Cultura

NASCE A ROMA LA “FONDAZIONE BRUNO VISENTINI”

 

Roma. Presso l’Università LUISS “Guido Carli”, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si è svolta la cerimonia di intitolazione della “Fondazione Bruno Vicentini”.
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Si tratta di un Organismo con veste autonoma ed unico nel suo genere in Italia per i soggetti compositi che vi cooperano: associazioni industriali, fondazioni bancarie, banche, imprese, società e la LUISS, attraverso il Ceradi – Centro di ricerca per il diritto d’impresa.
Agli interventi della Presidente della LUISS Emma Marcegaglia e del Presidente della Fondazione Alessandro Laterza, sono seguite le testimonianze di Filippo Maria Pandolfi, Giuliano Amato, Giorgio Benvenuto, Carlo De Benedetti, Eugenio Scalfari.
La Fondazione svolge attività di ricerca e di informazione, in particolare: “ricerca di base e di sistema” e “ricerca applicata”. I  seminari della Fondazione hanno, invece, finalità di presentazione, approfondimento e discussione dei risultati delle ricerche.
La strategia di ricerca adottata dalla Fondazione ha alla base la rilevanza che i problemi economico giuridici rivestono per il nostro sistema di imprese.
Le aree di indagine individuate dal Comitato scientifico della Fondazione sono: fisco e finanza pubblica, federalismo, società per azioni e mercato finanziario (banca, borsa), disciplina delle crisi di impresa, non profit, società cooperative, reti e consorzi di imprese.
La vasta attività di ricerca è finalizzata a porre la Fondazione quale interlocutore delle istituzioni, del sistema di imprese e delle professioni, del non profit.
Il progetto culturale che ha portato all’intitolazione della Fondazione alla figura di Bruno Visentini trova le sue radici nel modello di impegno civile, culturale e politico nel cui segno si è svolta tutta la Sua vita.
Bruno Visentini è stato una delle figure della vita italiana del dopoguerra contrassegnata dalla più grande coerenza tra le scelte pubbliche, la formazione culturale e la propria vita.
Colui che Eugenio Scalfari e Gianpaolo Pansa definirono il “Gran Borghese” della politica italiana.
Una grande passione politica, forgiata nel 1926 dalla distruzione dello studio paterno da parte delle squadre fasciste, che contribuì a far maturare in Bruno Visentini un orgoglioso amore per la libertà e la democrazia. L’Antifascismo di Visentini fu militante e coerente. Lo portò ad essere tra i fondatori del Partito D’Azione, insieme a Ugo La Malfa, Parri e Ragghianti.
In Visentini la scelta professionale veniva prima. Egli era lontano anni luce dal professionismo della politica, che intimamente e neanche tanto nascostamente, disprezzava.
Ed è proprio in coerenza con questa convinzione che il 22 dicembre 1980, mentre l’Italia si stava avviando verso una grave crisi mondiale – della DC ma non solo – Bruno Visentini in un’intervista al Corriere della Sera come via d’uscita per l’Italia e i suoi guai, per la prima volta, lanciò la formula di un governo dei tecnici.
Al governo dei tecnici ci siamo arrivati con Ciampi, nell’Italia nuovamente a pezzi nella transizione tra Prima e Seconda Repubblica, tra la lira che rischiava di saltare e massicce privatizzazioni che i partiti tradizionali esitavano a fare.
E ci siamo tornati oggi, con l’incarico che il Capo dello Stato ha più che opportunamente conferito al professor Mario Monti, per evitare all’Italia una dolorosa e traumatica quanto immeritata estromissione dall’euro e dai mercati
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