Il coraggioso memoriale antimafia del generale De Gregorio

Giovanni Pallanti, su “La Nazione” del 1° dicembre 2013, nella bella recensione, scrive: “”Giuseppe De Gregorio ha finalmente pubblicato le sue memorie, lui le definisce appunti della lotta alla mafia compiuta alla testa del Gruppo Carabinieri Palermo 2. Il libro “Mafia, due anni di sfida a Cosa Nostra” (Mauro Pagliai Editore) è un memoriale segreto del più grande scontro tra mafia e istituzioni avvenuto tra gli anni 1985 e 1987…  Il libro che ha scritto è un dossier completo di nomi e cognomi su chi, a Palermo, tra Forze dell’Ordine e Magistrati, frenava in ogni modo la caccia ai boss mafiosi …  L’allora Tenente Colonnello De Gregorio riuscì a catturare il capo dei capi della mafia, Michele Greco, e una lunga serie di pericolosissimi latitanti. I guai, per il valoroso Ufficiale dei Carabinieri che ruppe la tregua tra Stato e mafia, cominciarono dopo l’arresto di Michele Greco, e si può ben dire che diventò il bersaglio di un malevolo fuoco amico proveniente da alcuni settori dell’Arma dei Carabinieri e della Magistratura palermitana …””

Letto con molto interesse, devo subito osservare che il libro (i cui proventi sono devoluti all’Opera Assistenza per gli Orfani dell’Arma) è destinato a tutti, e non solo agli operatori di Legge, in uniforme e non, ma soprattutto è indicato per la lettura da parte dei giovani, sempre attenti, checché se ne dica, ai problemi sociali.

Sono pagine di autentica non romanzata storia dell’antimafia che parlano al cuore ed alla coscienza del lettore su una summa di esperienze importanti di un vero combattente della legalità; sono pagine arricchite da tanti e tanti episodi di calda umanità e affettuoso ricordo nei confronti non solo di collaboratori, colleghi e superiori intelligenti, ma anche di gente comune.

Quindi, un libro che arricchisce davvero, da leggere con piacere, come un romanzo dai contenuti forti, dalla prima all’ultima pagina. Io non mi soffermerò sulle tante e tante operazioni portate avanti con risvolti interessanti, su tecniche e strategie, mi limiterò invece a tentare di mettere in luce l’operato dell’autore. Questo perchè i valori che traspaiono configurano qualità che sembrano oggi sparite nei nostri panorami, quali l’entusiasmo, l’esempio e l’assunzione delle responsabilità, tutti aspetti straordinari dimostrati sul campo, che hanno un forte effetto di trascinamento sulla base per ottenere risultati importanti e per non far deflettere quando si verificano gli assalti negativi della sorte.

Certamente, l’arte più difficile è quella del comando; ma, De Gregorio ha assolto egregiamente il suo compito con queste semplici linee guida, cioè stando accanto al proprio personale, sostenendolo, istruendolo, condividendone i rischi, sempre in prima persona,  passando con risolutezza dalla concezione teorica all’azione.

La nostra è una società, lo sappiamo, che esalta le imprese eroiche, soprattutto nella finzione cinematografica, televisiva o letteraria e nei videogiochi, una società che ha perso l’abitudine ad un normale quotidiano personale coraggio di opposizione al male, di netto rifiuto del negativo; non abbiamo più percezione di quel coraggio nobile che esisteva in epoche lontane e che caratterizzava i giorni.

De Gregorio, quale Comandante Combattente, ha onorato tutto ciò, perchè ha voluto sempre e per primo dare l’esempio; Lui, Giuseppe De Gregorio, non un Ufficiale di Stato Maggiore chiuso nelle stanze degli stantii uffici degli alti Comandi, giammai un grigio burocrate a chilometri di distanza dai pericoli, ma un Comandante audace e presente in prima linea, dove l’osservare, decidere, pagare di persona è stato il suo imperativo categorico, creando così quella perfetta sintesi di spiriti e di intenti che è premessa di sicuro successo.

In meno di due anni, dal marzo 1985 al dicembre 1986, sotto la sua guida, ci fu la cattura di ben 54 latitanti, tutti elementi di spicco od affiliati a Cosa Nostra, tra cui Bernardo Brusca e Michele Greco. Contestualmente alla ricerca dei latitanti, venne svolta anche un’intensa e intelligente attività d’indagine che portò alla denuncia di centinaia di mafiosi resisi responsabili di efferati delitti, e va detto che tutto si svolse in piena intesa con Magistrati della levatura di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che mai fecero mancare il proprio sostegno.

Le proposte di sequestro di beni furono anch’esse numerose e di importante livello. Dopo la parentesi siciliana, l’autore è stato comandante Provinciale di Firenze e, da Generale, della Regione Carabinieri Marche e della Scuola Marescialli e Brigadieri dell’Arma nello storico complesso di Santa Maria Novella a Firenze.

Certo, il Generale De Gregorio all’epoca fu contrastato da apparati dello Stato che invece avrebbero dovuto aiutarlo; certamente, avrebbe meritato maggiori riconoscimenti, ma sappiamo che nella nostra a volte “piccola” Italia tutto ciò avviene non infrequentemente, ed è proprio per tale sospetta ed equivoca modestia di vedute che ci troviamo in questo stadio difficile, se non miserando, della vita nazionale.

Quel che conta, possiamo affermare, è che la testimonianza di De Gregorio costituisce una grande lezione di vita, da indicare quale esempio.

Quindi, un sentito grazie a questo grande Italiano!

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