Su Sinner la fake news numero uno oggi è questa: Djokovic avrebbe detto all’allenatore australiano Darren Cahill che Jannik non ha un gioco. È una bufala. Novak, fra i migliori tennisti di ogni epoca, ha espresso un giudizio dettagliato sul nuovo fenomeno mondiale all’allenatore dell’italiano.
Djokovic su Sinner: giudizio sul suo gioco
Il contesto di questo scambio di opinioni è stato il quarto di finale di Wimbledon del 2022 tra Novak e Jannik. In quell’occasione, Sinner, allora giovanissimo e in piena ascesa, riuscì a portarsi in vantaggio di due set a zero contro il pluricampione serbo, prima di subire una rimonta e perdere l’incontro al quinto set. Poco dopo quella partita, Cahill, che aveva da poco iniziato a collaborare con Sinner, decise di avvicinare il serbo. Cahill, noto per la sua esperienza e per aver allenato campioni del calibro di Andre Agassi e Lleyton Hewitt, chiese al mostro del tennis un’onesta valutazione del gioco di Sinner. La risposta?
1) Sinner ha un gioco.
2) Sinner, pur colpendo la palla in maniera eccezionale con grande potenza, mancava di variazione. Un gioco privo di fantasia e creatività: un enorme martellatore da fondo. I suoi colpi erano spesso piatti e prevedibili, permettendo agli avversari di abituarsi al ritmo e alla traiettoria della palla. “Colpisce benissimo la palla, ma non c’è variazione”. Jannik aveva un gioco, ma monotono: servivano palle corte, cambi di ritmo e di altezza, colpi interlocutori. Djokovic notò una scarsa propensione di Sinner a variare le traiettorie e a usare l’altezza della palla sopra la rete. Questo lo rendeva meno imprevedibile e facilitava la difesa avversaria. “Non viene a rete, non cerca di portarmi dentro il campo”. Inoltre: “So che risponde bene, ma non è aggressivo sulla risposta. Non attacca il mio servizio”.
Sinner aveva e ha un super gioco, tutto è migliorabile
Jannik aveva un repertorio limitato. Questo lo rendeva vulnerabile contro i giocatori che potevano adattarsi al suo stile unidimensionale. Cahill raccontò che quando riferì a Sinner il parere di Djokovic, la sua risposta fu immediata e inequivocabile: “Va bene. Cominciamo a cambiare”.
Il percorso è ancora lungo, con margini di miglioramento immensi. Si cerca l’equilibrio fra le inclinazioni e la capacità di variare, senza eccessi. Poi conta anche il fattore sorpresa: si varia nei momenti chiave, perché cambiare sul 5-0 40-0 non è molto proficuo.