INCOGNITA SE ATTENDERE LA GIUSTIZIA DI STATO O IL FAI DA TE

L’omicidio di uno stalker avvenuto a Roma, nel quartiere San Basilio, seppure con la pronta risposta dei Carabinieri, apre un dilemma: affidarsi alla giustizia di Stato o bisogna pensare alla legge “fai da te”?
 

La notte del 14 agosto, nell’area di servizio di un distributore di carburante in via Tiburtina, avveniva l’accoltellamento di un automobilista, ad opera di tre-quattro persone.
Sul posto arrivavano immediatamente un’ambulanza ed i Carabinieri.
Mentre l’ambulanza caricava il ferito trasferendolo con urgenza al vicino ospedale “Sandro Pertini” ove però giungeva cadavere a seguito di 7 coltellate che lo avevano attinto al torace, i militari iniziavano subito le prime indagini.
Il morto veniva identificato per Stefano Suriano, pluripregiudicato di  San  Basilio,  il quale in serata era stato oggetto di numerose segnalazioni da parte della ex compagna, per le continue minacce subite dal Suriano, e per le quali aveva sporto numerose denunce nei suoi confronti.
Il S.Procuratore della Repubblica Dr. dott. Marco Mansi, assumeva prontamente la direzione delle indagini condotte dagli uomini del Comandante Provinciale, Colonnello Mezzavilla, il Colonnello La Gala comandante del Gruppo di Roma, T.Col. Bellini del Nucleo Investigativo,, Ten.Col.Conte    del  Nucleo Radiomobile e il Maggiore Soligo e Capitano Mungiello, della Compagnia Monte Sacro, che indirizzavano i primi accertamenti sui congiunti della donna minacciata.
I militari rintracciavano immediatamente il padre, Carlo Nanni, il quale nel corso delle contestazioni, ammetteva le proprie responsabilità. Emergeva così che il Suriano, in serata aveva minacciato dapprima la sua ex convivente,. Quindi aveva minacciato anche la sorella arrivando a spintonare persino i suoi bambini di 11 e 4 anni.
Nanni, che due anni fa aveva subito la frattura del setto nasale ad opera del Suriano, informato delle angherie subite in serata dalle due figlie ed addirittura dai nipotini, aveva deciso di dargli una lezione e, con degli amici di cui non faceva il nome, aveva dapprima danneggiato la macchina del Suriano poi, quando questi era riuscito a scappare con l’auto, fermandosi al distributore, lo avevano raggiunto per affrontarlo.
Il Suriano estraeva un coltello con il quale ne feriva due ma veniva disarmato e, con la stessa arma, veniva a sua volta ferito a morte. Nel corso delle indagini, i Carabinieri arrestavano gli altri due correi.
Lo scorso mese di luglio, proprio a Roma, un altro pregiudicato autore di atti persecutori, perse la vita, colpito dopo un lungo inseguimento da parte di un’autoradio della Polizia, da un colpo esploso da un Agente.
Se la legge approvata nel 2009 venisse applicata senza consentire di sottrarsi al suo rigore grazie ai cavilli giuridici, questi violenti starebbero in carcere evitando ulteriori gravi danni alle vittime o arrivare a convincere le parti lese che, l’unica reale soluzione al loro grave problema,  è la legge del taglione, trasformando così le vittime in carnefici.
Nel contempo, nonostante sia reo confesso di un omicidio, l’uomo diventa quasi un eroe, attirando su di se la simpatia di una parte della popolazione che vede in lui il padre che difende i propri figli e nipoti da uno stalking.
Ora, se umanamente si può comprendere, giuridicamente non si può nè giustificare né tollerare perché significherebbe abdicare alle leggi dello Stato.
E qui, si ritorna al legislatore che, salvi i diritti della difesa, forse dovrebbe togliere un po’ di pastoie alla Magistratura per consentirne l’applicazione delle leggi ed evitare così il pericolo del “cattivo esempio dettato dalla disperazione!”
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