La guerra in corso è cognitiva: oggi qualcuno mente nelle tensioni con la Russia

La guerra cognitiva è più subdola di guerra calda, guerra fredda e guerra ibrida messe assieme: il problema emerge nelle tensioni Europa-Russia

Chiunque conosce la guerra calda fatta con le armi, quella fredda fatta con la politica e l’ibrida fra le due, ma forse non tutti sanno che esiste la guerra cognitiva, ossia la più subdola. Ed è in corso, con qualcuno che mente durante le attuali tensioni fra nazioni. L’obiettivo non è distruggere infrastrutture fisiche, ma il controllo sociale attraverso la manipolazione delle percezioni. Non si tratta di semplice propaganda, ma di un uso sistemico di strumenti psicologici e tecnologici, tali da condizionare il pensiero collettivo.

La “guerra cognitiva” è la forma di conflitto più insidiosa in corso durante le attuali tensioni con la Russia. Non si tratta solo di manovre geopolitiche o minacce militari tradizionali, ma di una battaglia che ha come bersaglio primario la mente del cittadino.

Guerra cognitiva

Con la guerra cognitiva si vuole alterare la percezione della realtà, creando confusione e divisione. Ecco come:

  1. Gestione dell’informazione con distorsione delle notizie, decidendo cosa il pubblico può sapere.
  2. Narrativa unica per costruire un racconto coerente che spieghi ogni evento secondo la visione del potere.
  3. Emozioni mirate, con l’uso di paura senso di minaccia costante per rendere la popolazione più obbediente. C’è sempre un nemico cattivo pronto a farci del male.
  4. Monitoraggio dei social, manipolazione algoritmica, uso di bot e troll per orientare le conversazioni online.
  5. Delegittimazione del dissenso, visto che chi contesta viene dipinto come traditore, agente straniero o minaccia alla stabilità.
  6. Tutte le bugie dette in passato e costantemente smentite dai fatti vengono nascoste: anzi, si ripete ossessivamente quella fandonia affinché divenga vera.

A che serve

In questa maniera, vengono evitate contestazioni, rivolte e proteste. Ci si mette in credito, dalla parte dei buoni che hanno ragione. Si rafforza la legittimità del governo o dell’entità sovranazionale molto indebolita nel tempo, canalizzare il malcontento verso capri espiatori interni o esterni, per modellare un’identità nazionale conforme alla linea del potere. Vengono nascoste le sconfitte economiche interne dirottando l’attenzione verso una fantomatica potenziale aggressione in vista.

Insomma, un Grande Fratello in stile Orwell con uso massiccio di media compiacenti e disciplinati per orientare la coscienza collettiva, specie le menti deboli, così da trasformare la popolazione in un teatro di operazioni psicologiche permanenti. Magari orientando qualche comparto industriale allo sfascio verso il settore delle armi di distruzione di massa.

La “Guerra Cognitiva” nel contesto Russo

In questo contesto di frizione internazionale, la guerra cognitiva serve a plasmare la percezione della realtà da parte delle popolazioni interne ed esterne, creando una “narrativa unica” che giustifichi le azioni di una parte e demonizzi costantemente l’altra (il “nemico cattivo”). L’obiettivo ultimo è il controllo sociale: prevenire il dissenso, rafforzare la legittimità delle leadership indebolite e distogliere l’attenzione dai fallimenti interni, specialmente quelli economici, incanalando il malcontento verso una “fantomatica potenziale aggressione” esterna.

L’uso sistemico di manipolazione algoritmica, bot e media compiacenti dipinge un’immagine distopica, un “Grande Fratello in stile Orwell” dove l’informazione è gestita per infondere paura, orientare la coscienza collettiva e persino giustificare un massiccio riorientamento delle risorse verso il settore bellico. In sintesi, l’articolo suggerisce che, mentre le nazioni sono impegnate in una escalation estera, la vera battaglia si combatte sul fronte interno, una guerra psicologica permanente che rischia di annullare il pensiero critico e di trasformare la popolazione in pedine passive in un teatro di operazioni.

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