Magneti Marelli, un nome che per decenni ha rappresentato l’eccellenza italiana nel mondo della componentistica automotive, sta attraversando uno dei momenti più critici della sua lunga storia. L’11 giugno 2025, l’azienda ha presentato istanza di fallimento negli Stati Uniti, attivando la procedura del “Chapter 11”. Una mossa che, sebbene volta a ristrutturare un debito imponente (si parla di miliardi di dollari, con un picco di 7,9 miliardi nel 2022 e circa 4,2 miliardi attuali), ha generato un’onda di preoccupazione in Italia, dove l’azienda impiega circa 6.000 dipendenti e vanta un secolo di know-how industriale.
Magneti Marelli: fra incubi e speranze
La situazione è complessa e multifattoriale, frutto di una combinazione di eventi globali, scelte strategiche e dinamiche di mercato che hanno messo a dura prova un colosso storico. Per comprendere appieno cosa sta succedendo, è necessario ripercorrere le tappe che hanno portato a questa fase cruciale e analizzare le prospettive future. Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una serie di passaggi di proprietà che hanno alterato la sua fisionomia. Dopo essere stata a lungo parte del Gruppo Fiat Chrysler Automobiles (FCA), nel 2018 è stata ceduta al fondo americano di private equity KKR, che l’ha poi fusa con la giapponese Calsonic Kansei, dando vita al gruppo “Marelli”. L’obiettivo era creare un gigante globale della componentistica, in grado di affrontare le sfide di un mercato in rapida evoluzione.
Questa fusione, tuttavia, non ha portato i frutti sperati. Complice la pandemia di Covid-19, la crisi dei semiconduttori e la crescente incertezza nel settore automotive legata alla transizione energetica, il gruppo ha accumulato debiti significativi. La situazione finanziaria è diventata insostenibile, portando KKR a considerare la vendita del gruppo e, infine, all’attivazione del Chapter 11.
La Cina aggredisce dopo il Green Deal UE
Col Green Deal UE auto elettrica, la Cina s’è rivelata fortissima. Una spallata sentita da tante realtà: si vedano gli 86.000 disoccupati nell’indotto automotive europeo. Il rapido mutamento del paradigma tecnologico sta rendendo obsoleti alcuni segmenti produttivi. La capacità di adattarsi e investire massicciamente nelle nuove tecnologie (batterie, motori elettrici, sistemi di gestione energetica, software avanzato) è diventata essenziale. La cosa riguarda tutti, perfino Tesla.
La decisione di ricorrere al Chapter 11 negli Stati Uniti, una procedura legale che consente a un’azienda in difficoltà finanziaria di riorganizzare i propri debiti sotto la supervisione del tribunale, è stata approvata dall’80% dei creditori e ha garantito un impegno di 1,1 miliardi di dollari per la continuità produttiva. L’obiettivo dichiarato è stabilizzare la posizione finanziaria e preservare la continuità delle forniture.
Tuttavia, l’impatto di questa procedura sull’occupazione in Italia è il nodo centrale della preoccupazione. Con circa 6.000 dipendenti distribuiti in diversi stabilimenti, tra cui spiccano Torino (con due siti e un centro di ricerca a Venaria) e Tolmezzo (specializzato in Automotive Lighting), la notizia ha scatenato l’allarme tra i sindacati e le istituzioni locali. In particolare, il centro R&D di Venaria, fiore all’occhiello dell’innovazione Marelli, è visto come strategico e a rischio in un’ottica di riorganizzazione.
Preoccupazione fra i sindacati
I sindacati, tra cui Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm, hanno espresso forte preoccupazione e hanno chiesto un immediato intervento del Governo per tutelare i posti di lavoro e il futuro industriale dell’azienda. L’esigenza è quella di capire quale sarà l’evoluzione del processo e garantire che i tagli di personale e le chiusure di sedi, già paventati in precedenti piani di ristrutturazione (si parlava di oltre 3.000 tagli a livello globale, di cui circa 500 in Italia, tramite spostamenti e incentivi all’esodo), non si traducano in una catastrofe sociale.
Il fondo KKR, che aveva rilevato l’azienda, si è trovato a gestire un debito elevato in un contesto di mercato avverso. L’ingresso in scena di un “fondo opportunista” come Strategic Value Partners (SVP), che potrebbe diventare il nuovo socio di riferimento se non arriveranno offerte da acquirenti nei prossimi 45 giorni, indica una fase di riassetto profondo che potrebbe portare a una ridefinizione del perimetro operativo.
L’auspicio
L’obiettivo primario del Chapter 11 è alleggerire il carico finanziario per consentire all’azienda di operare. L’ingresso di Strategic Value Partners (SVP) come potenziale nuovo socio di riferimento potrebbe portare a una nuova fase di gestione e a strategie di rilancio. Le trattative per la cessione ad altri attori, come l’indiana Motherson, sono state menzionate in passato e potrebbero riemergere.