola rivoluzione nell’abbigliamento: il classico completo formale, rigido e squadrato era stato sostituito da giacca e pantaloni destrutturati, morbidi e leggeri. Armani aveva raccontato in un’intervista al “Financial Times”: “Ho disegnato i costumi per molti film. Ma la mia prima collaborazione cinematografica è avvenuta per caso, come tutte le avventure davvero entusiasmanti, quando un giovane regista di nome Paul Schrader mi chiese di vestire Richard Gere. Schrader era affascinato dalla modernità del mio stile. Il film era American Gigolò e il resto, come si suol dire, è storia”.

L’impero economico di Armani, la rete di negozi e non solo

Re Giorgio aveva cominciato 50 anni fa con un capitale di 10 milioni di lire. Oggi il suo impero finanziario conta oltre 4 miliardi di euro, dando lustro perfino al basket milanese. Armani, con i suoi diversi progetti, ha archiviato il suo ultimo bilancio disponibile (2022), con ricavi per 2,35 miliardi di euro, un fatturato indotto di 4,5 miliardi e un fatturato a valori retail di 6,5 miliardi. L’utile netto era ammontato a 162 milioni di euro. La camera ardente sarà allestita sabato 6 settembre e domenica 7 settembre, dalle ore 9 alle ore 18, a Milano, in via Bergognone 59, presso l’Armani/Teatro. Annunciato, a Milano, lutto cittadino e, per espressa volontà del signor Armani, i funerali si svolgeranno in forma privata.

Redazione

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