Origini e segreti della Torre di Pisa

Pubblicato lo studio dello storico Valerio Ascani sul celebre monumento.

La Torre di Pisa è uno dei monumenti più celebri al mondo, ma è talmente conosciuto che il suo aspetto turistico e iconico ha ormai largamente prevalso sulla conoscenza delle sue caratteristiche storico-architettoniche. E questo specialmente nei confronti del pubblico straniero, anche per la scarsa circolazione all’estero dei testi scientifici sull’argomento, scritti per lo più da autori italiani. Proprio per colmare questa lacuna nasce l’ultimo libro di Valerio Ascani, ricercatore del Dipartimento di Civiltà e Forme del sapere dell’Università di Pisa. Il volume, scritto in inglese, s’intitola “The Leaning Tower of Pisa. Concept and realisation of a medieval Masterpiece” (ETS, Pisa 2014) e spiega, con agilità e rigore scientifico, la nascita di questo capolavoro architettonico medievale tenendo conto degli studi più recenti e avanzati. E nel rimettere in ordine i tasselli non mancano le sorprese, ad esempio che il progetto arrivò a prevedere una piccola cupola oppure che la pianta, basata sul numero 15, oltre ad essere un unicum dell’architettura medievale europea, si lega alla simbologia cristiana del culto della Vergine.

“Ho potuto accertare – ha spiegato Valerio Ascani – la presenza di una base geometrica legata a figure piane quali il triangolo equilatero e il pentagono ed ho individuato il processo compositivo che ha portato, mediante rotazione sui vertici delle due figure sovrapposte, a generare la pianta del monumento, che appare singolarmente basata sul numero 15. Di questa peculiarità abbiamo ricercato le ragioni possibili, in termini soprattutto di simbologia cristiana, giungendo ad offrire alcune plausibili soluzioni, riflesse in schemi elaborati con la collaborazione di dottori di ricerca dell’Università di Palermo e con il Laboratorio grafico del nostro dipartimento. La scelta della geometria legata al numero 15 e ai suoi multipli dovette originare dalla volontà di alludere alla dedicazione mariana della vicina cattedrale, che il campanile andava a completare, dato che nella teologia e nell’iconografia della Vergine vari elementi rimandano a quel numero”.

Per quanto riguarda poi la struttura cilindrica della Torre – spiega ancora il libro – essa si rifà alla tipologia dei fari e delle torri di avvistamento costiere che in quel stesso periodo, la seconda metà del XII secolo, la Repubblica pisana stava costruendo sul litorale, anche se naturalmente in questo caso la chiave è spirituale e religiosa. La Torre di fatto rappresentava un richiamo visivo e sonoro per fedeli e pellegrini, che venivano così indirizzati verso i riti che si svolgevano in duomo, una teoria confermata dall’analisi delle iconografie dei rilievi e dei capitelli del campanile.

Reinterpretando la documentazione conservata e confrontando i dati con l’analisi delle murature, il volume di Ascani propone infine anche una nuova scaletta cronologica sui circa 180 anni della storia costruttiva del monumento. “Dopo la fondazione nel 1173 – conclude il ricercatore dell’Ateneo pisano – ci fu un primo arresto dei lavori intorno al 1185, al livello del terzo ordine di loggette, che fu poi completato lentamente nei decenni intorno al 1200, sino alla più decisa ripresa dei lavori con i tre anelli superiori di logge a partire dagli anni Sessanta del Duecento per terminare con la terrazza sommitale attribuita a Giovanni Pisano e avviata nel 1299. La sommità del campanile con la cella ‘a cannocchiale’ è stata poi realizzata in due fasi distinte, al contrario di quanto sinora sostenuto, di cui restano evidenti i segni di giuntura e le sovrapposizioni. Queste fasi vanno fatte ricadere rispettivamente nel primo e nel secondo quarto del Trecento e ascritte la prima a maestranze formate alla scuola di Giovanni Pisano, la seconda alla bottega dei figli di Andrea Pisano, che intorno o subito dopo la metà del XIV secolo devono aver compiuto il coronamento sommitale, mutando un precedente progetto che prevedeva un cupolino di cui è tuttora evidente l’impostazione, e consegnando quindi alla posterità la Torre come in sostanza ancor oggi la possiamo vedere”.

 

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